Isola di Santo Stefano, Ponza
Isola di Santo Stefano, Ponza. Shutterstock by DinoPh

È una delle più piccole isole Pontine, ma è selvaggia e nasconde una meraviglia architettonica

L’Isola di Santo Stefano è un luogo selvaggio che nasconde un antico carcere borbonico, una perla delle Pontine tutta da scoprire.
A cura di Alessandro Cipolla
Articolo pubblicato il:
19 Agosto 2025

L'Isola di Santo Stefano è un luogo bello e misterioso, con tutto il suo particolare splendore, e presto potrebbe essere completamente fruibile a seguito dei 70 milioni di euro stanziati per il recupero del carcere borbonico che si trova sull'isola. Procediamo però per ordine, cercando di scoprire meglio questa sorta di Alcatraz in salsa nostrana - che al tempo stesso è anche un gioiello naturistico immerso in una delle zone più belle e affascinanti del Belpaese. Per prima cosa cerchiamo di capire dove si trova. L'Isola di Santo Stefano è una delle più piccole isole delle Pontine e si trova circa a 2 chilometri a largo di Ventotene.

Ben nota fin dai tempi dei romani, che la chiamavano Partenope o Palmosa, la sua origine come tutte le Pontine è vulcanica, con il suo diametro che è di circa 500 metri per una grandezza totale di 27 ettari. Il carcere, costruito nella seconda metà del '700, ha reso l'isola celebre e iconica. Del resto già i Romani utilizzavano l'isola per mandare in esilio le persone poco gradite. I Borboni invece utilizzavano questa struttura per rinchiudere rivoluzionari e camorristi - eh sì, esistevano anche nei secoli scorsi - e furono diverse le rivolte che si susseguirono nel carcere.

Anche con l'unità di Italia il carcere continuò a essere utilizzato per rinchiudere soprattutto gli oppositori politici, una peculiarità che poi si accentuò durante il ventennio fascista. Uno dei detenuti più celebri fu l'anarchico Gaetano Bresci, l'assassino di re Umberto I che morì proprio in carcere in circostanze non proprio chiare. Il penitenziario è stato dismesso definitivamente nel 1965 e presto potrebbe essere completamente restaurato, ma nel frattempo l'Isola di Santo Stefano ugualmente è visitabile.

Il carcere dell'Isola di Santo Stefano

Spiaggia di Ventotene, sullo sfondo l'Isola di Santo Stefano
Spiaggia di Ventotene, sullo sfondo l'Isola di Santo Stefano. Shutterstock by DinoPh

L’aspetto ruvido e misterioso dell’Isola di Santo Stefano colpisce subito chi la ammira da lontano, come se portasse sul "volto" la sua storia di carcere galleggiante iniziata già in epoca romana. In seguito la potente famiglia Farnese, che governava il Ducato di Castro, fortificò l’isola nel XVI secolo. La sua funzione era quella di avamposto difensivo per proteggere la costa dagli attacchi dei pirati. Per secoli la sua storia si è intrecciata con quella del carcere borbonico, l’unico edificio oggi esistente sull’isola disabitata, mentre un incendio nel 2023 ha danneggiato gravemente la natura del luogo.

La grande particolarità del carcere di Santo Stefano è l'essere stato costruito secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham. L'idea di fondo è quella di permettere a una sola guardia di poter sorvegliare tutte le celle dei carcerati. La pianta della struttura così è a ferro di cavallo e distribuita su tre livelli, simbolicamente chiamati Inferno, Purgatorio e Paradiso, con tutte le celle che guardano verso un punto comune. Il carcere, una sorta di girone dantesco che ospitava anche 600 detenuti contemporaneamente, dopo la chiusura fu lasciato sostanzialmente al suo destino e in stato di abbandono. Nel 2016 così l'allora governo ha stanziato 70 milioni per il suo recupero: quasi dieci anni dopo però i lavori ancora devono concludersi nonostante un susseguirsi di commissari, con la struttura che dovrebbe diventare un moderno museo.

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Come arrivare

Il carcere dell'Isola di Santo Stefano si intravede da Ventotene
Il carcere dell'Isola di Santo Stefano si intravede da Ventotene. Shutterstock by Simone Angelo Ferri

Non c'è solo il carcere da vedere all'Isola di Santo Stefano. Stiamo parlando infatti di un luogo selvaggio dove la natura regna sovrana, facente parte della Riserva Naturale Statale e dell’Area Marina Protetta delle Isole di Ventotene e Santo Stefano. Come arrivare allora in quest'isola che per secoli è stato il luogo perfetto per separare i detenuti dal continente? Occorre subito specificare una cosa: non ci sono servizi di traghetto regolari per l'isola, questo però non vuol dire che è impossibile raggiungerla. Si può arrivare infatti tramite imbarcazioni private o tour organizzati che partono dalle vicine Isole Pontine e dai porti della terraferma.

Da Ventotene, Ponza, Formia o Terracina, si può partire così alla volta di Santo Stefano non solo per fare un bagno sotto le spigolose scogliere dell'isola - perfette per le immersioni subacquee vista la presenza di relitti nella zona -, ma anche per fare del trekking. Il luogo infatti è ideale per delle escursioni tra la natura del luogo e le rovine dei vecchi edifici realizzati nei secoli. Occorre ricordare però che non esistono strutture ricettive o turistiche sull'isola, quindi occorre portarsi dietro tutto il necessario se si decide di passare delle ore in questo luogo così selvaggio in attesa del pieno recupero del carcere.

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Alessandro Cipolla
Redattore

Marchigiano di nascita e romano d'adozione, giornalista pubblicista e laureato al D.A.M.S., ama scrivere e raccontare tutto ciò che lo circonda, ma non chiedetegli di prendere l'aereo...

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