I castelli stregati in Italia da visitare ad Halloween, ecco i luoghi da "brividi"
In Italia non mancano castelli legati a storie di fantasmi, con diverse rocche che organizzano eventi speciali in occasione della notte di Halloween.

È cambiato l'Inno di Mameli. È cambiato in seguito alla firma di un decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dello scorso 14 marzo 2025, e le successive adozione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 7 maggio seguente.
Si tratta di una modifica limitata al finale e che, come suggerisce il titolo, riguarda l'eliminazione del "sì" conclusivo. Ed è un cambiamento che non vale sempre, ma solo quando l'Inno di Mameli viene intonato in alcune occasioni istituzionali. Facciamo un po' di chiarezza.

"Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò". Fine. Non c'è nessun "sì" conclusivo nel testo del Canto degli Italiani, meglio noto come Inno di Mameli o Inno d'Italia. Testo scritto da Goffredo Mameli nel 1847 e adottato poi come inno nazionale della Repubblica Italiana 99 anni dopo, provvisorio dal 1946 e ufficiale solo dal 2017. Lo dimostrano i documenti originali, ovvero il testo di Mameli, non dallo spartito di Michele Novaro (colui che lo ha musicato), perché in corrispondenza dell'ultima nota dopo la pausa c'è un "sì" dopo il "chiamò".
"Il Sì finale è un'aggiunta di Novaro al verso originale", riporta l'edizione critica del Canto degli Italiani a cura di Maurizio Benedetti, Edizioni del Conservatorio di Torino. Sarebbe stata un’aggiunta giustificata dal compositore e patriota italiano con l’intento di concludere l'inno con "un grido supremo, il quale è un giuramento e un grido di guerra", spiegò Novaro stesso, che chiese anche perdono al poeta per l'aggiunta, motivandola con l'esigenza espressiva della composizione musicale.
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Nel dubbio, il Quirinale ha tuttavia scelto di eliminare il "sì" finale. Come anticipato, la decisione è stata presa negli scorsi mesi in seguito all'adozione del relativo decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "ha disposto che in occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, ogniqualvolta venga eseguito ‘Il Canto degli italiani’ nella versione cantata non dovrà essere pronunciato il ‘sì!’ finale".
Si tratta di un divieto che vale quindi solo per le cerimonie di rilevanza istituzionale, ovvero nelle occasioni ufficiali. Il decreto specifica anche che è possibile eseguire l'inno con alcune variazioni in "occasione di eventi sportivi di rilevanza nazionale o internazionale, in Italia o all'estero, negli eventi o nelle sedi di istituzioni pubbliche, o in occasione di manifestazioni pubbliche".
In realtà, nel testo il riferimento è alle variazioni di tonalità e di voci, ma è lecito anche immaginare che soprattutto nei contesti sportivi e meno istituzionali viga comunque un po' di flessibilità anche per l'urlato "sì" conclusivo del nostro inno nazionale.
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