quartiere Coppedè
Il quartiere Coppedè a Roma - foto via Shutterstock/Alessandro Romagnoli

Alla scoperta di Coppedè: il quartiere incantato di Roma tra fiaba, arte e mistero

Un viaggio tra architetture visionarie, simboli esoterici e leggende urbane
A cura di Letizia Rogolino
Articolo pubblicato il:
4 Ottobre 2025

Nel cuore della Capitale, ricco di storia e curiosità e nascosto tra i più tradizionali quartieri Trieste e Salario, sorge un luogo quasi irreale: il quartiere Coppedè. Più che un quartiere vero e proprio, si tratta di un affascinante complesso architettonico, un angolo di città che sembra uscito da un sogno, dove ogni palazzo racconta una storia diversa, tra simbolismi misteriosi, richiami fantastici e suggestioni cinematografiche.

Dal 26 al 28 settembre 2025 il quartiere si è animato per festeggiare i suoi 100 anni, ospitando tre giorni di iniziative come convegni, mostre, visite guidate e una parata di auto storiche che ha attraversato le strade del II e del III Municipio. Cogliamo l'occasione per ricordare perché è speciale questa zona di Roma e perché vale la pena visitarla.

La storia del quartiere Coppedè

Fontana delle rane
Fontana delle Rane a Roma - foto via Shutterstock/Vlas Telino studio

Il quartiere Coppedè prende il nome dal suo ideatore, l’architetto Gino Coppedè (al secolo Luigi Coppedè), che ricevette l’incarico di progettare un complesso residenziale esclusivo all’inizio del XX secolo. I lavori iniziarono nel 1916 e terminarono nel 1927. L’obiettivo era costruire un quartiere fuori dagli schemi, in grado di coniugare estetica, lusso e originalità.

Coppedè creò un vero e proprio capolavoro urbanistico, mescolando stili molto diversi tra loro: Liberty, Art Déco, gotico, barocco, medievale e rinascimentale. Il risultato? Un’opera d’arte a cielo aperto, unica in Italia. Il nucleo centrale è Piazza Mincio, dove troneggia la celebre Fontana delle Rane, punto nevralgico attorno al quale si dispongono i palazzi e i villini decorati con mascheroni, fregi, archi e torri. L’intero quartiere comprende 26 palazzine e 17 villini.

Perché è così famoso

Coppedè è diventato negli anni un luogo iconico, soprattutto per il suo aspetto fuori dal tempo. Le sue architetture richiamano mondi fantastici, spesso accostati a quelli delle fiabe o del cinema gotico. A renderlo ancora più affascinante sono i dettagli: ogni edificio è decorato con simboli, animali fantastici, richiami esoterici o mitologici. Passeggiare per le sue vie è come immergersi in un racconto visivo ricco di mistero e suggestione.

Oltre alla Fontana delle Rane, uno degli elementi più riconoscibili è l’imponente arco di ingresso al quartiere, decorato con un grande lampadario in ferro battuto, che introduce i visitatori in un’atmosfera surreale, quasi teatrale.

I personaggi illustri e le storie curiose

Roma Coppedè
Tra storia e curiosità, dettaglio di un edificio nel quartiere Coppedè - foto via Shutterstock/christianthiel.net

Anche se spesso considerato un luogo silenzioso e residenziale, il quartiere Coppedè è stato scelto come dimora o luogo d’ispirazione da numerosi personaggi famosi.

Tra questi, il celebre tenore Beniamino Gigli abitò in una delle villette del quartiere, attratto dalla bellezza e dall’esclusività della zona. Tra le leggende più curiose, si racconta che nel 1965 i Beatles, in visita a Roma, abbiano festeggiato una serata tuffandosi vestiti nella Fontana delle Rane. Un episodio forse mai confermato ufficialmente, ma che contribuisce ad alimentare il mito del luogo.

Ricco di storia e curiosità, Coppedè è un quartiere che premia l’occhio attento. Alcune chicche da non perdere: Il Palazzo del Ragno, uno degli edifici più iconici, decorato con un enorme ragno scolpito sopra il portone, simbolo di potere e controllo. I Villini delle Fate: un insieme di abitazioni dall’aspetto fiabesco, con dettagli medievali, archi gotici e motivi floreali.

Inoltre molte decorazioni richiamano il film muto Cabiria, per il quale Gino Coppedè aveva realizzato scenografie teatrali. E molti fregi e sculture sono interpretati come simboli esoterici, alcuni dei quali ancora oggi oggetto di studio e interpretazione.

Come visitarlo

Visitare il quartiere Coppedè significa rallentare e osservare con attenzione. L’ingresso più suggestivo è quello da via Tagliamento, passando sotto l’Arco dei Palazzi degli Ambasciatori. Da lì, si accede a Piazza Mincio, cuore pulsante del complesso.

Una passeggiata lungo via Dora e via Tanaro, per ammirare da vicino le facciate, le finestre e i balconi, tutti riccamente decorati. Il quartiere è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e si presta perfettamente a una visita a piedi, magari accompagnata da una guida esperta che possa raccontarne le storie più segrete.

La Casina delle Fate aperta al pubblico

La Casina delle Fate è uno degli edifici più incantevoli e misteriosi del quartiere Coppedè, che per la prima volta apre ai visitatori le porte del suo giardino segreto questo autunno 2025. Un’occasione rara e imperdibile per ammirare da vicino le facciate riccamente decorate e respirare l’atmosfera fiabesca che circonda questo luogo unico nel suo genere.

Progettata da Gino Coppedè tra il 1920 e il 1927, la Casina delle Fate è in realtà un piccolo complesso residenziale composto da tre villini indipendenti, uniti da uno stile visionario e da un gusto scenografico inconfondibile. L’architetto fiorentino mescolò con maestria influenze Liberty, Art Déco, medievali, rinascimentali e barocche, dando vita a una delle costruzioni più stravaganti e affascinanti della capitale.

L’effetto d’insieme è quello di un castello uscito da un racconto fantastico, ma radicato saldamente nel cuore della Roma del Novecento. Con l’apertura del giardino interno, per la prima volta il pubblico può accedere a uno degli spazi più intimi e suggestivi del quartiere Coppedè, solitamente chiuso e riservato ai residenti.

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Letizia Rogolino
Redattrice

Giornalista e copywriter, appassionata di cinema, serie TV e viaggi. Cinefila incallita e anima vagabonda, amo perdermi tra i road movie, il mare e le atmosfere degli anni '80. I dolci sono il mio comfort food, guidare mi rilassa, correre all’aria aperta mi rigenera. E quando posso, suono il banjo. Racconto storie, luoghi ed emozioni con la stessa curiosità con cui esploro il mondo.

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