La Corazzata Potëmkin 100 anni
La Corazzata Potëmkin compie 100 anni - foto via Wikimedia Commons/ SM Eisenstein

La Corazzata Potëmkin compie 100 anni

E no, non è vero che è una "ca**ta pazzesca", come diceva il ragionier Fantozzi
A cura di Letizia Rogolino
Articolo pubblicato il:
20 Dicembre 2025

Sicuramente ancora non sai tutte queste curiosità dietro le quinte de La corazzata Potëmkin. A quasi un secolo dalla sua realizzazione, La corazzata Potëmkin continua a occupare un posto centrale nella storia del cinema mondiale. Il film di Sergej Ejzenštejn compare regolarmente nelle liste e nelle classifiche delle opere più importanti di tutti i tempi e, il 21 dicembre 2025, celebrerà un traguardo simbolico e straordinario: 100 anni dalla sua uscita. Un anniversario che conferma quanto questa pellicola muti ancora oggi il modo di guardare, studiare e raccontare il cinema.

La prima de La corazzata Potëmkin si tenne il 18 gennaio 1926 a Mosca, nello storico Gosudarstvenny Elektrotheatre, oggi noto come Cinema Khudozhestvenny. Per l’occasione, l’evento fu allestito come una vera celebrazione: la facciata del teatro decorata con una nave da guerra e il personale vestito con divise da marinao. Ma il 21 dicembre 1925 ci fu la prima al teatro Bolshoi.

Il pubblico, ignaro, stava assistendo alla nascita di un film destinato a rivoluzionare il linguaggio cinematografico grazie al suo uso innovativo del montaggio, della messa in scena e della forza politica delle immagini. In Italia, il mito della Corazzata Potëmkin è entrato anche nell’immaginario popolare grazie alla celebre e dissacrante citazione nel Secondo tragico Fantozzi, dove il film viene ironicamente definito “una ca**ta pazzesca” dal mitico Paolo Villaggio. Una battuta diventata iconica, che ha trasformato il capolavoro di Ejzenštejn in un riferimento culturale trasversale, capace di vivere sia nei manuali di storia del cinema sia nella commedia più popolare.

La Corazzata Potëmkin film
Una scena de La Corazzata Potëmkin - foto via Wikimedia Commons/SM Eisenstein

Di cosa parla

Ambientato nel 1905, La corazzata Potëmkin racconta la ribellione dell’equipaggio della nave da guerra russa Potëmkin contro gli ufficiali zaristi. La protesta nasce dalle condizioni disumane a bordo, in particolare dalla distribuzione di cibo avariato ai marinai, e sfocia in un ammutinamento che diventa simbolo della rivolta contro l’oppressione del regime.

Il film alterna la vicenda sulla nave agli eventi che coinvolgono la popolazione civile di Odessa, culminando nella celeberrima sequenza della scalinata, una delle scene più studiate e imitate della storia del cinema. Attraverso il montaggio serrato e l’uso potentissimo delle immagini, Ejzenštejn trasforma un episodio storico in un racconto universale sulla lotta, la repressione e la nascita della coscienza collettiva.

Basato su fatti reali

Nell’estate del 1905 a bordo della nave da guerra Prince Potëmkin-Tavričeskij, esplose una rivolta destinata a entrare nella storia. Tutto ebbe origine da un episodio apparentemente banale ma carico di tensione: i marinai si rifiutarono di mangiare il borsch preparato con carne avariata, simbolo delle condizioni disumane in cui erano costretti a vivere. Il comandante della nave, Evgenij Golikov, reagì con durezza, minacciando l’equipaggio e facendo intervenire la guardia. Nel caos che ne seguì, alcune persone furono fermate arbitrariamente.

La situazione precipitò quando sul ponte comparve un telone: i marinai, convinti che stessero per avere luogo delle esecuzioni, si sentirono con le spalle al muro e corsero ad armarsi. A quel punto, la tensione sfociò apertamente in un ammutinamento. Durante la rivolta, i ribelli eliminarono il comandante e diversi ufficiali. I superstiti furono costretti a fuggire dalla nave o vennero arrestati. Una volta preso il controllo, l’equipaggio proclamò la corazzata “territorio della Russia libera” e fece rotta verso Odessa, dove era in corso uno sciopero generale che coinvolgeva la popolazione civile.

La rivolta della Potëmkin rappresentò la prima insurrezione militare nella Russia del XX secolo e uno degli episodi simbolo della rivoluzione del 1905-1907. Fu proprio questo evento storico, carico di significato politico e umano, a fornire la base narrativa per il film di Sergej Ejzenštejn, che lo trasformò in un potente racconto cinematografico destinato a influenzare per sempre la storia del cinema.

