Food & Drink

8 curiosità sul vino che forse non sapevi

Dal cin cin al bicchiere della staffa, fino al fondo della bottiglia
A cura di   Giulia Mariani

Bottiglie e curiosità sul vino

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Bottiglie e curiosità sul vino

Bottiglie e curiosità sul vino

L'Italia ha un legame indissolubile con il vino: basti pensare, ad esempio, al fatto che siamo il Paese con la maggiore varietà di vite autoctona al mondo. Ma senza entrare troppo nel merito della questione vitivinicola, questa pregiata bevanda porta con sé alcuni trivia davvero interessanti, legati in particolare ai modi e ai costumi diffusi in Italia - e non solo. Modi di dire e di fare, peculiarità e comportamenti specifici, consigli pratici per vivere al meglio l’esperienza di assaggio... Scommettiamo che queste 8 curiosità sul vino non le sapevi!

Le 8 curiosità sul mondo del vino
Una persona versa del vino rosso in un calice
- Shutterstock by Olga Pink

1. Perché l’ultimo bicchiere della serata si chiama bicchiere della staffa?

Quante volte avete utilizzato la frase idiomatica farsi il bicchiere della staffa? Come in tutti i modi di dire della lingua italiana, per comprenderne il significato si deve tornare alla storia originale. Il bicchiere della staffa è l’ultimo bicchiere di vino o altri alcolici che si beve prima di congedarsi e dividersi dalla compagnia. La diffusione di questa frase risale all’Ottocento, quando i cavalieri, in procinto di andare a casa, bevevano l’ultimo bicchiere di vino con il piede già nella staffa, pronti a montare sul cavallo e partire. Era quindi il bicchiere bevuto un attimo prima di andarsene, proprio come ora. 

2. Perché le bottiglie sono di differenti colori?

Le bottiglie di vino cambiano, tra loro: di forma, ma soprattutto di colore. Ci sono bottiglie di vetro trasparente, soprattutto per i vini bianchi da bere giovani, ma sono principalmente di vetro verde-marrone, più o meno scuro. La motivazione, più che estetica, è pratica: nel tempo, si è scoperto che i colori più scuri garantiscono una migliore conservazione del prodotto, proteggendolo dalla luce del sole. Più il vino ha bisogno di essere invecchiato, più la bottiglia dovrà essere tendente al marrone: questa, infatti, è una curiosità sul vino che ha un risvolto pratico! Questo avviene non soltanto per il vino, ma anche per altri generi alimentari, come l’olio. Le proprietà organolettiche, con il buio, restano invariate: l’esposizione luminosa favorisce l’ossidazione del liquido, alterandone la qualità. É per questo motivo che sta avendo sempre più successo nell’arte vitivinicola il terroir sottomarino.

Curiosità sul vino: l'inclinazione delle bottiglie
Bottiglie inclinate - Shutterstock by Viktoriia Hnatiuk

3. Perché le bottiglie si conservano in posizione inclinata?

Anche in questo caso, si tratta di una questione chimica che diventa, per la sua particolarità, un’interessante curiosità sul vino. Conservare il vino nel modo giusto è molto importante, per evitare che il nettare d’uva si inacidisca o si rovini. É necessario che la temperatura non superi i 14 gradi, che le bottiglie non siano esposte alla luce diretta del sole e l’umidità dell’aria sia abbastanza elevata, per mantenere sempre idratato il sughero ed evitare l’ossidazione del vino. In questo senso, anche l’inclinazione è di fondamentale importanza: non è solo un fattore estetico delle cantine a vista! La posizione orizzontale garantisce il continuo contatto del vino con il tappo di sughero e la conseguente umidificazione, indispensabile per mantenerlo abbastanza elastico e bagnato da non rovinare il tappo stesso e, di conseguenza, il vino. Inclinazione ideale: 5°.

