Quali sono stati i terremoti più forti della storia? L'argomento purtroppo è sempre di grande attualità, sia in Italia sia nel resto del mondo come ha dimostrato il recente sisma che si è verificato al largo della Kamchatka, nell'Estremo Oriente russo. I terremoti sono scuotimenti improvvisi del suolo causati da movimenti nella crosta terrestre. La Terra infatti è fatta a strati e la parte più esterna è suddivisa in enormi “blocchi” chiamati placche tettoniche. Queste placche si muovono lentamente nel tempo, ma quando si incastrano o si scontrano tra loro l’energia si accumula venendo poi rilasciata bruscamente. Questo rilascio improvviso è quello che percepiamo come terremoto.
Come si misura la forza di un terremoto? Ormai tutti abbiamo sentito parlare di magnitudo, una misura della quantità di energia liberata da un terremoto. È un numero che serve per capire quanto è stato forte il sisma. Si calcola in base all’ampiezza delle onde sismiche registrate dai sismografi, strumenti molto sensibili che rilevano i movimenti del terreno. In generale un terremoto di magnitudo 5,0 è sentito chiaramente dalla popolazione, ma di solito non provoca gravi danni. Uno di 6,0 invece può danneggiare edifici, mentre uno di 7,0 o più può causare gravi distruzioni, specialmente in zone abitate.
Fatto questo doveroso preambolo, vediamo nel dettaglio quali sono stati i 10 terremoti più forti della storia.
Non sempre un terremoto molto forte causa parecchi danni. Questo perché dipende anche da quanto è profondo, dove avviene, quanto sono solide le costruzioni colpite e quante persone vivono nella zona. Giusto per fare un esempio, il recente terremoto in Kamchatka nonostante la grandissima potenza fortunatamente ha provocato un numero limitato di danni e solo alcuni feriti in Russia. Dopo quest'ulteriore precisazione, ecco la lista dei 10 terremoti più forti mai registrati nella storia secondo una classifica stilata da Associated Press, classificati in base alla magnitudo momento (Mw) che è oggi lo standard sismologico internazionale.
Il terremoto di Biobío è stato il più potente mai registrato nella storia con una magnitudo di 9,5. Avvenne il 22 maggio 1960 nella zona sud del Cile, in particolare nella regione di Biobío e Valdivia. La terra cominciò a tremare nel pomeriggio e la scossa durò oltre 10 minuti. Fu talmente violenta che interi villaggi crollarono, ponti vennero distrutti e la città di Valdivia fu quasi completamente rasa al suolo. A questo si aggiunse uno tsunami devastante che attraversò l’Oceano Pacifico colpendo anche le coste del Giappone, Hawaii e Filippine, causando morti anche lì. In Cile il bilancio fu tragico: si stima che tra 1.600 e 2.000 persone morirono, con oltre 2 milioni di sfollati. Le onde dello tsunami raggiunsero anche i 25 metri di altezza in alcuni punti della costa cilena.
Il terremoto è avvenuto il 27 marzo 1964 e durò oltre 4 minuti, un’eternità per un evento sismico. L’epicentro è stato localizzato vicino a Prince William Sound, a est di Anchorage, la città più grande dello stato. La scossa fu talmente forte da modificare il paesaggio: in alcune zone il suolo si sollevò di diversi metri, in altre sprofondò. Interi quartieri vennero distrutti, linee ferroviarie deformate e porti resi inutilizzabili. Il terremoto innescò anche un violento tsunami, con onde che colpirono duramente l’Alaska meridionale e raggiunsero persino la California, le Hawaii e il Giappone. Il maremoto fu responsabile della maggior parte delle circa 130 vittime.
Il terremoto di Sumatra del 2004 è stato uno dei più drammatici disastri naturali della storia recente, oltre che iconico visto che i video dello tsunami fecero il giro del web all'epoca ancora agli albori. Avvenne il 26 dicembre 2004 al largo della costa occidentale dell’isola indonesiana di Sumatra La scossa durò tra i 7 e i 10 minuti, quasi un record per un terremoto. L'improvviso spostamento del fondale marino sollevò enormi masse d’acqua, provocando un’onda anomala che si propagò velocemente in tutto l’Oceano Indiano. Lo tsunami fu catastrofico: colpì le coste dell’Indonesia, della Thailandia, dello Sri Lanka e dell’India, fino a raggiungere l’Africa orientale. Le onde arrivarono in alcuni punti alte anche più di 30 metri. Molte persone furono colte di sorpresa, anche a migliaia di chilometri dall’epicentro. Il bilancio fu tragico: oltre 230.000 vittime in 14 Paesi, milioni di sfollati, villaggi e città rase al suolo.
Il terremoto del Tohoku è avvenuto l’11 marzo 2011 al largo della costa nord-orientale del Giappone. È passato alla storia non solo per la sua forza, ma anche per le conseguenze gravissime che ha provocato. La scossa principale durò circa 6 minuti e fu avvertita in tutto il Paese. L’epicentro era nell’oceano Pacifico, vicino alla costa della regione di Tōhoku. Subito dopo il sisma si generò un tsunami gigantesco, con onde alte fino a 40 metri che travolsero città e villaggi lungo la costa. Il bilancio fu devastante: oltre 18.000 morti e dispersi, decine di migliaia di edifici distrutti e più di 450.000 sfollati. La forza dell’acqua spazzò via tutto: case, treni, strade e interi porti. Come ben noto lo tsunami colpì anche la centrale nucleare di Fukushima Daiichi danneggiando i sistemi di raffreddamento e generando una gravissima crisi nucleare.
