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La Sardegna è notoriamente disseminata di costruzioni preistoriche, ma non si tratta solo dei classici nuraghi, considerati uno dei principali simboli dell'isola e conosciuti ai più. Una delle perle dell'isola sono, infatti, le Domus de Janas, letteralmente case delle fate. Queste antiche tombe hanno dato vita a numerosi racconti nel folklore sardo e ancora oggi sono quasi tutte visitabili.
Tra i vari siti archeologici preistorici sardi, tra cui menhir, dolmen e costruzioni megalitiche, spiccano le Domus de Janas, letteralmente "case delle fate". Nel folklore sardo, infatti, per via delle loro dimensioni, si credeva fossero abitate dalle fate. Sono invece tombe collettive scavate nella roccia, costruite da civiltà prenuragiche che hanno abitato l'isola. Non vanno, infatti, confuse con i celebri nuraghi, che sono costruzioni in pietra non sotterranee e apparse soltanto nel secondo millennio avanti Cristo.
Queste tombe antichissime sono datate tra il Neolitico e l'Età del Bronzo (quindi circa 4000-2000 a.C.) e sono distribuite su tutto il territorio sardo, ad eccezione della Gallura, dove prevalgono altre tipologie di sepolture megalitiche. Se ne stimano tra le 2.500 e le 3.500, sia organizzate in vere e proprie necropoli, sia isolate, e possono avere forme semplici oppure articolate, con diverse strutture come pilastri scolpiti nella roccia, false porte, gradini, focolari e soffitti a doppio spiovente.
Secondo i ricercatori, la presenza di tutte queste strutture sta a indicare una sorta di riproduzione delle case dei vivi, ma per i defunti. In questi siti, infatti, i morti non erano semplicemente seppelliti, ma venivano praticati anche dei rituali: per questo le pareti erano dipinte e i defunti venivano sepolti con oggetti di uso quotidiano e gioielli, a testimonianza della credenza in una vita ultraterrena.
Quasi tutte le Domus de Janas sarde sono visitabili, spesso anche in autonomia. Elencarle tutte sarebbe impossibile (esistono dei database specializzati su cui è possibile localizzarle), ma di seguito vi elenchiamo alcuni dei siti più caratteristici.
La necropoli di Anghelu Ruju, vicino alle località balneari più famose di Alghero, è un grande e importante sito che comprende ben 38 tombe, di forme e strutture diverse. Qui è possibile visitare ed entrare fisicamente in tutti i complessi ipogei: nonostante alcuni spazi siano davvero bassi e angusti, l'esperienza vale assolutamente la pena di camminare accovacciati.
La necropoli di Monte Siseri è invece solitaria e più difficile da raggiungere, ma si tratta di un sito altrettanto interessante: la prima cosa che si nota entrando è il pilastro centrale scolpito nella roccia, dietro il quale si trova anche una falsa porta che viene illuminata dai raggi solari, probabilmente a indicare un ingresso per l'aldilà. Questa necropoli è nota anche come S'Incantu, forse per la bellezza delle decorazioni in rosso, nero e giallo ancora visibili sulle pareti, raffiguranti vari simboli, tra cui corna di toro stilizzate, identificate come la divinità maschile.
La celebre roccia dell'elefante vicino a Castelsardo, nel nord dell'isola, non è famosa solo per la sua forma che ricorda appunto il pachiderma africano. Anche qui è possibile entrare in autonomia in un ingresso nascosto e ammirare da vicino i bassorilievi di corna taurine, simbolo ricorrente nelle rappresentazioni prenuragiche.
Visitare le Domus de Janas è letteralmente come fare un viaggio con la macchina del tempo e toccare con mano la cultura della Sardegna di migliaia di anni fa, un'esperienza unica nel suo genere su tutto il territorio italiano.
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