Stefano Accorsi a Venezia 82
Incontro con Stefano Accorsi a Venezia 82 - foto via Letizia Rogolino

Stefano Accorsi a Venezia 82: “Vorrei lavorare con Martin Scorsese e Matteo Garrone”

Dalla passione per il caffè agli inizi incerti con Pupi Avati, fino al sogno di lavorare con Scorsese: Stefano Accorsi si racconta
A cura di Letizia Rogolino
Articolo pubblicato il:
28 Agosto 2025

Nella seconda giornata di Venezia 82 - la Mostra del Cinema di Venezia 2025 - abbiamo avuto il piacere di incontrare Stefano Accorsi nello spazio De Longhi all'Hotel Excelsior. In circa una mezz'ora è venuto fuori un dialogo ricco di aneddoti, riflessioni e ricordi legati alla sua carriera e alla sua visione del mestiere dell'attore.

L'attore di Veloce come il Vento, Radio Freccia, L'Ultimo Bacio e tanti altri successi, ha cominciato riflettendo sul senso di rappresentare l’Italia all’estero: “Mi ha sempre colpito che quando dici che sei italiano non lasci mai indifferente l’interlocutore. Tutti hanno una reazione rispetto all’Italia, in un modo o in un altro. Come italiani diamo molto per scontato, ma posso dire di non essermi mai sentito così italiano come quando ho vissuto all’estero.

"Quando facevo i cappuccini al bar"

Stefano Accorsi
Stefano Accorsi a Venezia Lido in occasione di Venezia 82 - foto via Letizia Rogolino

Trovandosi nello spazio talk De Longhi non si poteva esimere dal parlare del suo rapporto con il caffè che ha confessato essere la sua bevanda preferita: “Sono un professionista del caffè e ne bevo tantissimo, è la mia bevanda preferita per l’idea di carica che ti dà e per lo stacco mentale che ti consente in un incontro formale di rendere l’atmosfera informale".

E la mente è volata poi al passato, quando lavorava al bar prima di diventare attore: "Ho l’orecchio assoluto per i cappuccini. Ho lavorato per tanti anni in un bar e facevo un cappuccino molto buono: non facevo la schiuma ma la crema, lo zucchero deve galleggiare e non deve essere bollente. I clienti volevano che lo facessi io, anche quello è un’arte.”

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L’errore che diventa occasione

Accorsi ha ricordato con ironia il suo primo provino, segnato da un errore clamoroso che però si rivelò prezioso: “Ripensando a varie esperienze direi che al mio primo provino ho sbagliato tutto. Sapevo di un regista che cercava attori, io facevo il bagnino all'epoca e mi sono fatto fare le foto da un fotografo di paese. Pensavo fossero bellissime, ma in realtà erano bruttissime, con dietro gli ombrelloni e i lettini.

Pupi Avati mi chiese di parlargli del mio mestiere di bagnino, io gli raccontai qualcosa. Alla fine disse di aver scelto il provino più bello e quello più brutto, e che io non ero stato quello bello. Forse in quell’errore lui ha visto qualcosa che gli serviva per il personaggio. Per me è stata una grande lezione di umiltà. Se penso a quel provino ancora mi imbarazzo a distanza di anni.”

Da quell’esperienza ha tratto una riflessione più ampia sul mestiere: “La chiave è l’imperfezione anche nella recitazione, tocca veramente l’imperfezione umana. Il segreto per fare l’attore è studiare tanto, ma sul set bisogna essere disposti a dimenticarsi tutto quello che si è imparato”.

Il palco come dimensione parallela

Stefano Accorsi
Stefano Accorsi - foto via Simone Tadiello/courtesy Saverio Ferragina

Poi ha condiviso anche il ricordo del suo primo vero momento di gioia in scena: “È stato alla scuola di teatro, dovevo fare un’improvvisazione silenziosa, tipo in ascensore. Da un piccolo gioco di sguardi tutti hanno cominciato a ridere e io non me lo aspettavo. Salire su un palco richiede un gesto stranamente innaturale: devi entrare in una dimensione parallela, in quello spazio metafisico che separa i tre metri dal dietro le quinte al palco.”

E citando Eleonora Duse ha aggiunto: “Si era fatta fare a Firenze un camerino dietro la quinta, un tunnel di tulle per non incrociare nessuno e restare in una sorta di dimensione parallela. Succede qualcosa di soprannaturale in alcuni casi quando reciti”.

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Ricordi e sogni: le confessioni di Stefano Accorsi a Venezia 82

Con la sua consueta ironia, l'attore ha raccontato uno degli episodi più curiosi sul set: “Ero a Imola per il film 'Veloce come il vento', avevo denti marci, la parrucca con i capelli sporchi e tanto trucco. In centro, durante una scena, una signora mi guarda e dice: ‘Accorsi in tv lo fanno più carino, eh’.”

Alla domanda con chi vorrebbe prendere un caffè, la risposta è arrivata immediata: “Mi piacerebbe prenderlo con Sergio Leone, perché è stato il cinema che mi ha formato da piccolo. Faceva un cinema che nasceva anche da un’esigenza di guadagnare, dalla fame, e quell’approccio diventava artistico. Leone ha creato personaggi complessi che indagavano nell’animo umano, e per questo i suoi film sono diventati grandi.”

E non ha nascosto i suoi desideri futuri: “Vorrei lavorare con Scorsese o Garrone, che danno grande libertà artistica. Amo lavorare in squadra, con persone curiose ed elastiche mentalmente. A volte il regista ti chiede di fare una scena diversa da come l’avevi immaginata: serve capacità di abbandonarsi.”

E in conclusione, quando gli chiediamo un consiglio per un aspirante attore oggi, ha detto: "L’unico modo è provare: fare l'attore è un mestiere tattile e pratico, non teorico. Ogni ciak al cinema è un momento unico, che non puoi programmare.” E con una nota di passione e leggerezza ha aggiunto: “Raccontare una storia è ancora una delle cose che mi diverte di più in assoluto.”

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Letizia Rogolino
Redattrice

Giornalista e copywriter, appassionata di cinema, serie TV e viaggi. Cinefila incallita e anima vagabonda, amo perdermi tra i road movie, il mare e le atmosfere degli anni '80. I dolci sono il mio comfort food, guidare mi rilassa, correre all’aria aperta mi rigenera. E quando posso, suono il banjo. Racconto storie, luoghi ed emozioni con la stessa curiosità con cui esploro il mondo.

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