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Presentato in concorso all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Duse, il nuovo film di Pietro Marcello sarà nei cinema dal 18 settembre. Protagonista di questo biopic su Eleonora Duse, concentrato più precisamente sulla parte finale della sua vita, è la luminosa Valeria Bruni Tedeschi. Magistrale come sempre, mette a segno una performance intensa e calibrata, ma di certo prevedibile visto il talento dell’attrice.
Versatile e dotata di una capacità sbalorditiva, che le permette si calarsi dentro ogni personaggio da circa quarant’anni, è senza ombra di dubbio una delle attrici italiane contemporanee più brillanti. In attesa dunque, di poter godere del suo nuovo lavoro dal 18 settembre al cinema, vi proponiamo una selezione di cinque film assolutamente da recuperare, che la vedono protagonista o quasi.
La "divina" Eleonora Duse, con una carriera leggendaria alle spalle, sembrava ormai destinata al silenzio. Ma negli anni duri tra la fine della Grande Guerra e l’avanzata del fascismo, la Divina sente un richiamo impossibile da ignorare. Decide così di tornare là dove tutto era cominciato: sulle tavole del palcoscenico. Non è solo il desiderio di recitare a spingerla, ma una necessità più profonda: riaffermare sé stessa in un mondo che corre verso il cambiamento, minacciando di cancellare ciò che lei ha faticosamente conquistato: indipendenza, voce, identità.
Colpita da gravi difficoltà economiche, si trova davanti a un bivio. E ancora una volta sceglie il teatro, l’unico luogo dove sente di poter essere vera, libera, viva. Con la sua arte come unico scudo, Duse sfida il tempo, l’indifferenza e l’erosione del disincanto. Trasforma ogni gesto e ogni battuta in un atto di resistenza, in una sfida silenziosa alla brutalità della storia. Ma questo ritorno ha un prezzo.
La solitudine si fa più profonda, gli affetti si allontanano, la salute si consuma. Eppure, Eleonora affronta l’ultima tappa del suo viaggio con la forza di chi ha vissuto fedele alla propria natura. Perché si può rinunciare a tutto, ma non a ciò che si è.
Il film è un intreccio di vite di diversi personaggi, legati da un tragico incidente stradale che coinvolge un cameriere. Tutto prende il via una sera, quando un uomo in bicicletta viene travolto da un SUV mentre sta rientrando a casa, dopo aver lavorato a un evento in una scuola privata d'élite.
Attorno a questo evento si muovono le storie di Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), un ambizioso agente immobiliare in difficoltà economiche; Serena (Matilde Gioli), sua figlia adolescente, iscritta a un liceo prestigioso che rispecchia più le aspirazioni del padre che la loro reale condizione sociale; e Carla Bernaschi (Valeria Bruni Tedeschi), moglie di un potente finanziere, circondata dal lusso ma insoddisfatta e inquieta.
La narrazione si sviluppa a ritroso, ricostruendo i sei mesi che precedono l'incidente, mentre l’indagine della polizia avanza. Tutti gli indizi sembrano convergere su Massimiliano (Guglielmo Pinelli), il figlio di Carla, ex fidanzato di Serena. Ma il ragazzo è innocente. Chi era allora alla guida quella notte?
Il film racconta la vicenda di Margaret (Stéphanie Blanchoud), una trentacinquenne dal passato tormentato, segnata da un'esistenza fatta di violenze, sia subite che inflitte. La sua instabilità emotiva è profonda e difficile da esprimere, perfino per lei.
In seguito a un violento litigio con la madre (Valeria Bruni Tedeschi), quest’ultima decide di denunciarla. In attesa del processo, il giudice emette un ordine restrittivo: per tre mesi, Margaret non potrà avvicinarsi a meno di cento metri dalla casa materna, né avere alcun tipo di contatto con lei.
