Palazzo di Google a Mountain View
Palazzo di Google a Mountain View - foto di Markus Mainka su Shutterstock

Perché Google vuole costruire dei data center nello Spazio

Con il Progetto Suncatcher Google prova ad affrontare il problema delle enormi risorse richieste dall'IA
A cura di Pietro Paolucci
Articolo pubblicato il:
16 Novembre 2025

Negli scorsi giorni Google ha presentato il Progetto Suncatcher, un'iniziativa finalizzata alla realizzazione di data center nello Spazio, ovvero quelle imponenti strutture che si occupano di elaborare i dati con cui funzionano praticamente tutti i servizi digitali, IA comprese.

L'obiettivo è, infatti, limitare l'enorme impatto ambientale delle operazioni basate sull'intelligenza artificiale, che richiedono ingenti quantità di energia e risorse sempre maggiori. È solo un'idea per ora, un progetto ancora in fase embrionale benché interessante in quanto ambizioso e potenzialmente vantaggioso su vari fronti. Intanto, eccone una panoramica.

Cos'è il Progetto Suncatcher di Google

App Gemini di Google
App Gemini di Google - Shutterstock, foto di miss.cabul

È un progetto di ricerca con cui Google, come anticipato, mira a creare dei data center spaziali componendo una sorta costellazione di satelliti con TPU (chip proprietari per il machine learning) alimentati dall'energia solare e connessi attraverso collegamenti ottici, senza cavi o altri supporti fisici.

Un approccio del genere ha un grande potenziale in termini di scalabilità e, viceversa, un minimo impatto ambientale sulle risorse terrestri, due degli ingredienti che sono alla base del Progetto Suncatcher di Google. Un progetto che, come anticipato, ha l'obiettivo di affrontare le richieste sempre maggiori del settore delle intelligenze artificiali, che necessitano di enormi quantità di energia e di ingenti risorse computazionali.

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Data center nello Spazio: vantaggi e svantaggi

Palazzo di Google Cloud
Palazzo di Google Cloud - Shutterstock, foto di Bluestork

L'accessibilità all'energia solare è il principale vantaggio alla base del progetto di Google, come suggerisce il nome stesso Suncatcher. Perché dei pannelli solari posizionati in orbita su satelliti ad hoc esposti quasi ininterrottamente al Sole possono essere fino a otto volte più produttivi rispetto agli stessi montati sul suolo terrestre, spiega Google.

Importante anche il fattore scalabilità, in quanto un sistema simile permette di adeguare la costellazione di data center spaziale alle esigenze di calcolo future dei sistemi di intelligenza artificiale che, con buona probabilità, continueranno ad aumentare nel tempo. Tutto ciò si tradurrebbe in un minore impatto sulle risorse ambientali terrestri.

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D'altra parte, ci sono varie sfide economiche e tecniche che Google deve affrontare. A partire dagli elevati costi per la realizzazione, passando per la gestione termica, l'affidabilità, fino alle capacità dei collegamenti inter-satellitari. Perché per offrire prestazioni paragonabili a quelle dei data center terrestri, sono necessari collegamenti tra satelliti che supportino decine di terabit al secondo, velocità per ora irraggiungibili.

Google ha fatto sapere che entro l'inizio del 2027 lancerà nello Spazio due satelliti sperimentali per testare il funzionamento dei modelli e dell'hardware TPU previsto per il progetto Suncatcher. In caso di esiti e sviluppi positivi, serviranno comunque degli anni prima che un sistema spaziale simile diventi competitivo e/o alternativo ai data center terrestri.

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Pietro Paolucci
Pietro Paolucci
Redattore

Nato a Roma, è un giornalista che si occupa soprattutto di tecnologia e innovazione. Dalle lauree in Letteratura Musica Spettacolo e in Filologia Moderna si indovinano alcuni suoi interessi, ma gli piacciono anche le montagne, nuotare, la psicologia e andare nei posti che non conosce. Ha tre biciclette, quattro chitarre e altre cose che non ha tempo di rispolverare, dice. Da vecchio vorrebbe mettere piede su Marte, o quantomeno scriverne un reportage.

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