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Con il suo sguardo intenso e una carriera in costante evoluzione, Giuseppe Maggio torna sul piccolo schermo in una veste inedita: quella di un fotografo nell’Italia rivoluzionaria degli anni Settanta, al centro della nuova serie Netflix Mrs Playmen. Un progetto ambizioso, ispirato alla vera storia della leggendaria rivista erotica italiana che cambiò il modo di raccontare il desiderio e la libertà femminile.
Giuseppe Maggio, classe 1992, dopo aver conquistato il pubblico in serie come Baby, Solo per amore e Suburra – La serie, affronta ora un ruolo più complesso e sfaccettato. Il suo personaggio è affascinante, controverso, e vive in un’epoca in cui l’erotismo era ancora un gesto politico, un linguaggio di emancipazione e ribellione.
In questa intervista esclusiva, l’attore romano racconta come si è preparato a entrare in quell’universo fatto di luci soffuse, pellicole analogiche e tabù sociali, e riflette sul significato del desiderio oggi, nell’era dei social e dell’iperesposizione. Tra aneddoti dal set, riflessioni sulla mascolinità e una passione inaspettata per la carbonara, Giuseppe Maggio ci accompagna dietro l’obiettivo di Mrs Playmen e dentro le fragilità di un’epoca che, forse, sapeva ancora guardare davvero.
1. Come ti sei preparato per interpretare il fotografo dell’iconica rivista Playmen?
Ho iniziato guardando moltissime foto e servizi originali di quegli anni. Più che la tecnica, mi interessava capire il tipo di sguardo: quell’equilibrio tra desiderio, libertà e provocazione che oggi non esiste più. Il mio personaggio vive in un mondo in cui l’erotismo è ancora un gesto politico, e volevo restituire quella tensione. Ad ogni modo ho imparato a scattare in analogico e a sviluppare i rullino in camera oscura. Questo mi ha aiutato a intercettarne le movenze e le prospettive.

2. Hai fatto ricerche o incontrato persone che lavoravano davvero nel mondo dell’editoria erotica di quegli anni?
Sì, ho parlato con un paio di fotografi e giornalisti che hanno vissuto quel periodo. Mi hanno raccontato un mondo che oggi ci sembrerebbe ingenuo ma rivoluzionario: un ambiente dominato dagli uomini ma pieno di donne forti, consapevoli e spesso più moderne dei colleghi. Ci sono anche svariati documentari, i più affascinanti quelli sul Piper, la nota discoteca romana.
3. Cosa ti ha colpito di più del tuo personaggio, affascinante ma anche controverso?
Mi ha colpito il suo modo di usare la macchina fotografica come scudo. Dietro quell’apparente sicurezza c’è una fragilità enorme, un uomo che osserva tutti, ma non si lascia mai guardare davvero. È affascinante perché rappresenta un tipo di mascolinità in crisi, che ancora oggi riconosciamo in molte forme.
4. La serie affronta temi come libertà, tabù e rivoluzione sessuale. Secondo te, che messaggio può dare oggi al pubblico, in un’epoca dove l’erotismo è ovunque ma spesso svuotato di significato?
Che il desiderio non è una questione di immagini, ma di sguardi. Negli anni ’70 la trasgressione aveva ancora un senso, era una forma di libertà. Oggi ci siamo abituati a tutto, ma abbiamo perso la curiosità. Mrs Playmen parla proprio di questo: di un’epoca che stava imparando a guardare senza giudicare.

5. Guardando alla tua carriera, questo ruolo segna una svolta? In che modo Mrs Playmen ti ha fatto crescere come attore o ti ha spinto fuori dalla tua “comfort zone”?
Sì, perché mi ha obbligato a togliere, non ad aggiungere. È un personaggio che vive di silenzi, di tensioni non dette. Lavorare sull’ambiguità, sul desiderio e sul potere è stato un esercizio di sottrazione. E mi ha fatto scoprire un lato più adulto del mio modo di recitare.
6. Tu appartieni a una generazione cresciuta con ampio accesso a materiale "proibito" con internet etc... come è stato il tuo rapporto con l'erotismo e la sessualità da adolescente? Eri curioso e come ti provavi a informare sull'argomento?
Come tutti, ero curioso ma anche un po’ spaesato. Internet ti mette davanti a tutto, ma non ti spiega niente. L’erotismo vero l’ho capito dopo, quando ho imparato che è fatto di lentezza, mistero e soprattutto di rispetto.
7. Il tuo personaggio già dal primo episodio rivela un'etica discutibile: il suo gesto di vendere le foto della "ragazza del mandrione" all'epoca suggerisce quello che spesso succede oggi con la divulgazione di foto e video "rubate" sui social. Che ne pensi?
Purtroppo è un meccanismo che non è mai cambiato: l’idea di possedere l’immagine dell’altro. Allora erano riviste, oggi sono social. Il risultato è lo stesso: un abuso travestito da curiosità. La serie ci ricorda che ogni scatto porta con sé una responsabilità.
8. Ho letto che ti piace cucinare, quale piatto consideri il tuo cavallo di battaglia?
La carbonara. Classica, fatta come si deve: niente panna, solo uova, guanciale e pecorino.

9. C'è una rivista che compravi da bambino o da ragazzo?
A dire il vero no, non leggevo molte riviste. Passavo le giornate a giocare a pallone con gli amici, fino a quando faceva buio. La mia curiosità per il cinema e per le storie è arrivata più tardi, quando ho iniziato a guardare i film con occhi diversi.
10. Un/una collega con cui hai lavorato da cui hai imparato qualcosa di importante per il tuo mestiere fino a oggi?
Il consiglio più grande che ho ricevuto è stato di pensare a questo lavoro come a una maratona, non come a uno sprint. Di non avere fretta, di costruire passo dopo passo. E, come diceva Shakespeare, “il frutto che matura per primo è anche il primo a marcire”. È una frase che mi accompagna sempre: preferisco crescere piano, ma bene.
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