The Studio il Boris hollywoodiano
The Studio il Boris hollywoodiano

The Studio, il "Boris" hollywoodiano

Su Apple TV+ una satira arguta e affettuosa dell’industria cinematografica hollywoodiana
A cura di Fabio Giusti
Articolo pubblicato il:
4 Aprile 2025

Quando si parla di fare della satira sul dietro le quinte dell'industria dell'audiovisivo, si può dire che noi italiani, con Boris, siamo stati un abbastanza dei pionieri. In quest'ottica The Studio, la Serie TV con cui Seth Rogen ed Evan Goldberg alternano – in maniera sublime, inutile girarci attorno – la presa in giro con i toni di un vero e proprio atto d'amore verso Hollywood, è costruita attorno a una grammatica verso la quale siamo già ben alfabetizzati. La Serie TV, disponibile su Apple TV+, segue le vicende di Matt Remick (interpretato dallo stesso Rogen), un produttore di medio livello improvvisamente promosso alla guida dei fittizi Continental Studios. Il protagonista si trova così a dover bilanciare esigenze commerciali, pressioni dell’industria e il proprio desiderio di realizzare film di qualità, il tutto in un ambiente dominato da vanità, compromessi e assurdità degne di una sceneggiatura grottesca.

Hollywood e le sue contraddizioni

Fin dalle prime battute, The Studio mette in scena un mondo dove le logiche aziendali si scontrano con le aspirazioni artistiche, creando un quadro tanto esilarante quanto amaramente realistico. Rogen e Goldberg, che hanno già ampiamente dimostrato di saper maneggiare satira e registro grottesco grazie a titoli come The Boys e This is the End (ma l'elenco potrebbe allungarsi) dipingono un affresco che non si limita a parodiare superficialmente Hollywood, ma ne evidenzia anche alcune delle sue contraddizioni più profonde. La serie si muove con agilità tra dialoghi serrati, situazioni surreali e momenti di introspezione, tratteggiando un protagonista che, sebbene profondamente calato nel cinismo dell’industria, riesce a non perdere mai del tutto il suo entusiasmo per il grande schermo.

The Studio, il Boris hollywoodiano
Courtesy of Apple TV+

Uno degli elementi più affascinanti di The Studio è, come dicevamo in apertura, senz'altro la sua capacità di porsi, allo stesso tempo, sia come un atto d’accusa che come un’ode alla macchina del cinema e al suo sempiterno fascino. Se da un lato, quindi, non risparmia frecciate alle logiche opportunistiche che, forse oggi più che mai, governano Hollywood –  dalle decisioni dettate esclusivamente dall’algoritmo ai blockbuster senz’anima – dall’altro celebra l'irresistibile magia di un’arte che continua a incantare e, nei casi migliori, ad innovare.

Il paragone con Boris

Il paragone con Boris, la celebre serie italiana che ha smascherato con ironia i retroscena della televisione, è inevitabile: anche la serie TV The Studio sfrutta infatti un approccio meta-cinematografico, giocando con i codici dell’industria e coinvolgendo direttamente lo spettatore in un meccanismo in cui la finzione sembra quasi specchiarsi nella realtà. L'inclusione di numerose guest star nel ruolo di se stessi – tra cui Martin Scorsese, Ron Howard, Bryan Cranston, Zac Efron e Zoe Kravitz – aggiunge un ulteriore strato di realismo e complicità, trasformando la serie in una giostra irresistibile per cinefili e addetti ai lavori.

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Una scrittura brillante e un cast affiatato

Se The Studio fosse solo un esercizio di stile, rischierebbe di ridursi a un prodotto di nicchia, apprezzabile solo dagli addetti ai lavori. Invece, grazie a una scrittura brillante e a un cast affiatato, riesce a conquistare anche chi non ha familiarità con le dinamiche dell’industria. Il ritmo incalzante e la capacità di intrecciare ironia e critica sociale ne fanno una delle comedy più intelligenti e godibili degli ultimi anni.

Seth Rogen e il suo team dimostrano ancora una volta di saper decostruire con arguzia i miti della cultura pop, regalando al pubblico un'opera che è al tempo stesso una commedia esilarante e un affresco tagliente di Hollywood. The Studio non si limita a raccontare il cinema: lo disseziona, lo prende in giro, lo esalta e, alla fine, gli rende il tributo che merita.

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Fabio Giusti
Redattore

Nato a Napoli e adottato da Roma, passa la quasi totalità delle sue ore da sveglio a leggere libri, ascoltare musica e vedere molti (ma mai troppi) film. E, se consideriamo che ha 48 anni, sono davvero un sacco di ore. Nel tempo che resta scrive. Dei libri che legge, della musica che ascolta e dei molti (ma mai troppi) film che vede.

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