Conferenza stampa "Per Te" alla Festa del Cinema di Roma - Ufficio stampa Festa del Cinema di Roma/Lucia Iuorio

“Ho preparato questo film come se fosse l’ultimo”: Edoardo Leo emoziona con Per Te

Alla Festa di Roma una storia vera che celebra la memoria, la cura e la forza dell’amore familiare
A cura di Letizia Rogolino
Articolo pubblicato il:
16 Ottobre 2025

Alla Festa del Cinema di Roma 2025 è stato presentato in anteprima Per Te, il nuovo film di Alessandro Aronadio, che arriverà nelle sale italiane il 17 ottobre distribuito da PiperFilm. Ispirato a una storia vera, il film racconta l’esperienza toccante di Mattia Piccoli, un bambino che a soli 11 anni ha ricevuto l’onorificenza di Alfiere della Repubblica per la dedizione con cui ha assistito il padre malato di Alzheimer.

Durante la conferenza stampa, cast e regista hanno condiviso emozioni e riflessioni su una pellicola che mette al centro la fragilità, la memoria e il potere silenzioso dell’amore familiare. Edoardo Leo e Teresa Saponangelo interpretano i genitori di Mattia, affiancati dal giovane esordiente Javier Francesco Leoni. Una narrazione delicata e profonda, che attraversa la malattia e il tempo, raccontando come, anche quando tutto sembra sfumare, restare accanto a chi si ama può diventare un atto eroico quotidiano.

Con una regia intima e attenta, una sceneggiatura scritta dallo stesso Aronadio insieme a Ivano Fachin e Renato Sannio, e una produzione che vede la collaborazione tra PiperFilm, Lungta Film, Alea Film e Netflix, Per Te si annuncia come uno dei titoli più emozionanti della stagione cinematografica italiana.

Quanto è difficile raccontare un tema così drammatico con i toni della commedia e con leggerezza, senza dimenticare la gravità e importanza di quello che si sta raccontando?

Aronadio: Sì, è difficile perchè questo film nasce da una storia reale con protagonisti che stanno ancora attraversando questa situazione. Ho sentito la responsabilità sicuramente, ma non volevo limitarmi a vedere quello che è successo a una famiglia dal buco della serratura. Volevo traslare questa storia e farla diventare il più universale possibile. E poi ho tracciato come un filo tra la tragedia e la commedia portando lungo questa per mano i personaggi per trovare un equilibrio. Il film secondo me non parla di malattia, ma dell'importanza della memoria e della cura che in fondo riguarda tutti noi come esseri umani.

Per Te Edoardo Leo
Edoardo Leo in Per Te - Ufficio stampa Festa del cinema di Roma/Sara Petrillo

Edoardo Leo, sei stato tra i primi ad appassionarsi a questa storia, come mai hai pensato che dovesse essere raccontata e cosa hai notato nel tuo personaggio che ti riguarda personalmente?

Edoardo Leo: Quando l'ho letto mi sono sentito talmente preso dalla forza di questo racconto che ho voluto fortemente co-produrlo, raccontarlo e interpretarlo. C'era tanto dentro questo film da raccontare ed è stata una sfida enorme non farlo come un film ricattatorio sui sentimenti e cercare di fare una commedia. Da tanto tempo non preparavo con così tanta cura e meticolosità un personaggio, ho fatto una ricerca lunghissima con tutti i video e foto disponibili. Ho lavorato con un coach sulla lenta degenerazione di questa malattia, a livello fisico e cognitivo. Fare le commedie è molto difficile, l'abbiamo preparata come se fosse il nostro ultimo film come produzione, sceneggiatura e tutto.

Normalmente chi soffre di una malattia degenerativa viene messo da parte dalla società, quasi come se ci fosse una inconscia paura di contagio che non esiste, invece in questa storia tu sembri raccontare il contrario. E poi perchè hai scelto Buster Keaton?

