La Grazia Venezia 82
Toni Servillo in La Grazia - foto via Ufficio stampa Biennale Venezia 82/Andrea Pirrello

Paolo Sorrentino presenta La Grazia: "Spero che il mio film riporti l'attenzione sull'eutanasia"

Venezia 82 si apre con l'ultimo film di Paolo Sorrentino con un Presidente della Repubblica malato di solitudine e malinconia
A cura di Letizia Rogolino
Articolo pubblicato il:
27 Agosto 2025

Paolo Sorrentino apre l'82° edizione della Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia con il suo film La Grazia, avvolto nel mistero fino alla proiezione in anteprima di oggi.

In quest'ultima opera del regista, Toni Servillo veste i panni di un Presidente della Repubblica a pochi giorni dalla fine del suo mandato che fa i conti con il passato, il presente e il futuro. Accanto a lui Anna Ferzetti nei panni della figlia che lo segue e lo consiglia nel lavoro e nel privato.

Insieme al cast, Paolo Sorrentino ha parlato del film La Grazia in conferenza stampa a Venezia 82, svelando alcuni dettagli sull'ispirazione, la scrittura della storia e dei personaggi, riferimenti all'attualità e speranze; ecco cosa hanno raccontato.

Toni Servillo La Grazia
Toni Servillo in La Grazia - foto via Ufficio stampa Venezia 82/Andrea Pirrello

Paolo tu hai detto che a ispirarti per questo film è stato Il Decalogo di Kieslowski però tutti i temi che tocchi come la responsabilità, la grazia, l'etica, il dubbio, riguardano anche quello che forse vorremmo ritrovare nel mondo oggi. Quindi come concili questa riflessione sul contemporaneo e questa passione per il cinema dei dilemmi morali di Kieslowski?

Il film nasce da uno spunto di cronaca, da un fatto vero che avevo letto anni, di Mattarella che aveva concesso la grazia a un uomo che aveva ucciso la moglie malata di Alzheimer. Mi è sembrato subito un dilemma morale interessante da raccontare e da anni pensavo che il dilemma morale fosse un motore narrativo formidabile.

Da lì quindi è nata l'idea di incentrare il film sulla figura di un Presidente della Repubblica e, visto che il titolo era La Grazia e che questa non è solo uno strumento giuridico ma una sorta di atteggiamento nei confronti del mondo e della vita, ho pensato che questo Presidente sotto l'aspetto rigoroso e serio, a volte noioso, fosse in realtà una persona innamorata non solo della moglie e della figlia, ma anche del diritto e di una serie di valori che la politica dovrebbe incarnare, ma che raramente si intravedono.

La ricerca delle certezze rispetto a frequentare il dubbio e farlo maturare per una decisione, è sempre più raro, quindi mi piaceva raccontare un politico che incarnasse un'idea alta della politica come molto spesso non è.

Il personaggio di Coco da dove nasce, è ispirato a una vera critica d'arte?

Avendo fatto un liceo solo di maschi mi è mancata una migliore amica femmina e me la sono inventata. Forse mi è venuta bene perchè l'ho sempre desiderata.

Cosa pensa del potere come artista?

I rapporti tra le persone sono ineluttabilmente rapporti di potere e di forza, poi facendo film ho capito che sono maggiori tra gli uomini politici e tra le figure che hanno il potere vero e proprio. Nei film che ho fatto legati a Andreotti c'è tutto il rituale che il potere mette in scena e quello è molto cinematografico da raccontare. Non volevamo un film troppo descrittivo sulla vita del Quirinale, ma raccontarlo come luogo di solitudine, non in veste istituzionale.

La Grazia di Paolo Sorrentino a Venezia 82
Anna Ferzetti in La Grazia, ultimo film di Paolo Sorrentino - foto via Ufficio stampa Biennale Venezia/Andrea Pirrello

Per Toni Servillo, come è lavorare con Sorrentino e cosa vi divide? Avete mai discusso sul set nei vari film fatti insieme?