Il terremoto della Kamchatka del 4 novembre 1952 è avvenuto al largo della penisola di Kamchatka, nella Russia orientale, lungo una delle zone sismiche più attive del pianeta dove la placca pacifica scivola sotto quella eurasiatica. La scossa fu fortissima e anche se l’area era poco popolata i danni furono ingenti soprattutto lungo le coste. Il terremoto generò un enorme tsunami, con onde alte fino a 13-15 metri che colpirono diverse città costiere russe tra cui Severo-Kurilsk. Molti edifici vennero distrutti e si contarono centinaia di vittime, soprattutto a causa del maremoto.
Un altro terremoto di magnitudo 8,8 colpì il Cile centrale nel 2010, con epicentro al largo della costa centrale vicino alla città di Concepción, nella regione del Biobío. La scossa durò quasi tre minuti ed ebbe effetti devastanti. Colpì duramente un’ampia parte del Paese compresa la capitale Santiago, situata a più di 300 km di distanza. Il sisma fu seguito da un tsunami che si abbatté sulle zone costiere, con onde che superarono i 10 metri in alcuni punti, aggravando ulteriormente i danni. Il bilancio fu grave: circa 500 morti, 800.000 persone sfollate e ingenti danni a infrastrutture, case, strade e porti. Molte città rimasero senza elettricità e acqua per giorni, e le comunicazioni furono interrotte.
Il recente terremoto che si è verificato a fine luglio 2025 in Kamchatka con la sua magnitudo di 8,8 è entrato di diritto nella classifica dei 10 terremoti più forti che sono stati registrati al mondo. Il sisma ha provato l'allarme tsunami per l'Alaska, per il Giappone e le Hawaii, oltre che per la Russia, ma come detto in precedenza non ci sono state vittime e i danni sono stati limitati. L'epicentro è stato localizzato a circa 119 chilometri a est-sud-est di Petropavlovsk-Kamchatsky, a una profondità di 20,7 chilometri. Le autorità hanno segnalato danni alle reti elettriche e interruzioni nei servizi di comunicazione, con i residenti delle zone costiere, come Severo-Kurilsk, che sono stati evacuati verso aree elevate.
Nel 1906 un terremoto di magnitudo 8,8 e il conseguente tsunami uccisero circa 1.500 persone in Ecuador. La scossa fu violentissima e durò diversi minuti, causando la distruzione di gran parte della città e di altre località vicine. Anche le aree costiere del vicino Colombia furono fortemente danneggiate. Come spesso accade nei grandi terremoti sottomarini, l’evento generò uno tsunami devastante che colpì le coste dell’Ecuador, della Colombia e si propagò lungo tutto l’Oceano Pacifico.
Nel 1965 un terremoto di magnitudo 8,7 colpì le isole Rat in Alaska - altra regione già presente in questa triste classifica -, provocando uno tsunami alto 11 metri. Il terremoto innescò un violento tsunami che colpì la costa meridionale dell’Alaska causando la maggior parte delle circa 130 vittime. Fortunatamente la popolazione dell’area non era molto numerosa e, grazie anche al fatto che l’evento avvenne in orari in cui molte persone non erano in situazioni particolarmente rischiose, le perdite umane furono contenute rispetto alla potenza del sisma. Le onde del maremoto comunque si propagarono anche lungo la costa del Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti.
Il terremoto dell’Assam colpì una vasta area tra il nord-est dell’India e il Tibet, causando danni enormi in territori montuosi e difficili da raggiungere. La scossa fu violentissima e provocò crolli di case, frane e spostamenti del terreno su vaste superfici. Molte comunità rurali rimasero isolate a causa della distruzione di strade e ponti. Le montagne stesse vennero modificate: grandi massi caddero e intere pareti rocciose si spostarono. Il terremoto causò migliaia di vittime, anche se il numero esatto non è noto a causa delle difficoltà di accesso alle zone colpite e della mancanza di registrazioni precise all’epoca.
No, i terremoti non possono essere previsti con certezza. Gli scienziati possono studiare le zone a rischio - cioè dove i terremoti sono più probabili - e capire come si comportano le faglie nel tempo. Possono anche dire se una certa area è più o meno pericolosa nei prossimi decenni, ma non possono dire il giorno, l’ora o il luogo esatto in cui avverrà un terremoto. In pratica, possiamo prevenire i danni - costruendo meglio e preparando la popolazione -, ma non prevedere il terremoto in anticipo.
Emblematico è quello che è successo a L'Aquila. Nei giorni precedenti al terremoto, la zona era stata colpita da numerose scosse di bassa intensità, uno sciame sismico. In un clima di paura crescente, venne convocata una riunione della Commissione Grandi Rischi, un organismo tecnico del Dipartimento di Protezione Civile. La Commissione dichiarò pubblicamente che: “Lo sciame sismico in corso non indicava necessariamente l’arrivo di una forte scossa", con alcuni membri che aggiunsero come non ci fosse motivo di temere. Dopo il terremoto la Commissione non è stata accusata di non aver previsto il terremoto - cosa che come abbiamo detto scientificamente non è possibile -, ma di aver comunicato male il rischio, minimizzandolo senza adeguata prudenza.
Nell'epoca dei social, dei presunti esperti e dei complottisti, questo è un concetto che deve essere ben chiaro.
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