
L'overtourism, a pensarci bene, siamo noi. Nel 2025 l’Italia è finita in vetta alle classifiche mondiali delle destinazioni più ambite: con circa 27 milioni di turisti attesi negli aeroporti tra flussi internazionali e interni nella sola stagione estiva, e oltre 8,4 milioni di passeggeri domestici che tornano o si spostano, il Belpaese sembra un’attrazione globale irrinunciabile. Ma dietro la cifra celebrativa si nasconde un effetto collaterale sempre più difficile da ignorare: l’overtourism.

Secondo i numeri diffusi dal Ministero del Turismo, circa il 64% dei visitatori ha sperimentato sovraffollamento e criticità nelle destinazioni scelte durante l’estate 2025 — un segnale evidente che la crescita dei flussi non è più sostenibile nei centri storici e nei luoghi divenuti iconici grazie, soprattutto, ai social network che fanno da vetrina.
La concentrazione di visitatori è impressionante: secondo una stima recente, il 70% dei turisti stranieri si concentra su appena l’1% del territorio italiano, preferendo le mete più note — Venezia, Firenze, Roma, le Cinque Terre — lasciando il resto del paese in ombra e generando picchi di pressione difficili da gestire.

Quando si parla di turismo di massa, l’accezione che diamo a questa locuzione non è certo positiva. Fa pensare a una situazione caotica, in cui è il disordine a prendere il sopravvento su un’ipotetica condizione armonica di partenza in cui si trova una città, un borgo o un qualunque altro spazio fisico in cui il turista di massa approda con tutto il suo bagaglio di disturbante "turisticità", andando ovunque e non approfondendo nulla, giusto il tempo di un selfie per dire che, sì, lui c’era.
Ma chi è questo turista di massa, che ha dato il la all’overtourism? Perché in fondo è colpa sua se gli abitanti di alcune città europee hanno espresso a più riprese la totale mancanza di regolamentazione nei flussi turistici, chiedendo ai rispettivi governi di istituire una qualche forma di controllo.
Per rispondere alla domanda, va detto che, nella maggior parte dei casi, il turista di massa siamo noi, quando andiamo in vacanza su quell’isola che va tanto di moda o a mangiare il sushi in quel ristorante che "come fai a non averlo ancora provato". Insomma siamo sempre noi quando, in alcuni giorni dell’anno, apparteniamo a quella condizione momentanea e non permanente che è l’essere turista e decidiamo di seguire una strada già ampiamente battuta da altri che lo sono stati prima di noi.
Essere turisti è una ruota: questo weekend sei tu che vieni nella mia città, il prossimo verrò io nella tua. Visto in quest’ottica, il turismo è una delle massime espressioni di democrazia. Allora prima di dire che quel posto in cui siamo stati è "bello, ma è pieno di turisti", detto da noi che, in quel momento, eravamo i turisti, pensiamoci su due volte.
Vuoi di più? Estendi il tuo mondo digitale con la nostra app – scaricala subito!