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La 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si prepara ad accogliere uno dei titoli più attesi dell’anno: The Smashing Machine, il nuovo film di Benny Safdie con Dwayne “The Rock” Johnson nei panni di Mark Kerr, leggenda della lotta libera e delle arti marziali miste negli anni ’90.
Una pellicola che non racconta solo i trionfi sportivi di un campione, ma soprattutto le battaglie interiori di un uomo segnato da dipendenze, dolori e relazioni difficili. "Comprendi davvero paure, amori, tristezze e felicità. Se un attore sa aprirsi e raccontare queste emozioni, può offrire una grande interpretazione. Johnson, per la sua immagine di uomo forte, raramente ha avuto questa occasione" ha spiegato Safdie in un’intervista a GQ.
La storia di Mark Kerr comincia molto prima dei riflettori dell’UFC. Fin dai tempi del liceo si impose come talento eccezionale, diventando campione statale e, in seguito, atleta di punta alla Syracuse University, dove conquistò titoli NCAA e EIWA.
Nel 1997 il salto nelle arti marziali miste segnò la svolta: Kerr vinse quattro titoli mondiali ADCC e due tornei pesi massimi UFC, imponendosi come uno degli atleti più temuti al mondo. La sua forza devastante gli valse presto il soprannome di The Smashing Machine.
Dietro la corazza dell’atleta imbattibile, però, si nascondeva una fragilità profonda. Gli infortuni lo portarono a fare uso di antidolorifici, che presto si trasformarono in una dipendenza da oppiacei di mercato nero. La discesa agli inferi fu rapida e dolorosa: Kerr arrivò a un passo dalla morte per overdose e dovette essere ricoverato d’urgenza. Solo allora accettò di entrare in riabilitazione.
Accanto alla parabola sportiva e personale, la vita di Kerr fu segnata anche da un rapporto difficile con la moglie Dawn Staples, interpretata nel film da Emily Blunt. Il matrimonio, celebrato nel 2000, fu costellato da crisi, separazioni e riconciliazioni, aggravate dall’alcolismo di Staples e dalle tensioni quotidiane. Un legame intenso e distruttivo, che nel tempo lasciò ferite profonde a entrambi.
Non è la prima volta che la vita di Kerr diventa materia narrativa. Già nel 2002 la HBO gli dedicò un documentario intitolato The Smashing Machine, che svelò per la prima volta i lati più oscuri della sua esistenza. Il film di Safdie, tuttavia, promette di andare oltre: mescolando realismo documentario e introspezione, ricostruisce non solo la carriera straordinaria di un atleta, ma anche il prezzo altissimo che ha dovuto pagare fuori dal ring.
Per Johnson, noto soprattutto per i blockbuster d’azione, si tratta di una sfida nuova: interpretare un personaggio complesso, fragile e segnato da contraddizioni. Secondo Safdie, proprio la capacità di “unire forza e vulnerabilità” rende l’attore perfetto per questo ruolo.
Mark Kerr ha continuato a combattere fino al 2009, anno del suo ritiro definitivo. Oggi la sua vicenda rimane una delle più emblematiche del mondo dello sport: la parabola di un campione che ha conosciuto la gloria, ma anche l’abisso della dipendenza, e che ha dovuto combattere battaglie ben più dure di quelle affrontate sul ring.
Con The Smashing Machine, in anteprima a Venezia 82, Safdie porta sullo schermo una storia vera che parla di coraggio, fragilità e resistenza, ricordando che, a volte, la lotta più difficile è quella contro se stessi.
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