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Dopo Torino, fa tappa a Roma la mostra "Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure", di preciso nel Museo Storico della Fanteria di Piazza di Santa Croce in Gerusalemme. L'esposizione è un'occasione per ripercorrere le oltre cento opere esposte, tra disegni, litografie e pagine di diario, grazie alle quali i visitatori avranno la possibilità di immergersi nei viaggi e nelle riflessioni che svelano il lato più intimo del maestro del post-impressionismo. Un percorso espositivo preziosissimo nell'universo simbolico e spirituale di Paul Gauguin.
Chiusi i battenti torinesi lo scorso fine giugno, arriva a Roma dal 6 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 la mostra "Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure", intitolazione che prende spunto proprio dall'omonimo diario scritto nel 1893 dal pittore francese al ritorno dal suo primo viaggio a Tahiti.
Sono proprio il viaggio e l'esotismo i temi centrali della mostra, che porta al Museo Storico della Fanteria di Roma lo "Studio di braccia, mani e piedi" un importante disegno a monotipo ordinato a Gauguin dalle autorità religiose dell'isola polinesiana. Da segnalare anche le sculture che egli realizzò in quel periodo, a cui la mostra dedica uno spazio apposito, oltre alla serie di stampe litografiche del libro Avant et Après e al suo taccuino personale in cui, tra le altre cose, è possibile ricostruire la rete di rapporti del pittore con altri artisti dell'epoca, tra cui Vincent Van Gogh ed Émile Bernard.
Anche le xilografie esposte, stampate dal suo amico pittore Daniel de Monfreid, rappresentano un importante esempio della fascinazione di Paul Gauguin nei confronti dei miti e delle antiche credenze di un mondo esotico che lo ispirò profondamente influenzandone anche la produzione artistica.
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"Possa venire il giorno (e forse verrà presto) in cui fuggirò nei boschi di qualche isola dell’Oceania, a vivere d’estasi, di calma e d’arte, circondato da una nuova famiglia, lontano dalla lotta europea per il denaro. Lì a Tahiti potrò ascoltare, nel silenzio delle belle notti tropicali, la dolce musica sussurrante degli slanci del mio cuore in amorosa armonia con gli esseri misteriosi che mi saranno attorno. Finalmente libero, senza preoccupazioni di denaro, potrò amare, cantare e morire". Così scrisse Gauguin alla moglie Mette poco prima di partire, lettera raccolta nel volume Noa Noa e lettere da Tahiti (1891-1893).
Una fascinazione, quella verso il mondo esotico, che lo ha portato a riflettere su concetti che vanno oltre la mera produzione artistica e che ne hanno profondamente modificato lo stile. Forme semplificate, colori accesi e senza sfumature, spazio quasi bidimensionale, primitivismo, fino a composizioni più astratte e lontane dalla realtà caratterizzano l'estetica di un artista di cui è possibile riscoprire l'universo simbolico e spirituale, dal prossimo 6 settembre a Roma, come anticipato.
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