4. A cosa serve la concavità nel fondo della bottiglia?

Uno dei falsi miti sul vino riguarda la concavità nel fondo della bottiglia: non è vero che la sua funzione sia di infilarvi il pollice per facilitare il servizio. Questa diventa una curiosità sul vino molto interessante. Quando la lavorazione del vetro non era industriale, ma artigianale, spesso il fondo delle bottiglie veniva tondeggiante e per garantire la stabilità della bottiglia veniva spinto verso l’interno. Sembra essere, quindi, un retaggio storico, che in realtà assume comunque una funzione pratica. Il fondo concavo permette di concentrare lì i sedimenti del vino, così che non risalgano a galla quando viene versato il vino. Per i vini spumanti, ancor di più: il fondo concavo serve sia per afferrare la bottiglia alla base per il sabrage che per renderla più resistente.

Come nasce il cin cin?
Cin cin - Shutterstock by siamionau pavel

5. Perché si brinda urtando i calici?

Il brindisi è sinonimo di gioia e convivialità, ma perché si festeggia urtando i calici? Questa usanza risale all’Antica Roma e ha a che fare con le tante congiure che imperavano all’epoca. Diffidenza era la parola d’ordine. Non ci si poteva sempre fidare dei commensali seduti alla stessa tavola: era comune che venissero offerti cibi e bevande avvelenati cibi e bevande. Per ovviare a tutto ciò, si iniziò a brindare fragorosamente, molto più forte di come siamo abituati a fare oggi. In questo modo il vino fuoriusciva dalla coppa - molto più resistente dei nostri calici -, scambiando delle gocce con quelle degli altri commensali. Solo così si poteva avere la certezza che la propria bevanda non fosse avvelenata. Anche alla salute ha una matrice simile: era un modo utilizzato dal padrone di casa per rassicurare tutti i presenti che il vino era buono.

6. Perché si dice cin cin?

Oggi la frase più diffusa in italiano durante i brindisi è cin cin, ma questo modo di dire è, in realtà, di origine cinese. Si tratta, infatti, dell’italianizzazione di ch’ing - ch’ing, che letteralmente significa prego - prego. Si usava principalmente nella zona costiera del Canton, la grande città portuale a nord-ovest di Hong Kong in cui transitavano molti mercantili britannici. I marinai europei importarono questo modo di brindare nelle loro città: l’onomatopea del rumore di tintinnio dei calici di vetro che si toccano ha fatto sì che questo termine trovasse terreno fertile anche in Italia.

Le forme dei calici sono importanti
Calice a forma di tulipano per vini bianchi - Shutterstock by il21

7. Perché si usano bicchieri di forme diverse?

Ogni vino ha bisogno del suo calice specifico: non si tratta semplicemente di aroma, la forma del calice influenza anche il quantitativo di vino che entra in bocca e il movimento intorno alla lingua. Più un calice è stretto, come il flûte, più il sapore si condensa nella parte centrale della lingua. Un calice largo, ad esempio, è funzionale a far ossigenare meglio il vino e sprigionare profumi e sapori più complessi: i vini invecchiati hanno bisogno di queste forme. Per i vini più floreali al naso, soprattutto i bianchi più fruttati, non è necessario e si predilige una forma più stretta. I bianchi, però, è meglio che vengano serviti su calici a tulipano, che riescono a mantenere la temperatura più bassa, tipica di questa tipologia di vino.

8. Esiste il vino di altri colori?

L’ultima è una curiosità sul vino veramente molto particolare. Siamo abituati a pensarlo esclusivamente bianco, rosso o, al massimo, rosé. Recentemente è dilagato il trend degli orange wine, o vini macerati, in cui il colore prevalente - anche se la vividezza varia da bottiglia a bottiglia - è l’arancione. Le tonalità sono varie, ma oscillano sempre all’interno di queste palette. Non esiste un vino verde o blu. Sbagliato! Il vino blu esiste, si chiama Gik ed è della stessa tonalità del Curaçao. Prodotto da un’azienda vitivinicola spagnola e frutto di ricerca e sperimentazione, il Gik è l’unico vino blu al mondo. La ricetta è segreta, ma sembra essere una miscela particolare di uve bianche e rosse di origine basca, con l’aggiunta dei coloranti alimentari antocianine e indaco, che conferiscono l’iconico colore.

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