La Corazzata Potëmkin
La Corazzata Potëmkin - foto via Wikimedia Commons/SM Eisenstein

Doveva essere il capitolo di un film

Inizialmente Ejzenštejn avrebbe dovuto realizzare un film intitolato 1905 in occasione del ventennale della prima rivoluzione russa. Tuttavia, a causa dei tempi di consegna molto stretti, il regista decise di concentrare la narrazione su un unico episodio: la rivolta a bordo della corazzata Potëmkin. Questa scelta permise a Ejzenštejn di approfondire ogni dettaglio dell’ammutinamento, trasformandolo in un racconto intenso e memorabile, che avrebbe poi definito nuovi standard nel linguaggio cinematografico.

Le location

La troupe del film lavorò principalmente a Odessa e Sebastopoli, mentre le scene dell’ammutinamento furono girate sulla corazzata “Dodici Apostoli” e sul Comintern, poiché la vera Potëmkin era ormai troppo deteriorata per essere utilizzata. Le riprese sulla prima nave si rivelarono particolarmente stressanti: all’epoca, infatti, la corazzata fungeva da deposito di mine subacquee. Era stata ancorata con la prua rivolta verso il mare per dare l’impressione di trovarsi lontano dalla riva e, secondo i disegni sopravvissuti, simulava l’aspetto della Potëmkin originale.

Il regista ricordava così quei giorni sul set: “Il lavoro si svolgeva sotto il segno delle mine. Non si poteva fumare. Non si poteva correre. Né stare sul ponte senza reale necessità… Non era senza motivo che le mine si agitavano nella pancia della vecchia corazzata e tremavano al fragore degli eventi storici ricreati che percorrevano i suoi ponti. Qualcosa della loro forza esplosiva ha seguito la nave nel suo viaggio, attraverso la progenie cinematografica che ha lasciato sullo schermo…” Queste condizioni estreme contribuirono a conferire alle scene un realismo e una tensione palpabile, che ancora oggi rendono le immagini della rivolta straordinariamente coinvolgenti e potenti.

Il primo “mockumentary” della storia

La corazzata Potëmkin appare così convincente da dare l’impressione di essere un documentario, e non un film di finzione. Questa capacità di mescolare realtà e rappresentazione narrativa ha fatto sì che il film entrasse nella storia del cinema mondiale come il primo “mockumentary” della storia, anticipando di decenni uno stile che avrebbe ispirato registi e sperimentazioni cinematografiche successive.

La Corazzata Potëmkin carrozzina
La scena della carrozzina in La Corazzata Potëmkin - foto via Wikimedia Commons/SM Eisenstein

Le versioni musicali del film

La corazzata Potëmkin ha conosciuto diverse versioni della sua colonna sonora nel corso degli anni. In origine, il film veniva accompagnato da frammenti di opere di Beethoven, scelta che rafforzava l’impatto drammatico delle immagini. Per la distribuzione in Germania, invece, la musica fu scritta dal compositore Edmund Meisel, che inserì melodie tratte dai canti popolari russi Dubinushka, Varshavyanka e You Fell Victim, arricchendole con rumori e scricchiolii che amplificavano la tensione delle scene.

Il film fu poi riproposto nel 1950 con una colonna sonora composta da Nikolai Kryukov, e nuovamente nel 1976, questa volta accompagnato da frammenti di sinfonie di Dmitrij Šostakovič, offrendo così nuove chiavi di lettura musicale e sottolineando l’atemporalità e la forza evocativa della pellicola.

Un approccio innovativo e rivoluzionario

La corazzata Potëmkin si distingue anche per l’innovazione tecnica con cui fu realizzata. Per creare sequenze visivamente dinamiche, Ejzenštejn fece uso di piattaforme mobili, permettendo all’operatore Eduard Tisse di muovere la macchina da presa in modo fluido e quasi “volante”, un vero e proprio salto avanti rispetto agli standard dell’epoca.

Il montaggio fu effettuato seguendo il metodo personale del regista: le riprese venivano suddivise in segmenti, poi combinati strategicamente per massimizzare l’effetto drammatico e l’intensità emotiva. Non mancavano neppure effetti speciali, come i leoni di pietra che sembrano “risvegliarsi” nel corso del film, simbolo della forza e della rivolta.

Il finale del film, in bianco e nero, mostra una bandiera rossa rivoluzionaria sventolare sulla nave ammutinata. Per ottenere questo impatto visivo, ogni fotogramma fu colorato manualmente sulla pellicola originale, un lavoro meticoloso che trasformò l’immagine in un simbolo potente e duraturo della rivoluzione.

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Letizia Rogolino
Redattrice

Giornalista e copywriter, appassionata di cinema, serie TV e viaggi. Cinefila incallita e anima vagabonda, amo perdermi tra i road movie, il mare e le atmosfere degli anni '80. I dolci sono il mio comfort food, guidare mi rilassa, correre all’aria aperta mi rigenera. E quando posso, suono il banjo. Racconto storie, luoghi ed emozioni con la stessa curiosità con cui esploro il mondo.

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