Food & Drink
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Con la crescente (per fortuna) attenzione allo spreco alimentare, dettata da una sempre più presente consapevolezza e sensibilità alle tematiche ambientali, giunge la necessità di saper comprendere a pieno il significato delle etichette che accompagnano i nostri prodotti. In poche parole: quando rispettare tassativamente la data di scadenza degli alimenti? Vediamo, quindi, quali differenze ci sono tra data di scadenza e termine minimo di conservazione, e come interpretare correttamente le diciture sulle confezioni a seconda del cibo, per poterci avvicinare sempre più ad un obiettivo “zero sprechi” e invertire il trend attuale, secondo cui ogni anno un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo non viene consumato.
Molto spesso la data di scadenza e il termine minimo di consumazione (TMC) degli alimenti vengono confusi e interpretati entrambi in senso restrittivo. In realtà esiste una differenza sostanziale tra le due diciture: i prodotti con scritto “da consumarsi preferibilmente entro il”, ovvero con il TMC, non sono pericolosi per la salute anche quando questo viene raggiunto o superato, e possono essere ancora consumati, in alcuni casi anche mesi dopo, se conservati correttamente.
Quelli che però potrebbero risultare alterati sono il sapore e la consistenza, facendoci trovare l’alimento meno gustoso rispetto a quando è appena comprato. L’effettiva data di scadenza, invece, indica un termine di sicurezza, tuttavia non sempre inderogabile, anche se per poco.
Per quanto tempo è possibile consumare un alimento dopo la scadenza? Dipende. I prodotti da frigo sono i più deperibili, per i quali è meglio rispettare la data sulle confezioni, anche se in alcuni casi, come per lo yogurt, si può sforare di un paio di giorni, purché il prodotto sia integro e non siano presenti cattivi odori.
Altri alimenti come carne e pesce potrebbero facilmente diventare terreno fertile per la proliferazione di microrganismi, alcuni dei quali sono potenzialmente dannosi per la nostra salute. Per i prodotti da dispensa, infine, c'è maggiore tolleranza e più lungo è il termine minimo di conservazione previsto, maggiore sarà il margine entro il quale poter consumare questi cibi.
I prodotti con la dicitura “da consumare entro il” per i quali va rispettata con precisione la scadenza, per garantirne la sicurezza alimentare, sono i più deperibili, come carne, pesce e formaggi freschi. Una volta superata la data, infatti, aumenta il rischio di contaminazione microbiologica, anche se l’aspetto o l’odore potrebbero sembrare normali.
Non si dovrebbe superare la data di scadenza del latte, il pesce fresco va consumato entro massimo uno o due giorni, la carne entro 2 o 3, entrambi vanno consumati in giornata se da mangiare crudi. Per le uova, ugualmente, meglio non andare troppo oltre la data e scegliere sempre prodotti freschissimi se da consumare crudi. I salumi possono avere date di scadenza più lunghe, ma è comunque meglio non superarle e consumare il prodotto massimo entro un paio di giorni dopo aver aperto la confezione. I formaggi freschi vanno buttati se presentano muffe o alterazioni e, infine, frutta e verdura vanno consumate quanto prima, a seconda della resistenza alla deperibilità della varietà che abbiamo acquistato.
Alcuni prodotti per via delle loro proprietà possono essere consumati anche oltre la data di scadenza, quanto tempo, però, dipende dal tipo di prodotto: gli yogurt, ad esempio, possono essere consumati anche entro 5-7 giorni dalla data sulla confezione, previo controllo dell’aspetto e dell’odore; il pane da toast può durare anche una settimana oltre la data riportata, salvo presenza di muffa o alterazioni, mentre acciughe e conserve sott’olio, che in realtà andrebbero conservate in frigo, rischiano di alterarsi oltre la data di scadenza e una volta aperte andrebbero consumate entro una settimana o massimo 10 giorni.
I formaggi stagionati sono, invece, tra i prodotti da frigo più longevi e possono essere consumati anche due mesi dopo la data riportata: se si dovesse formare della muffa in superficie è possibile rimuoverla e mangiare il formaggio senza rischi. Le patate non hanno una data di scadenza e possono durare anche mesi, vanno, però, gettate se ammuffiscono o diventano verdi e germogliano, perché in questo caso iniziano a produrre delle sostanze tossiche. Il latte UHT può essere conservato anche un paio di mesi dopo la data riportata, ma, se aperto, va conservato in frigo e consumato entro quattro giorni. Per finire, i prodotti da forno, come biscotti e cracker, se consumati dopo la data indicata possono perdere parte della friabilità o del gusto, ma generalmente non comportano rischi sanitari.
Se da un lato abbiamo visto quando e come è importante rispettare la data di scadenza degli alimenti, è bene tenere a mente che alcuni prodotti possiedono una “shelf-life” (ovvero ovvero il periodo di tempo che intercorre fra la produzione e il consumo dell'alimento senza che ci siano rischi per la salute del consumatore) molto lunga e sono caratterizzati da una formulazione e da condizioni di conservazione che li rendono “immortali”. Questi prodotti, infatti, sebbene anch’essi abbiano una data indicativa, possono essere consumati anche molto tempo dopo il termine indicato, senza rischi per la salute, anche se la qualità (soprattutto in termini di sapore e texture) potrebbe subire lievi modifiche.
Esempi tipici sono la pasta secca, il riso e i legumi secchi: questi alimenti, grazie al loro basso contenuto d’acqua, possono essere consumati anche molti mesi dopo la data di consumo preferente, a patto che siano stati conservati in ambienti asciutti e protetti e non presentino parassiti o alterazioni. Un buon consiglio è scegliere contenitori ermetici. Discorso simile anche per la farina, che però non andrebbe consumata oltre un paio di mesi dopo la data sulla confezione. Le spezie, invece, non comportano rischi per la salute, ma andrebbero consumate entro pochi mesi dal TMC, in quanto più passa il tempo e minore sarà la loro efficacia nell’insaporire i cibi.
I prodotti in scatola subiscono un processo di sterilizzazione e quindi si conservano a lungo, a meno che la latta non risulti bombata o ammaccata, fino a oltre un anno la data indicata. Anche l’acqua in bottiglia può durare fino a un anno oltre la data, mentre la marmellata può sopravvivere anche un paio d’anni se chiusa ermeticamente; una volta aperta, invece, va tenuta in frigo e consumata quanto prima per evitare la formazione di muffe. Il miele è quasi immune al deterioramento e quando si cristallizza può essere facilmente riportato allo stato liquido senza che questo comprometta la sua qualità. Per ultimi aceto, sale e zucchero: persino la legge non prevedere la data di scadenza per questi prodotti poiché, per loro natura, non si deteriorano.
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