Aronadio: Nella scrittura molte cose in questo film ci hanno costretto a guardarci indietro. Spesso puntiamo verso il futuro e siamo distratti, non ci rendiamo conto di chi abbiamo accanto e dietro di noi. I ricordi nostri si sono mescolati ai ricordi della famiglia di Paolo e Michela, tanto che ormai non sappiamo più quali sono i nostri e quali i loro.

Viviamo in un'epoca in cui il difetto deve essere messo fuori campo, invece io credo che c'è una forte umanità ancora e credo sia una storia anche molto italiana perchè secondo me noi abbiamo nel Dna il fatto di prenderci cura delle persone, nonostante ora ci vogliono raccontare che siamo tutti cinici ed egoisti. Questo film parla del nostro prendersi cura degli altri. Non è buonismo, ma il contrario del cinismo che è diventato il registro cool del momento che per me ha causato alcuni dei difetti che stiamo vivendo tutti i giorni da qualche tempo.

Questo film si muove tra commedia e tragedia e per me Buster Keaton era quell'uomo che per contratto era costretto a non ridere ma rischiava la vita per far ridere gli altri. Un film del passato e un film di oggi messi insieme secondo me creano un corto circuito con Paolo che si perde verso la doccia dall'altra parte del mondo e si ritrova a rischiare la vita con una tenerezza e un senso del tragico che mi ha ricordato quelle immagini lì. Mi sembrava un bel modo per raccontare il crinale tra commedia e tragedia.

Dove hai cercato il cuore del tuo personaggio?

Teresa Saponangelo: Ogni film ha delle linee guida. Alessandro mi diceva che non incontravamo Michela perchè, pur rispettando il suo vissuto, dovevamo essere liberi di percorrere la nostra strada per il film. Ho letto il libro di Michela però e mi ha fatto ridere il suo primo incontro con Paolo che gli disse che aveva le caviglie grosse e l'ho voluto mettere nel film, perchè questi incidenti di vita vissuta rendono più vero un film.

Il mio pensiero è che non ho avuto questa esperienza, ma una diagnosi è uno spartiacque tra presente e passato e ti spinge a organizzare il futuro in modo diverso. Michela, quando riceve la diagnosi del marito, ha la necessità di andare avanti e condurre i figli verso un futuro più sereno possibile costruendo un'affettività di questo padre e del loro ritratto di famiglia.

Per Te set
Sul set di Per Te - foto via Ufficio stampa Festa del Cinema di Roma/Lucia Iuorio

Mattia che effetto fi fa che questa sua storia sia condivisa con tante persone?

Mattia Piccoli: Quando ho saputo di questo film è stato molto emozionante. Pochi possono provare questa esperienza e quello che stiamo facendo io e la mia famiglia, ovvero portare la nostra storia in giro è soprattutto per aiutare anche altre persone che si sono trovate o si trovano nella nostra stessa situazione.

Cosa puoi dirci dell'uso delle musiche che sembrano a volte venute fuori da un musical anni '40,  come la scelta delle canzoni sempre molto legate al passato?

Questo film parla di memoria e quindi la linea guida era che tutto dovesse dialogare con il passato. Le scelte cromatiche, i costumi, Buster Keaton e la musica, tutto è di tanti anni fa. La scelta dei pezzi jazz iniziale, per esempio, era un tentativo di voler raccontare qualcosa di orribile come uno scherzo del destino. Proviamo a raccontare una tragedia in un altro modo. Nella vita è sempre mescolata la tragedia con la commedia, mentre al cinema tendono a separarsi.

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Letizia Rogolino
Redattrice

Giornalista e copywriter, appassionata di cinema, serie TV e viaggi. Cinefila incallita e anima vagabonda, amo perdermi tra i road movie, il mare e le atmosfere degli anni '80. I dolci sono il mio comfort food, guidare mi rilassa, correre all’aria aperta mi rigenera. E quando posso, suono il banjo. Racconto storie, luoghi ed emozioni con la stessa curiosità con cui esploro il mondo.

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