Questa distanza forzata diventa una sorta di barriera invisibile tra Margaret e la sua famiglia, tra lei e ciò che resta dei suoi affetti. La "linea" tracciata dalla giustizia assume così un significato simbolico: un confine invalicabile che separa il desiderio di riconciliazione dalla realtà della punizione. Ogni giorno, Margaret si spinge fino al limite di quella soglia invisibile, attratta da ciò che ha perduto e che forse non potrà più riavere.
Estate ’85 ci trasporta nella calda estate del 1985, a Le Tréport, cittadina affacciata sulla costa della Normandia. Protagonista è Alexis (Félix Lefebvre), un ragazzo di sedici anni introverso e tormentato da pensieri cupi sulla morte. Un giorno, mentre esce in mare da solo, la sua barca si capovolge e rischia di affogare. A salvarlo è David (Benjamin Voisin), diciottenne carismatico che da quel momento cambia radicalmente la sua estate, e forse la sua vita.
Tra i due giovani nasce subito un legame intenso, che si trasforma presto in una relazione appassionata, sospesa tra il sogno e la scoperta. Ma l’idillio viene interrotto dall’arrivo di Kate (Philippine Velge), una ragazza inglese alla pari, che attira l’interesse di David e incrina il fragile equilibrio tra i due.
Ferito e geloso, Alexis si scontra con David, che gli rivolge parole fredde e taglienti: la loro storia è finita. Travolto dalla rabbia e dal dolore, Alexis si allontana, mentre David tenta di raggiungerlo in moto, ma ciò che accade da lì in poi segnerà per sempre il destino del protagonista.
A partire da quell’evento drammatico, Alexis si troverà a dover compiere scelte difficili, costretto a confrontarsi con il dolore, l'amore perduto e le promesse fatte in nome di un legame che credeva eterno.
Il film racconta la parabola di Enrico Oliveri (Toni Servillo), politico navigato del centrosinistra, ormai in caduta libera. I consensi crollano, il partito gli volta le spalle e l'opinione pubblica lo considera finito. Di fronte all'inevitabile disfatta, Enrico decide di sparire nel nulla, rifugiandosi a Parigi presso Danielle (Valeria Bruni Tedeschi), un amore del passato ora sposata con un affermato regista.
La sua assenza, tuttavia, crea scompiglio nel partito. A cercare una soluzione è Andrea Bottini (Valerio Mastandrea), il suo fidato collaboratore, che prende una decisione audace: rimpiazzare Enrico con il suo fratello gemello, Giovanni. Diversissimo da lui, Giovanni è uno scrittore e filosofo brillante ma imprevedibile, reduce da un passato segnato da problemi psichici e ricoveri in clinica.
Nonostante l’apparente follia dell’idea, il carisma anticonvenzionale di Giovanni sorprende tutti, innescando una serie di situazioni ironiche, provocatorie e paradossali. In bilico tra satira politica e commedia dell’assurdo, il film riflette con leggerezza e intelligenza sul potere, sull’identità e sul bisogno di verità in un mondo dominato dalle maschere.
La pazza gioia si apre a Villa Biondi, una comunità terapeutica per donne con disturbi psichici. È qui che si incontrano Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi), una nobildonna loquace e affetta da deliri di grandezza, e Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), una giovane madre dal passato tormentato, chiusa in sé stessa e segnata dal dolore.
Tra le due nasce un’improbabile amicizia che le spinge a evadere insieme, dando il via a una fuga senza meta, un viaggio on the road tra campagne e litorali della Toscana, sulle tracce di un’idea di felicità.
Il film segue il loro itinerario fatto di soste, incontri surreali e momenti di struggente verità. Beatrice è esuberante, affabulatrice e convinta di avere ancora un ruolo nel mondo dell’alta società; Donatella è silenziosa, smarrita, segnata da una maternità perduta. Due anime agli antipodi che, passo dopo passo, imparano a riconoscersi e sostenersi.
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