Nomi vietati in Italia, come non si possono chiamare i figli
Non tutti lo sanno, ma in Italia c'è un lungo elenco di nomi che non possono essere dati ai figli

Nel nostro mondo sempre più connesso, anche i più piccoli non sono immuni a una delle ansie sociali più diffuse del nostro tempo: la FOMO, acronimo di Fear of Missing Out, ovvero la paura di perdersi qualcosa. Se in passato questa sensazione era riservata principalmente agli adulti, oggi fa capolino anche nella vita dei bambini, influenzati non solo dalla tecnologia, ma anche dalle dinamiche sociali sempre più complesse e competitive.
La FOMO nei bambini si manifesta come la paura, spesso irrazionale, di essere esclusi da un'esperienza significativa: una festa a cui non sono stati invitati, un nuovo gioco che “tutti” hanno tranne loro, o un’attività che sentono imperdibile. A innescare questo meccanismo sono spesso i social media, ma anche il confronto diretto con i coetanei a scuola o nel tempo libero.
"I bambini oggi crescono in un ambiente in cui il confronto è continuo e visivo" spiega la psicologa clinica Kanchi Wijesekera. "Vedono foto, video o racconti di esperienze vissute da altri e iniziano a credere che la loro realtà sia meno interessante o valida."
La FOMO può avere effetti diversi a seconda dell’età e del temperamento del bambino. Alcuni segnali d’allarme possono essere i seguenti:
Tristezza o frustrazione eccessiva per non aver partecipato a un evento;
Desiderio insistente di possedere gli stessi oggetti dei coetanei;
Difficoltà a dormire o nervosismo dopo essere stati online;
Incapacità di concentrarsi sul presente o di godere di ciò che si ha.
Nei casi più gravi, quando il senso di esclusione diventa costante e interferisce con la vita quotidiana, potrebbe essere necessario rivolgersi a un professionista per escludere la presenza di disturbi d’ansia o depressione.

La buona notizia è che la FOMO non è una condizione irreversibile. Ecco alcune strategie efficaci per aiutare i bambini a viverla in modo più sano:
Parlare con i bambini delle loro emozioni è il primo passo per aiutarli a riconoscerle e gestirle. È importante non sminuire i loro sentimenti, ma accompagnarli nella comprensione di ciò che provano. Raccontare esperienze personali di esclusione può essere un modo per creare empatia e connessione.
Anche se i bambini più piccoli non usano direttamente i social media, spesso ne subiscono l’influenza indiretta. Spiegare come funzionano i social – che ciò che vediamo è spesso selezionato e “filtrato” – li aiuta a sviluppare un pensiero critico. Coinvolgerli nelle decisioni sulle regole digitali (tempi, spazi, contenuti) rende più facile il rispetto delle stesse.

Promuovere attività concrete, creative o sportive, rafforza la fiducia in sé stessi e aiuta i bambini a trovare soddisfazione in ciò che fanno davvero, non solo in ciò che vedono fare agli altri. Coltivare interessi personali – come suonare uno strumento, leggere, disegnare o praticare uno sport – contribuisce a costruire un’identità autonoma e solida.
Un antidoto alla FOMO? La JOMO – Joy of Missing Out – ovvero la capacità di apprezzare ciò che si sta vivendo, anche se significa dire “no” a qualcosa. Insegnare ai bambini che non si può (né si deve) partecipare a tutto è un messaggio potente: li aiuta a sviluppare selettività, libertà dal giudizio e resilienza.
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