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Giro di vite contro chi abbandona gli animali: dal 1° luglio 2025 è entrata in vigore una riforma sostanziale - legge 82/2025 - che modifica il Codice penale italiano, con l’obiettivo di rafforzare la tutela degli animali riconoscendo loro lo status di esseri senzienti e dunque soggetti di diritto. Una svolta normativa con fondamentali ripercussioni culturali che mutano una volta per tutte la concezione di animale quale mera proprietà umana. Vediamo quindi cosa cambia con la nuova legge contro l'abbandono degli animali.
Di seguito vediamo tutti i dettagli della legge 82/2025 contro l’abbandono o il maltrattamento degli animali, dalle multe salate alla reclusione in carcere. Si tratta di un insieme di novità volte a proteggere non solo la vita, ma anche il benessere degli animali, identificati come portatori di diritti autonomi, secondo una visione che cambia radicalmente il quadro giuridico tradizionale, intonandolo a una maggiore consapevolezza nei confronti degli esseri viventi.
Chi lascia un animale in strada ora rischia fino a un anno di carcere e una multa che può arrivare a 10.000 euro. E se l’abbandono avviene con un mezzo di trasporto – come purtroppo capita ancora troppo spesso in autostrada – è prevista anche la sospensione della patente per sei mesi fino a un anno. Le conseguenze possono essere ancora più gravi se l’animale abbandonato provoca un incidente: in questi casi si rischia di essere incriminati per omicidio stradale o lesioni personali gravi, con pene che possono arrivare fino a sette anni di carcere.
Anche per chi maltratta o uccide un animale ci sono importanti novità. Togliere la vita a un animale senza una ragione valida (come un’emergenza sanitaria certificata che autorizza all'eutanasia) comporta una reclusione fino a tre anni, e multe fino a 30.000 euro. Se poi l’animale è stato torturato o seviziato, la pena può salire fino a quattro anni di carcere. I maltrattamenti invece restano puniti con la reclusione fino a due anni ma diventano più gravi – anche di un terzo – se avvengono in pubblico, davanti a minori o con la pubblicazione di contenuti sui social.
La riforma interviene allo stesso modo su fenomeni tristemente ancora presenti, come i combattimenti tra animali, compresi quelli trasmessi online. Le pene per chi organizza, partecipa o promuove la spettacolarizzazione della violenza sono state inasprite fino a quattro anni di carcere.
Tra i cambiamenti più concreti figura il divieto di tenere cani o gatti alla catena, a meno che non ci sia una motivazione sanitaria certificata da un veterinario. Chi viola questa norma può essere multato fino a 5.000 euro; in più, le nuove regole prevedono che anche le aziende possano essere chiamate a rispondere penalmente se coinvolte in reati contro gli animali, come ad esempio nel traffico illecito o nel maltrattamento imputato agli allevamenti intensivi.
La legge 82/2025 contro l'abbandono e il maltrattamento degli animali segna un passaggio fondamentale, per cui gli animali non sono più considerati solo come oggetti di cui prendersi cura per empatia o sensibilità, ma come soggetti di diritto, con una propria dignità e perciò meritevoli di essere protetti con strumenti adeguati. L’inasprimento delle pene ha un obiettivo chiaro, ossia scoraggiare chi pensa di poter maltrattare, abbandonare o sfruttare gli animali senza conseguenze: una riforma chiave che – finalmente – parla di giustizia, civiltà e rispetto verso tutte le specie.
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