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Con la scomparsa di Papa Francesco si conclude un capitolo importante della storia della Chiesa, contraddistinto da gesti inclusivi e un linguaggio accessibile, oltre a un profondo impegno verso gli ultimi e la costruzione della pace. Jorge Mario Bergoglio ha incarnato indubbiamente un’immagine più vicina e comprensibile del papato, mostrando capacità di ascolto, apertura al confronto e determinazione. In questo momento di riflessione sulla figura papale, il cinema si offre come un potente strumento per indagare non solo le vite dei singoli papi, ma anche l’evoluzione del loro ruolo all’interno della società e della cultura. Di seguito, una nostra selezione di 5 film sui papi da recuperare.
Diretto da Edward Berger e tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, Conclave è ilprimo e più recente della nostra lista di film sui papi. Un thriller psicologico teso e avvolgente che ci conduce all’interno delle stanze segrete del Vaticano, in un momento di grande transizione e incertezza. Al centro della vicenda troviamo il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes), chiamato a presiedere il conclave dopo la morte improvvisa del Papa. Ma quello che dovrebbe essere un rito sacro di successione si trasforma presto in un intreccio serrato di sospetti, rivalità e misteri nascosti.
Mentre i cardinali da ogni parte del mondo si riuniscono per eleggere il nuovo pontefice, tensioni sotterranee, antichi segreti e alleanze insospettabili emergono con forza, dando vita a un dramma avvincente in cui nulla è come sembra. In questo clima carico di pressione e ambiguità morale, il cardinale Lawrence si ritrova al centro di una rete sempre più fitta di rivelazioni, costretto a confrontarsi non solo con il peso delle responsabilità, ma anche con una verità che potrebbe cambiare per sempre il volto della Chiesa.
Girato con uno stile sobrio ma carico di atmosfera, il film mescola abilmente tensione narrativa e profondità psicologica, portando lo spettatore dietro le quinte di uno dei rituali più impenetrabili e affascinanti della tradizione cattolica. Conclave è stato inserito dalla National Board of Review tra i dieci migliori film dell’anno, riconoscimento che testimonia l’efficacia del suo racconto e la qualità della sua realizzazione.
Più che un semplice thriller, Conclave è una meditazione sull’ambizione, sulla fede e sull’umanità fragile che si cela dietro le mura maestose del potere spirituale. Un’opera che, attraverso la suspense, apre uno sguardo inedito sul lato più umano, vulnerabile — e a tratti oscuro — della Chiesa.
In Habemus Papam, Nanni Moretti mette in scena con fine sensibilità e ironia la profonda crisi esistenziale di un pontefice appena eletto, interpretato con toccante intensità da Michel Piccoli. Il nuovo Papa, sopraffatto dalla responsabilità e dall’angoscia del ruolo, sceglie di sottrarsi al momento dell’annuncio ufficiale, rifiutandosi di comparire al tradizionale affaccio dal balcone di San Pietro. Il suo improvviso ripiegamento in se stesso dà il via a un racconto intimo e sorprendentemente umano, dove la fragilità psicologica diventa protagonista assoluta.
Per cercare di aiutarlo, viene convocato uno psicologo — laico e perplesso — interpretato dallo stesso Moretti, che si confronta con l’enigmatico mondo vaticano e le contraddizioni interiori del pontefice. Attraverso dialoghi sospesi, momenti di silenzio e situazioni spesso surreali, il film indaga con delicatezza il peso della vocazione, il senso di inadeguatezza e il bisogno, profondamente umano, di trovare se stessi prima di accettare un compito tanto gravoso.
Presentato in concorso al 64° Festival di Cannes, Habemus Papam ha ricevuto una calorosa accoglienza di pubblico e critica, conquistando numerosi riconoscimenti, tra cui sette Nastri d’Argento, tre David di Donatello e un European Film Award. Più che una satira o una critica religiosa, il film è una riflessione toccante e universale sul confine tra grandezza spirituale e debolezza umana, offrendo uno sguardo inedito sulla figura papale, spogliata della sua sacralità e restituita alla sua natura profondamente terrena.
Diretto con sensibilità da Fernando Meirelles e tratto dall’omonima pièce teatrale di Anthony McCarten del 2017, I due papi mette in scena un confronto immaginario ma straordinariamente verosimile tra due figure centrali della Chiesa contemporanea: Papa Benedetto XVI, interpretato da un intenso Anthony Hopkins, e l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, futuro Papa Francesco, reso con grande umanità da Jonathan Pryce.
