Sulle tracce di Totò: i luoghi di Napoli dove il Principe della risata vive ancora
Nei luoghi di Napoli simbolo della vita e dell’arte di Totò
Stasera su Rai Uno va in onda il film Il Diritto di Contare, diretto da Theodore Melfi che ha portato alla luce una storia rimasta a lungo nell’ombra: quella di tre straordinarie donne afroamericane - Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson - che lavorarono alla NASA durante gli anni della corsa allo spazio, contribuendo in modo cruciale al successo delle missioni spaziali americane, in un’epoca segnata da segregazione razziale e discriminazione di genere.
Negli anni ’60, nomi come Alan Shepard, Gus Grissom e John Glenn diventarono sinonimo di eroismo e conquista spaziale. Erano i volti dell’ambizioso programma Mercury della NASA, acclamati come i primi americani a spingersi oltre l’atmosfera terrestre. Ma dietro ogni lancio di successo, c’era un esercito invisibile di menti brillanti: centinaia di dipendenti della NASA, tra cui spiccava un gruppo speciale — i cosiddetti “computer umani” — incaricati di calcolare a mano traiettorie orbitali, finestre di lancio e manovre di rientro.
La loro storia, rimasta a lungo nell’ombra, è stata portata alla luce nel 2016 grazie al libro Hidden Figures di Margot Lee Shetterly e all’omonimo film che ne è seguito nel 2016. Il racconto si concentra su alcune di queste figure dim - foto enticate, restituendo finalmente visibilità al loro ruolo fondamentale nella corsa allo spazio.
Il lavoro dei “computer umani” affonda le sue radici ben prima dell’era spaziale. Già nel 1935, il NACA — il Comitato Consultivo Nazionale per l’Aeronautica, antesignano della NASA — iniziò ad assumere donne con solide basi matematiche per svolgere calcoli complessi nei laboratori di ricerca, in particolare presso il Langley Memorial Aeronautical Laboratory, in Virginia.
All’epoca, la parola “computer” non indicava una macchina, ma una professione: quella di chi risolveva equazioni e svolgeva analisi numeriche a mano, spesso sotto forte pressione e con margini d’errore minimi.
Questa figura professionale non era affatto una novità. Alla fine del XIX secolo, all’Osservatorio di Harvard, interi gruppi di donne — tra cui Williamina Fleming e Annie Jump Cannon — avevano già lavorato come “computer”, contribuendo con le loro osservazioni alla nascita dell’astrofisica moderna.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’esigenza di supporto tecnico e matematico crebbe esponenzialmente. Langley cominciò a reclutare donne afroamericane laureate in matematica, scienze o educazione, offrendo loro l’opportunità di lavorare come “computer”.
Tuttavia, nel contesto segregazionista dell’epoca, queste donne vennero confinate in una sezione separata, nota come West Area Computers. Fu solo con il tempo e con il cambiamento del clima politico e culturale che le barriere iniziarono a cadere, e le sezioni si integrarono.
Con il passare degli anni, molte di queste professioniste si affermarono come ingegnere, programmatrici dei primi calcolatori elettronici, e perfino dirigenti. Le “West Computers” giocarono un ruolo cruciale nella riuscita della missione orbitale di John Glenn del 1962, un traguardo simbolico e tecnico nella corsa allo spazio contro l’Unione Sovietica.
Katherine Johnson, interpretata nel film da Taraji P. Henson, è nata nel 1918 in West Virginia ed era una matematica eccezionale con un talento straordinario per i numeri. Calcolava manualmente traiettorie orbitali presso il Langley Research Center e il suo contributo più famoso riguarda la missione Mercury-Atlas 6 del 1962, in cui John Glenn divenne il primo americano a orbitare attorno alla Terra. Prima del lancio, Glenn chiese espressamente che Katherine verificasse i calcoli effettuati dai computer elettronici, dicendo: "Fatela controllare a quella ragazza, se lei dice che è giusto, allora si può andare."
Dorothy Vaughan fu una pioniera nell’informatica e nel film è Octavia Spencer. Assunta inizialmente come “computer” nel gruppo West Area Computing, composto esclusivamente da donne afroamericane, divenne la prima supervisore nera della NASA.
Quando l’agenzia iniziò a usare i primi computer IBM, Dorothy si autoformò nel linguaggio di programmazione FORTRAN e formò anche il suo team, assicurandosi che potessero continuare a contribuire nella nuova era informatica.
Mary Jackson, Janelle Monae, era un'ingegnera aerospaziale e la prima donna afroamericana a ottenere questo ruolo alla NASA. Per diventare ingegnere, dovette ottenere un permesso speciale per frequentare corsi serali in un’università per bianchi. Il suo lavoro si concentrò sull’analisi aerodinamica, ma più tardi nella sua carriera si dedicò a promuovere le carriere STEM per donne e minoranze all’interno dell’agenzia.
Il film, tratto dal libro Hidden Figures di Margot Lee Shetterly, è in gran parte fedele ai fatti storici. Come spesso accade nel cinema, però, alcune semplificazioni e modifiche sono state fatte per ragioni narrative: La scena del bagno per esempio vede Katherine correre ogni giorno per chilometri per trovare un bagno per "colored". Sebbene il problema dei bagni segregati fosse reale, la situazione viene enfatizzata per simboleggiare le barriere quotidiane che le donne afroamericane affrontavano.
I percorsi delle tre protagoniste nel film si incrociano più di quanto accadesse realmente. Nella realtà, pur lavorando nello stesso centro, operavano in reparti diversi e in periodi leggermente differenti.
Infine la scena in cui il personaggio del direttore (interpretato da Kevin Costner) abbatte il cartello del bagno segregato è fittizia, ma serve come simbolo del cambiamento istituzionale in atto.
Solo negli ultimi anni le tre donne hanno ricevuto il giusto riconoscimento. Katherine Johnson ha ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà nel 2015 dalle mani di Barack Obama, e nel 2020 la NASA ha intitolato a lei un edificio. Mary Jackson è stata ufficialmente riconosciuta come la prima ingegnera afroamericana della NASA solo postuma. Dorothy Vaughan, deceduta nel 2008, è oggi celebrata come una pioniera dell’informatica applicata.
In onda questa sera alle 21.30 su Rai Uno.
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