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Alla Festa del Cinema di Roma, Ari Aster, regista visionario di Hereditary, Midsommar e Beau ha paura, ha presentato il suo ultimo, attesissimo film Eddington, nelle sale italiane dal 17 ottobre 2025. Con la sua solita intelligenza tagliente, Aster ha parlato della genesi del film scritto in piena pandemia, della crisi collettiva che ha ispirato la narrazione, della sua visione disillusa sul futuro e dell’impatto della tecnologia sulla psiche umana.
Al centro del discorso, anche il suo rapporto con Joaquin Phoenix e il ritorno al western come lente per riflettere sull’America di oggi. Un dialogo profondo tra cinema, società e fragilità individuale, che conferma ancora una volta il regista come una delle voci più radicali e coraggiose del cinema contemporaneo.
Maggio 2020. In una remota cittadina del New Mexico, il fragile equilibrio sociale si spezza quando un acceso conflitto tra lo sceriffo locale, interpretato da Joaquin Phoenix, e il sindaco, a cui dà volto Pedro Pascal, accende la miccia di una crisi destinata a degenerare. Le tensioni latenti esplodono rapidamente, trasformando Eddington in un campo minato emotivo e politico.
Mentre la popolazione si divide in fazioni sempre più agguerrite, tra sospetti, alleanze instabili e paure crescenti, la cittadina diventa il teatro di un’escalation incontrollabile, in cui nulla è come sembra e ogni scelta può cambiare per sempre il destino dei suoi abitanti.
Lo hai scritto in piena pandemia nel 2020, ma considerando quello che è successo dopo, potremmo dire che poco è cambiato da quel periodo. Che ne pensi?
Sì, le cose sono peggiorate nel mondo. Me lo aspettavo? Non fino a questo punto. Ho scritto il film nel 2020, tra fine Maggio e inizio Giugno quando è ambientato il film. Sentivo qualcosa che aleggiava nell'aria ma non avevo percepito prima nel Paese. Tutto cambia così rapidamente e sapevo che sarebbe stato utile afferrare anche solo una settimana di quel periodo. Ho scelto la settimana più carica e pesante e, sebbene il film tecnicamente si possa considerare d'epoca, credo sia ancora più pertinente e attuale oggi perchè quello che è successo negli Stati Uniti di recente ci aiuta a interpretare il film in maniera diversa.
Quando pensi a un film parti già con un genere in testa o ti viene scrivendo la sceneggiatura?
Non comincio mai con il genere, i film iniziano con un soggetto o un'immagine e la seguono. La tendenza è comprendere quale sia il percorso più giusto per una storia. E vorrei continuare a lavorare in questo modo. Se inizi dal genere forse potrebbe funzionare, ma è qualcosa di limitante.
Come mai hai pensato che il western fosse il genere giusto per raccontare Eddington e credi che in futuro sceglierai di raccontare una storia attraverso la commedia?
Il mio ultimo film lo considero una commedia anche se è una commedia incubo e in tutto il film ho fatto di tutto per farmi ridere. Questo film è una dark comedy, ma spero che sia molte altre cose, che sia triste, ricco di suspance, e il genere western mi sembrava giusto per molti motivi. Io vengo dal New Mexico e conosco il Sud West molto bene, è una zona che capisco fino a un certo punto e quel paesaggio si presta al western.
Il western è un genere interessante perchè è un genere nazionale in America, parla del sogno americano e del mito dell'America e al contempo, nelle sue migliori condizioni, fa i conti con la realtà dell'America. Ora in tutto il mondo siamo in un momento senza precedenti, ho la sensazione che un vecchio sistema stia crollando e siamo all'apice per arrivare a qualcosa di nuovo. Pertanto mi sembrava giusto rivolgermi alle tradizioni dei western, una tradizione che si occupa delle basi della fondazione del Paese, questioni di confini, legalità, elementi tribali, tutto mi sembrava adeguato.
Questo film si svolge nella pandemia, ma è un film sulla fragilità umana come Midsommar e di denuncia politica. Perchè hai affrontato questi temi?
Il mondo è in condizioni pessime in questo momento e io sono preoccupato e spaventato. Perchè non dovrei fare un film su questo? Credo ci sia una tendenza tra gli artisti a ritirarsi rispetto a queste cose, perchè considerare il futuro al momento sembra impossibile e molte persone non ci credono.
Io penso che se non uso il materiale del mondo, questo userà me, quindi devo trovare un senso in qualche modo. Presumo che uno dei doveri dell'artista sia quello di riflettere e fare da specchio dei tempi, io cerco di farlo, di riflettere il mondo così come è nella maniera più onesta possibile.
Stabilire quale sia la verità in un mondo in cui sembra sempre più difficile stabilire cosa è reale e cosa no ti spaventa?
Sì, molto. Credo sia una catastrofe perchè se siamo scontenti della situazione e, se percepiamo di stare sul percorso sbagliato, che speranza c'è che ci possa essere un'azione collettiva significativa? La situazione in cui ci troviamo ora è una ricetta che porta a scontri interni lanciandosi alla gola del vicino, mentre a livelli alti sta succedendo altro da cui siamo distratti. Molte persone nella mia vita hanno idee politiche diverse dalle mie, non c'è un venirsi incontro e fa male.
Questa alienazione credo sia frutto dell'evoluzione tecnologica in cui le persone speravano molto. Io parlo di qualcosa che è iniziato con internet, le persone erano entusiaste, c'erano ideali utopici che venivano alimentati e quelle speranze rapidamente sono andate deluse perchè alla fine tutto è stato infettato da interessi finanziari e cose simili. Credo che l'evoluzione tecnologica sia l'argomento qualcosa di disumanizzante.
L'omicidio di Charlie Kirk è stato un ulteriore passaggio della trasformazione del Paese?
Sì. Credo che le cose si siano significativamente esacerbate in quel momento, quell'evento in particolare getta una luce diversa su Eddington. Credo che Eddington sia in dialogo con questo momento in un modo che non potevo prevedere.
I personaggi in Eddington li vediamo agire ma li sentiamo pensare...
Sì sono interessato alla vita interiore delle persone nei miei film e questo film è corale, i personaggi sono numerosi e legati alla soggettività del personaggio di Joaquin Phoenix. Volevo capire Joe e credo che il film sia insidioso in questo senso perchè si allinea con lui, ma andando avanti si capisce dove si trova il film rispetto alle sue credenze e ideologia, cosa che dovrebbe diventare ancora più confusa. Con questo film gioco con la sua esperienza, è questione di calibrare.
Lavorare con Phoenix come è stato, come avete costruito insieme questo personaggio?
Lui è un attore molto specifico, un grande attore e prima di lavorare con lui in Beau Ha paura avevo la sensazione che fosse il migliore attore al mondo. Dopo averci lavorato ho pensato che fosse ancora di più di quello che avevo immaginato. Mette in dubbio qualsiasi cosa, per ogni scena ha domande da fare, e in Beau ha paura cercavo di trovare delle risposte soddisfacenti per lui. Ma durante le riprese mi sono reso conto che non cerca realmente una risposta, piuttosto fa domande per mantenere vivo il lavoro e stimolare.
A lui piace molto parlare, è un attore molto tecnico anche se dà sensazione di essere spontaneo e grezzo, non è così. Sembra un artigiano, può ripetere una cosa fintanto che suona onesta, ma quando percepisce che sta recitando si ferma e deve tornare al "laboratorio" in un certo senso per trovare un altro modo di fare la scena. Lavora molto diversamente da Pedro Pascal ed Emma Stone, mentre Butler lavora in modo simile.
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