Non è mai capitato di litigare, tutti i film che abbiamo fatto si sono svolti in un'atmosfera serena. Io sono un patito di musica classica, avevo suggerito una partita di Bach in un film precedente, ma mi disse: "Mmhh no, sto pensando ad altro".

Tornare qui insieme con un personaggio complesso, lui me ne ha regalati di altri così belli. Rilanciare senza accontentarsi del già fatto è molto bello per me. Ci siamo fatti del bene reciprocamente, ma ci ha pensato la vita per noi senza che ci fosse un programma.

Cosa avete in comune con i vostri personaggi?

Toni Servillo: Non ho niente in comune ma questo mi eccita, fare qualcuno molto diverso da me. Ho figli ma non femmine, sono ancora abbastanza giovani, quindi già immaginare che Anna fosse mia figlia mi sembrava strano e poi è sembrato naturale. Certo, tutti viviamo momenti di solitudine e malinconia, ma non avevo niente in comune con Titta o con Gep. Se sono diventate poi delle persone è merito del lavoro del regista e dell'attore. Comunque posso dire che Mariano è un personaggio di cui mi sono profondamente innamorato.

Anna Ferzetti: Il rapporto con mio padre, una presenza fondamentale nella mia vita, che ha influito molto nel decidere di fare il lavoro che faccio. Ho intrapreso lo stesso mestiere, quindi sono stata più nella mia comfort zone facendo questo ruolo. Poi ci sono anche lati diversi del mio personaggio che ho capito e che mi hanno aiutato a capire anche alcune cose di me.

Questo amore per il padre, il suo modo di accompagnarlo e smuoverlo, questa passione che mette nelle cose che crede, sicuramente ci sono tante cose mie e altre che vengono stando sul set e a contatto con Toni.

La Grazia, una scena del film di Paolo Sorrentino
Una scena del film La Grazia, il nuovo film di Paolo Sorrentino - foto via Ufficio stampa Biennale Cinema Venezia/Andrea Pirrello

L'ispirazione dei personaggi principali viene da Scalfaro e Arianna o Mattarella e la figlia? E per Servillo, come amante della musica classica, è stato più semplice il rap o il coro degli alpini?

Non abbiamo fatto nessun riferimento a un personaggio solo. Sono tanti i Presidenti della Repubblica vedovi, democristiani, uomini di legge, con una sola figlia, e napoletani, quindi avevamo uno spettro di personaggi a cui fare riferimento.

La cosa veramente affascinante e che Paolo ci ha messo su un piatto d'argento a me e Anna è stata quella di costruire un rapporto tra un padre e una figlia allontanandolo dal cliché di un racconto semplicistico ma mettendolo in una cornice di conflitto intellettuale perchè sono tutti e due innamorati della legge.

Poi mi sono trovato molto più a mio agio a cantare il coro degli alpini, lo dico con il massimo rispetto e simpatia per Guè ma è stata una lunga sfida imparare a memoria la sua canzone. Però quando mio figlio di 22 anni ha saputo che lo facevo è impazzito dalla gioia e mi ha detto: "Beato te".

Questo è un film sull'eutanasia, che impatto pensi possa avere in Italia?

Spero che il cinema possa provare a cambiare le cose, è noto che non ha più l'impatto di un tempo ma può provarci e me lo auguro. Spero che questo mio film possa riportare l'attenzione sul tema dell'eutanasia, fondamentale per me.

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Letizia Rogolino
Redattrice

Giornalista e copywriter, appassionata di cinema, serie TV e viaggi. Cinefila incallita e anima vagabonda, amo perdermi tra i road movie, il mare e le atmosfere degli anni '80. I dolci sono il mio comfort food, guidare mi rilassa, correre all’aria aperta mi rigenera. E quando posso, suono il banjo. Racconto storie, luoghi ed emozioni con la stessa curiosità con cui esploro il mondo.

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