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Perché mangiamo sempre meno carne rossa? I numeri in Italia e nel resto del vecchio continente parlano chiaro: dal 2010 a oggi il consumo nel nostro Paese è calato del 7%, con alcuni report che indicano come la flessione arriverà al 15% entro il 2030. In soldoni, stando all'ultimo rapporto Ismea se prima consumavamo mediamente 84 chili pro-capite di carne all'anno, adesso siamo scesi a 79 chili. In futuro poi tutti gli indicatori fanno pensare che mangeremo sempre meno carne rossa, con questa sorta di crisi che invece non sembrerebbe sfiorare pollo e tacchino, ovvero le carni bianche.
Al tempo stesso occorre guardare anche ad altri numeri per comprendere i motivi di questo cambiamento di tendenza a tavola. Lo scorso agosto negli Stati Uniti il prezzo della carne rossa è stato indicato in aumento del 13,9% rispetto all'anno precedente. Nel Belpase la situazione sarebbe ancora peggiore. Sempre secondo il report di Ismea, in Italia nell'ultimo anno il costo della carne rossa sarebbe aumentato del 16%. Il motivo di questo aumento sarebbe un generale miglioramento della qualità delle carni - anche se noi importiamo circa il 60% delle bistecche che mangiamo -, ma è logico che anche l'inflazione starebbe giocando un ruolo decisivo in questo mutamento delle nostre abitudini culinarie.
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La carne rossa da sempre è stato un simbolo di opulenza. Nei film in costume, in ogni banchetto medioevale che si rispetti la tipica immagine è quella dei vari nobili che azzannano carne di ogni genere. I nostri nonni poi, cresciuti in povertà per poi vedere migliorare la loro condizione economica durante gli anni del boom economico, erano ossessionati dalla carne rossa che loro, in gioventù, difficilmente potevano mangiare. Perché allora mangiamo sempre meno carne rossa? I motivi sono sostanzialmente due.
Il primo è che sempre più persone decidono di non mangiare più carne per scelta. I vegani e i vegetariani infatti sono costantemente in aumento, mentre in molti hanno scelto di diminuire la quantità perché un eccesso di carne rossa può portare a problemi di salute. Il secondo motivo è molto più semplice: tanta gente non può permettersi più di comprare carne rossa. L'inflazione galoppa e gli stipendi sono fermi al palo da anni, di conseguenza questa tipologia di carne ormai sembrerebbe tornata a essere un lusso. Una tendenza questa che diverse indagini hanno riscontrato non solo in Italia, ma anche nel resto dei principali Paesi europei.
Non è un mistero che pollo e tacchino costano meno rispetto alla carne rossa. Non c'è da meravigliarsi di conseguenza se questa crisi di consumi per bovini e suini invece non stia sfiorando la carne bianca. Inoltre ogni nutrizionista inserisce nelle varie diete pollo o tacchino, carni considerate come più leggere rispetto al manzo oppure al maiale. Inoltre la carne bianca è più facile da preparare: anche se siamo il Paese dei cuochi per eccellenza, anche quest'aspetto è da tenere in considerazione.
Unendo tutti questi fattori, ecco che le più recenti stime parlano di un consumo di carne bianca che ormai in Italia sarebbe di poco inferiore rispetto a quella rossa, mentre solo alcuni anni fa la distanza era quasi abissale. Questa forbice di recente si sarebbe quasi azzerata perché il pollo sarebbe più salutare rispetto al manzo e, soprattutto, perché al tempo stesso è anche meno costoso. Insomma, se fino a prima della pandemia a casa era un trionfo di carne rossa e, al ristorante, difficilmente potevamo rinunciare a una bella bistecca, adesso le nostre abitudini a tavola sarebbero marcatamente cambiate. Un trend, questo, che secondo Ismea sarà ancora più evidente da qui a pochi anni.
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