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Dopo oltre trent’anni al timone di Vogue US, Anna Wintour lascia la direzione della celebre rivista di moda. La leggendaria direttrice, resa ancora più iconica dal film Il Diavolo veste Prada, in cui era interpretata da Meryl Streep, continuerà comunque a ricoprire la sua carica di responsabile dei contenuti di Condé Nast e di direttrice editoriale globale di Vogue. Ma la notizia che in queste ore sta scuotendo le fondamenta dell’editoria di settore, segna comunque la fine di un’era. Perché non si tratta solo di un cambio di leadership: l’uscita di scena della Wintour rappresenta un evento epico per il mondo della moda, tanto per l’icona che è stata quanto per il vuoto simbolico e operativo che lascia.
Anna Wintour è stata molto più di una direttrice editoriale. Dal 1988, anno in cui assunse la direzione di Vogue US, ha trasformato lo storico magazine in una vera e propria istituzione culturale, definendo canoni estetici, lanciando carriere di stilisti e modelle, influenzando perfino il dibattito sociale attorno a temi come l’inclusività, il corpo femminile e l’etica nel fashion system.
Figlia del direttore dell'Evening Standard, un noto quotidiano locale britannico, Anna Wintour ha iniziato la sua carriera a Londra per poi approdare negli Stati Uniti, dove ha trovato la sua consacrazione. La sua capacità di mescolare alta moda e cultura pop ha rivoluzionato le copertine e lo stile visivo di Vogue, trasformando il magazine in uno specchio dei tempi.
È stata lei a lanciare i primi piani di note attrici sulle copertine del Magazine (un tempo dominio esclusivo delle supermodelle), a promuovere talenti emergenti come gli stilisti John Galliano, Marc Jacobs e Alexander McQueen, e a dirigere con pugno di ferro l’organizzazione del Met Gala, l’evento mondano più esclusivo dell’anno che si svolge il primo lunedì di maggio a New York e al quale partecipano i nomi più noti del jet set internazionale.
Ma Anna Wintour è diventata un'icona di stile non solo per il suo ruolo influente alla guida di Vogue, ma anche per le sue abitudini bizzarre. Tra queste spiccano la disciplina ferrea (sembra che inizi tutte le sue giornate all’alba con una partita a tennis) e un’estetica personale riconoscibile: caschetto impeccabile, occhiali da sole oversize e abiti firmati Chanel l'hanno resa uno dei personaggi contemporanei più iconici
La decisione di lasciare la direzione arriva in un contesto complesso, segnato da cambiamenti strutturali nel mondo dell’editoria e nella moda stessa. Negli ultimi anni, Wintour aveva assunto un ruolo sempre più ampio all’interno di Condé Nast, diventando Chief Content Officer del gruppo. Ma il suo potere decisionale, seppur esteso, si è trovato a convivere con pressioni crescenti: dalla richiesta di maggiore inclusività e rinnovamento generazionale, alla necessità di adattarsi all’ecosistema digitale, passando per polemiche legate a scelte editoriali e al clima interno all’azienda.
Secondo alcune indiscrezioni, il passo indietro sarebbe stato maturato anche per lasciare spazio a nuove leadership e traghettare Vogue verso un futuro post-cartaceo, più fluido e distribuito su piattaforme diverse.
L’uscita di Anna Wintour lascia un vuoto che sarà difficile colmare. La sua influenza non si misurava solo in copie vendute, ma in una capacità unica di dettare tendenze, individuare talenti e mantenere la moda al centro del discorso culturale. Si fanno già i nomi di un possibile rimpiazzo, ma come si fa a prendere il posto di una leggenda?
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