Al centro della narrazione c’è un dialogo profondo e serrato che, pur essendo frutto di finzione, si basa su fatti reali e documentati, offrendo uno spaccato vivido delle tensioni, dei dubbi e delle riflessioni che hanno attraversato il cuore della Chiesa cattolica negli ultimi anni. Il film contrappone due visioni del mondo e del ruolo della fede: da un lato la fermezza dottrinale e la riservatezza di Benedetto XVI, dall’altro l’apertura, la semplicità e il desiderio di cambiamento incarnati da Bergoglio.
Girato tra l’Argentina, Roma e la splendida Reggia di Caserta (che ha sostituito la Cappella Sistina in alcune riprese), il film fonde introspezione psicologica e momenti di leggerezza, trattando temi complessi come il senso di colpa, la responsabilità morale, il perdono e la speranza. Meirelles riesce a restituire con delicatezza la profondità emotiva dei protagonisti, mostrandoli non come simboli astratti, ma come uomini veri, divisi tra i limiti personali e l’aspirazione a servire un disegno più grande.
I due papi non è solo un racconto sulla transizione storica tra due pontificati, ma un’intensa meditazione sul potere, sulla fede e sul difficile cammino verso la verità e la riconciliazione interiore.
Diretto da Sönke Wortmann e ispirato al romanzo di successo Pope Joan di Donna Woolfolk Cross, La papessa porta sul grande schermo l’affascinante leggenda di Giovanna, la donna che — secondo la tradizione — sarebbe riuscita, nell’XI secolo, a salire al soglio pontificio celando la propria identità femminile. Dotata di un’intelligenza fuori dal comune e di una sete di conoscenza che sfida le convenzioni del tempo, Giovanna percorre un cammino pericoloso e straordinario in un’epoca in cui cultura, potere e religione erano appannaggio esclusivo degli uomini.
Il film si distingue per una ricostruzione storica visivamente ricca e dettagliata, che restituisce la crudezza e le contraddizioni del Medioevo: un mondo in cui la fede si mescola alla superstizione, la violenza convive con la ricerca spirituale e l’autorità ecclesiastica impone rigide gerarchie. In questo contesto, la figura di Giovanna emerge come simbolo di resistenza e affermazione, incarnando la possibilità di un riscatto femminile attraverso la conoscenza e la cultura.
Tra storia, leggenda e riflessione sociale, il film si interroga sul confine tra realtà e mito, sollevando domande profonde sul ruolo delle donne nella Chiesa e sul modo in cui la Storia viene raccontata — e talvolta manipolata. La papessa è, in definitiva, un’opera che non si limita a narrare un evento straordinario, ma invita a pensare criticamente alla memoria collettiva, alla verità dei testi tramandati e alla forza trasformativa dell’intelletto in contesti di oppressione.
Sotto la regia di Carol Reed, questo film — ispirato al romanzo di Irving Stone — porta sullo schermo il complesso e tormentato rapporto tra il genio artistico di Michelangelo Buonarroti, interpretato da Charlton Heston, e l’autorità imponente di Papa Giulio II, impersonato da Rex Harrison. La vicenda si svolge nel cuore pulsante del Rinascimento italiano, un’epoca di straordinaria effervescenza culturale e spirituale, in cui si intrecciano profondamente arte, religione e potere.
Il tormento e l'estasi si concentra in particolare sul travagliato processo di creazione della volta della Cappella Sistina, capolavoro assoluto della pittura mondiale. Attraverso i continui scontri, le incomprensioni e le pressioni tra l’artista e il pontefice, prende forma un’intensa riflessione sul rapporto tra ispirazione individuale e imposizione istituzionale, tra la libertà creativa e le esigenze della Chiesa.
Reed realizza un’opera visivamente imponente, ricca di atmosfere suggestive e scenografie fedelmente ricostruite, che non si limita a raccontare un’impresa artistica, ma scava in profondità nei temi della fede, della sofferenza creativa e del senso stesso della bellezza. È un film che, al di là del racconto storico, solleva interrogativi universali sull’animo umano e sulla tensione eterna tra il sacro e il potere.
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