I 18 film restaurati che saranno presentati alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia
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“Io sono ancora grande. È il cinema che è diventato piccolo.” Settantacinque anni fa, il 10 agosto 1950, usciva nelle sale americane Viale del Tramonto (Sunset Boulevard), capolavoro diretto da Billy Wilder. Questo film che si apre con un corpo senza vita a pancia in giù che galleggia in una piscina di una villa lussuosa di Sunset Boulevard è diventato in breve tempo uno dei film più iconici della storia del cinema.
Oscuro, ironico, tagliente, Viale del Tramonto è un’opera che ha saputo anticipare con sorprendente lucidità il lato più spietato di Hollywood. Nel corso dei decenni non ha perso un grammo del suo potere evocativo e, oggi più che mai, continua a parlare allo spettatore contemporaneo. In occasione dell'anniversario vi consigliamo di vederlo o rivederlo per questi 5 ottimi motivi.
Joe Gillis, uno sceneggiatore in difficoltà interpretato da William Holden, trova rifugio nella villa decadente di un'ex diva del cinema muto, ormai dimenticata. Lei lo ingaggia per riscrivere un copione che dovrebbe segnare il suo ritorno sulle scene. Intrappolato in una relazione ambigua e soffocante, Joe finisce risucchiato nel delirio di gloria perduta della donna, Norma Desmond, in un crescendo drammatico che sfocia in tragedia.
Viale del Tramonto è il ritratto di un'industria cinematografica che inghiotte e dimentica. La parabola discendente di Norma Desmond, diva del muto ormai dimenticata, mette a nudo le dinamiche tossiche della celebrità e dell'oblio. Un discorso ancora attuale in un mondo in cui la fama è spesso effimera e la nostalgia diventa merce.
Nel ruolo di Norma Desmond, Gloria Swanson offre una delle interpretazioni più iconiche della storia del cinema. Tragica, teatrale, spettrale: la sua recitazione fonde melodramma e realismo in modo ipnotico. Swanson, a sua volta star del muto nella vita reale, presta al personaggio una carica emotiva che trascende lo schermo.
Billy Wilder, regista e sceneggiatore premiato con l’Oscar, è stato uno dei cineasti più brillanti e versatili del Novecento, con una carriera che ha attraversato cinque decenni di storia del cinema. Negli anni ’40 si affermò come figura centrale del genere noir, rivoluzionandolo con opere fondamentali come La fiamma del peccato, film che stabilì nuovi standard per il genere e che gli valse l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Non Originale.
Solo un anno dopo, Wilder confermò il suo straordinario talento con Giorni perduti, vincendo due premi Oscar: Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura. Questi successi consolidarono la sua reputazione come autore capace di fondere profondità psicologica, ironia e rigore narrativo.
Con Viale del Tramonto (Sunset Boulevard), Wilder andò oltre i canoni del noir classico. Il film, cupo e cinico come da tradizione, è anche permeato da un fascino magnetico, un equilibrio sottile tra critica feroce a Hollywood e tragedia umana. La sua regia visionaria gli valse una candidatura all’Oscar e la vittoria del Golden Globe come Miglior Regista.
Considerando le sue radici nel noir e il suo impatto duraturo sulla storia del cinema, è indiscutibile che Billy Wilder sia stato una figura chiave nel rendere Viale del Tramonto non solo un capolavoro, ma uno dei più grandi film noir di tutti i tempi.
John F. Seitz fu un direttore della fotografia di grande talento, attivo già dai tempi del cinema muto. Nel 1916 era già considerato uno dei principali operatori del settore, grazie anche alla fama ottenuta collaborando con il regista Rex Ingram. Il suo nome è strettamente legato al cinema noir, avendo firmato la fotografia di titoli iconici come La fiamma del peccato e Giorni perduti, entrambi diretti da Billy Wilder.
In Viale del Tramonto il suo contributo è essenziale per creare quell’atmosfera sospesa tra sogno e incubo che permea l’intera pellicola. Straordinaria la sua capacità di passare dalla luce naturale di Los Angeles alle tenebre cupe e teatrali della villa di Norma Desmond, senza mai rompere il tono noir della narrazione.
La transizione tra gli ambienti è fluida, evocativa, e contribuisce a rendere visivamente potente il contrasto tra la realtà esterna e il mondo isolato e decadente della protagonista. Il suo lavoro fu riconosciuto con una nomination agli Oscar per la Miglior Fotografia. Anche se non vinse, l’impronta di Seitz resta indelebile: senza la sua maestria nel gestire luci e ombre, Viale del Tramonto non sarebbe l’icona cinematografica che conosciamo oggi.
Il finale di Viale del Tramonto è entrato a pieno titolo tra le sequenze più iconiche della storia del cinema. Carico di ironia tragica, mostra Norma Desmond scendere lentamente la maestosa scalinata della sua villa, circondata da luci, cineprese e giornalisti. Convinta di essere finalmente tornata sotto i riflettori per il suo grande ritorno sullo schermo, Norma non si rende conto che ciò che l’attende è l’arresto per omicidio. Ha riconquistato la celebrità, sì, ma nel modo più oscuro e irreversibile.
A rendere indimenticabile la scena è anche la battuta finale pronunciata da Gloria Swanson, oggi tra le più celebri di sempre: "Va bene, signor DeMille, sono pronta per il mio primo piano." Un momento di pura potenza drammatica che racchiude l’intera essenza del film: il confine sottile tra sogno e follia, tra gloria e rovina.
Questa sequenza conclusiva è considerata uno dei motivi principali per cui Viale del Tramonto viene ancora oggi definito uno dei migliori film di sempre. L’intensità dello sguardo di Norma, la teatralità dei suoi movimenti, l’atmosfera sospesa e surreale: tutto contribuisce a creare un magnetismo spettrale che cattura lo spettatore e lo tiene con il fiato sospeso. Il silenzio che accompagna la sua discesa – quasi fosse l’ultima scena di un film muto – amplifica l’emozione, portando il pubblico in una dimensione senza tempo. Un omaggio al cinema delle origini e, allo stesso tempo, una riflessione potente sul suo lato più crudele.
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