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Cosa ci fanno delle impronte di dinosauri in Lombardia, sullo Stelvio? Una scoperta sensazionale riporta questa regione indietro nel tempo di oltre 200 milioni di anni. Nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, lungo le pareti rocciose della Valle di Fraele, a pochi chilometri da Bormio, sono state rinvenute migliaia di orme di dinosauri del periodo Triassico, tra le più estese e ricche mai scoperte in Italia e nel mondo.
Le impronte, larghe fino a 40 centimetri e alcune con quattro artigli ben visibili, appartengono probabilmente a plateosauri, dinosauri erbivori dal collo lungo che potevano raggiungere 10 metri di lunghezza e 4 tonnellate di peso. Questi giganteschi animali si spostavano in branchi, marciando paralleli, fermandosi talvolta sulle zampe anteriori, o disponendosi in cerchio come se dovessero difendersi da predatori.
Il fango in cui camminavano, trasformato col tempo in roccia, ha conservato le impronte fino ai giorni nostri. Oggi, osservando le pareti della valle, sembra quasi che i dinosauri camminino in verticale, un effetto dovuto alla geologia delle Alpi e alla loro evoluzione attraverso milioni di anni.

La Valle dei Dinosauri è stata scoperta lo scorso settembre grazie a un colpo di fortuna. Il fotografo naturalista Elio Della Ferrera, intento a immortalare cervi e gipeti, ha puntato il binocolo verso le pareti rocciose della valle e ha notato le prime tracce. Il giorno seguente, insieme al paleontologo Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di Milano e a un team di esperti, hanno effettuato i primi sopralluoghi con drone e attrezzature alpinistiche, in una zona impervia e ancora inesplorata. “Dopo trentacinque anni di attività, non avrei mai immaginato una scoperta così spettacolare nella mia regione” ha dichiarato Dal Sasso, sottolineando quanto la Lombardia possa ancora riservare tesori nascosti del passato.

Il geologo Fabrizio Berra dell’Università di Milano ha datato le rocce a 210 milioni di anni, collocando le impronte nel Triassico. Le migliaia di orme si estendono per circa cinque chilometri, e alcune sono sovrapposte in più strati di roccia, offrendo agli studiosi una vera e propria cronaca dell’epoca preistorica. “Abbiamo di fronte uno dei siti di impronte più grandi e antichi d’Italia, paragonabile per densità delle tracce al sito di Altamura in Puglia, ma molto più vecchio”, spiega Berra.
La difficile accessibilità della zona impedirà al grande pubblico di visitare il sito fino a tarda primavera, quando la neve si sarà ritirata. Gli esperti continueranno a studiare le impronte utilizzando droni per riprese e rilievi e tecniche alpinistiche per campionare le rocce. Nonostante le sfide, la Valle dei Dinosauri promette di raccontare, come un libro aperto, la vita, l’ambiente e la fauna del Triassico, offrendo una finestra unica sul nostro pianeta di oltre 200 milioni di anni fa.
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