I migliori percorsi vinicoli da non perdere in Europa
Una selezione di tour enologici per viaggiare tra le più suggestive location della vendemmia 2025
L’Italia è tutta meravigliosa ma ci sono alcune location talmente uniche che chiunque dovrebbe visitarle almeno una volta nella vita. Pompei è senza dubbio una di queste, con i suoi scavi e quelle suggestive atmosfere che si respirano. Non tutti però hanno tempo infinito per poter visitare i magici angoletti del nostro Paese. Ecco perché, in questo articolo, vi riassumeremo cinque tappe obbligatorie su cui soffermarsi quando si va a Pompei.
Situato al termine della celebre Via dell’Abbondanza, all'interno del Parco Archeologico di Pompei, l’Anfiteatro rappresenta il più antico esempio di costruzione in pietra del suo genere finora rinvenuto. Fu edificato nell’80 a.C., ben prima del primo anfiteatro di Roma, quello di Statilio Tauro, risalente al 29 a.C., a testimonianza della precoce ingegnosità architettonica dei pompeiani. Una delle peculiarità di questa struttura è l’assenza di sotterranei sotto il piano dell’arena, elemento invece comune negli anfiteatri di epoca imperiale.
Nella parte superiore dell’edificio si possono ancora osservare ampi fori che servivano a sostenere il velarium, una copertura mobile che riparava il pubblico dal sole, dal vento e dalla pioggia. Questo accorgimento consentiva lo svolgimento degli spettacoli in ogni stagione, garantendo comfort e continuità degli eventi. Le gradinate dell’anfiteatro erano suddivise in tre ordini distinti, e almeno uno di questi spazi era riservato alle donne, secondo le consuetudini sociali del tempo.
L’Orto dei Fuggiaschi rappresenta una delle testimonianze più toccanti e drammatiche della tragica fine di Pompei, travolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Nel corso delle campagne di scavo condotte tra il 1961-62 e il 1973-74, in quest’area furono rinvenuti i resti di tredici persone che cercavano disperatamente di mettersi in salvo, fuggendo in direzione di Porta Nocera.
Si trattava di uomini, donne e bambini, probabilmente appartenenti a più nuclei familiari, sorpresi e soffocati dai gas tossici prima di essere sepolti dalla pioggia di cenere e lapilli.
Oggi, ciò che si può vedere nell’Orto dei Fuggiaschi sono i calchi in gesso realizzati con la celebre tecnica ideata da Giuseppe Fiorelli, che ha permesso di restituire le sagome esatte dei corpi nel momento in cui la morte li colse. Le espressioni, le posture, i dettagli raccontano con struggente realismo gli ultimi istanti di vita di quegli abitanti, fissati per sempre nel tempo.
La celebre Casa del Fauno è situata all’interno degli scavi archeologici di Pompei. I numerosi ritrovamenti all'interno della dimora indicano che si trattava di un complesso residenziale vastissimo, articolato in numerosi ambienti destinati alle funzioni più disparate. Nonostante la ricchezza della struttura, l’identità del suo proprietario resta sconosciuta. Il nome attuale deriva dalla raffinata statuetta in bronzo di un fauno danzante, collocata in posizione centrale in uno degli atri principali.
La Casa del Fauno può essere considerata una sorta di "residenza multifunzionale" ante litteram, al cui interno era presente anche una componente commerciale. La dimora era infatti suddivisa in due ampie sezioni comunicanti, ciascuna con il proprio ingresso indipendente, e collegata a una serie di botteghe affacciate sulla strada, probabilmente affittate a mercanti e artigiani.
Anche le numerose stanze presenti nella casa potrebbero essere state utilizzate come abitazioni private o forse concesse in locazione, ma su questo non vi è certezza.
Dal punto di vista costruttivo, la casa si distingue per l’impiego di tecniche edilizie decisamente all’avanguardia per l’epoca: sotto l’intonaco delle pareti, ad esempio, sono state trovate piastre di piombo, utilizzate per proteggere gli ambienti dall’umidità. A Pompei, sebbene esistano altri esempi illustri di ville simili, nessuna eguaglia la Casa del Fauno in termini di dimensioni e complessità.
I cittadini di Pompei, come molti appartenenti alla cultura romana pagana, non nascondevano affatto il loro gusto per i piaceri del corpo e anzi, li vivevano con naturalezza e senza tabù. In numerose abitazioni private, infatti, esistevano stanze appartate destinate alla prostituzione, spesso praticata da schiave al servizio dei padroni di casa.
Il più noto esempio di questa realtà è il Lupanare, il bordello per eccellenza della città antica. Il nome deriva dal termine latino lupa, usato per indicare le prostitute. Si tratta dell’unico edificio pompeiano costruito appositamente con questa funzione, testimoniando quanto fosse socialmente accettata e diffusa la pratica.
La storia del Santuario di Pompei è la storia di un sogno diventato realtà grazie alla fede e alla generosità di migliaia di devoti. Fu Bartolo Longo a promuovere la costruzione della Basilica, raccogliendo offerte da ogni parte del mondo. I lavori iniziarono l’8 maggio 1876, guidati dall’architetto Antonio Cua, che mise gratuitamente a disposizione la sua competenza per dare forma a questo luogo di culto.
Con il passare del tempo, la crescente affluenza di fedeli rese necessari diversi ampliamenti: l’edificio originario non era più sufficiente ad accogliere i numerosi pellegrini giunti per venerare l’icona della Vergine di Pompei.
Oggi la Basilica si presenta nella forma voluta dal sacerdote e architetto monsignor Spirito Maria Chiapetta, con un’imponente struttura a tre navate. Le due navate laterali ospitano ciascuna tre altari e si uniscono dietro l’abside, dove si trovano quattro cappelle semicircolari.
Nonostante le varie espansioni, la Basilica non riesce a contenere la folla immensa che accorre nei giorni più solenni, l’8 maggio e la prima domenica di ottobre, in occasione della Supplica alla Madonna di Pompei.