
Tassa oro 2026, di cosa stiamo parlando? Nelle ultime ore molto si sta discutendo di una possibile sorta di tassa sull'oro inserita nella legge di Bilancio 2026. Visto che si potrebbe creare molta confusione a riguardo cerchiamo allora di fare chiarezza, sia sull'oggetto della misura sia sulla possibilità che questa novità poi effettivamente possa finire nel testo definitivo della manovra. Partiamo da alcuni dati e da alcune considerazioni. L'oro da sempre è considerato essere come il bene rifugio per eccellenza perché tende a mantenere il suo valore nel tempo. Non a caso, ogni volta che c'è una grave crisi - o sta per scoppiare - la sua valutazione si impenna. Secondo dei dati forniti da World Gold Council e ricerche di settore, circa 10-15% delle famiglie italiane detiene oro in forma di gioielli, lingotti o monete.
Ecco perché come si è parlato di una tassa sull'oro subito milioni di persone sono scattate sull'allerta. Stando a quanto reso noto da diversi giornali - compreso il Sole 24 Ore che avrebbe visionato il testo - ci sarebbe ora un emendamento alla legge di Bilancio 2026 che riguarderebbe proprio l'oro. A spingere per la misura sarebbero Lega e Forza Italia, ma resta da capire se la misura poi riuscirà a superare le Forche Caudine delle varie commissioni e trovare spazio nella finanziaria. Lo scopo di chi ha presentato il testo è quello di fare cassa: circa 2 miliardi di euro che verrebbero utilizzati per a finanziare diverse voci di una manovra che, in totale, dovrebbe avere una portata pari a 18 miliardi di euro, senza che l'Italia possa ricorrere all'indebitamento vista la procedura d'infrazione in cui è coinvolta.
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Vediamo allora nel dettaglio cosa prevede la tassa sull'oro 2026 che ora sarebbe al vaglio della maggioranza. Stando a quanto si apprende, si tratterebbe di un’aliquota agevolata del 12,5% dall'attuale 26% per chi decide entro il 30 giugno 2026 di rivalutare l’oro da investimento. Non si tratterebbe così di una vera e propria tassa, ma di un modo per cercare di "facilitare l'emersione e la circolazione di oro fisico da investimento, garantendo al tempo stesso un incremento del gettito".
Per farla molto breve si tratterebbe di un'aliquota agevolata per far emergere lingotti e monete senza certificato d’acquisto. Pagando questa tariffa ribassata entro il 30 giugno - definita straordinaria e non a caso temporanea - i proprietari di oro potrebbero rivalutare gli oggetti in loro possesso e sprovvisti di un'etichetta, usufruendo di un'aliquota praticamente dimezzata rispetto al 26% imposto dalla legge. Ipotizzando un'adesione alla tassa sull'oro del 10%, questa misura andrebbe a garantire un gettito stimato tra 1,67 e 2,08 miliardi, una manna per Palazzo Tesoro che è impegnato a far quadrare i conti della legge di Bilancio.

Quando una legge di Bilancio viene presentata al Parlamento tutte le attenzioni subito si focalizzano sulle misure contenute in quello che è il documento più importante dell'anno. Così se da una parte il governo si impegna a spendere 18 miliardi tra taglio del cuneo fiscale e incentivi a industria e famiglie, dall'altra occorrono altrettante coperture che Bruxelles pretende essere certe, ovvero provenienti da voci credibili e non aleatorie come potrebbe essere un vago e generico obiettivo di contrastare l'evasione fiscale.
In questo scenario ecco che la possibile tassa sull'oro - che però sarebbe uno sconto rispetto a quanto dovuto e non un nuovo gabello - andrebbe a rappresentare una voce d'entrata credibile per la legge di Bilancio 2026. Per i media questa misura sarebbe caldeggiata da Lega e Forza Italia, ma senza il via libera di Fratelli d'Italia - "azionisti di maggioranza" del governo - difficilmente potrà arrivare il disco verde: solo quando saranno votati tutti i vari emendamenti si avrà la certezza della presenza o meno della misura nella manovra.
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