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Da martedì 28 ottobre 2025 OpenAI è diventata un'azienda a tutti gli effetti. Si è conclusa così una ristrutturazione in corso da oltre un anno che ha portato l'organizzazione madre di ChatGPT a trasformarsi in una società a scopo di lucro.
La decisione di abbandonare il modello non profit con cui nacque e si sviluppò negli anni era previsto da tempo, soprattutto alla luce della necessità sempre maggiore di fondi ingenti per poter competere con la concorrenza. Ma cosa cambia in concreto per OpenAI? E perché è diventata una società a scopo di lucro? Proviamo a fare un po' di chiarezza.

OpenAI nacque 10 anni fa come organizzazione non profit volta a promuovere e sviluppare un'intelligenza artificiale per il bene comune. Era lo slogan condiviso fra i vari investitori che ne contribuirono alla formazione, tra cui Elon Musk, dimesso dal consiglio di amministrazione nel 2018, e Sam Altman, attuale amministratore delegato.
Da alcuni anni la struttura di OpenAI era già una sorta di ibrido che comprendeva sia una divisione interna non profit, sia una a scopo di lucro, un modello che le permetteva di avere degli investitori e di poter sopravvivere in un mercato che via via diventava sempre più concorrenziale.
È infatti proprio questo ciò che ha spinto Altman e i suoi a virare verso il modello aziendale, ovvero di una società a scopo di lucro, proprio per essere più attraente per gli investitori mirando di conseguenza a raccogliere gli enormi fondi di cui ha bisogno.
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Una riorganizzazione societaria che era attesa da tempo, dunque, e che consente a OpenAI di ricevere molti più soldi dagli investitori, fondamentali per poter continuare a essere uno dei pilastri mondiali dell'intelligenza artificiale. Servono a OpenAI per continuare a sviluppare nuovi modelli linguistici e, più in generale, per coprire le spese ingenti di tutto ciò che c'è attorno all'AI.
Ovvero le risorse per vigilare affinché la tecnologia venga sviluppata e usata in modo sicuro e vantaggioso per l'umanità. come imponeva la missione originaria, ma soprattutto per continuare a innovare e a investire sui costosissimi studi di ricerca per l'AGI, l'intelligenza artificiale generale, ovvero un nuovo tipo di AI che sarebbe potenzialmente capace di fare qualsiasi cosa un essere umano sia in grado di imparare a fare, una nuova tecnologia che potrebbe avere un impatto enorme sulla scienza, sull’innovazione e, in generale, sulla vita delle persone.
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Il nuovo obiettivo principe di OpenAI è dunque il profitto, ora in maniera più chiara ed esplicita. Un'azienda che tuttavia si dovrà muovere in equilibrio tra gli interessi economici interni e dei suoi investitori e la sua missione originaria, quella di promuovere e sviluppare un'intelligenza artificiale amichevole che sia utile e benefica per l'umanità.
Staremo a vedere in che modo OpenAI proverà a conciliare le due parti, come e quanto sarà in grado di garantire gli obblighi di trasparenza nei confronti degli utenti e le esigenze di regolatori e azionisti, considerando anche che il prossimo passaggio è probabile sia la quotazione in borsa, considerando la sua trasformazione in "società benefit", cioè in azienda che, oltre al profitto economico, mira ad avere un impatto positivo sulla società e sull'ambiente.
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