"L'Eternauta", la distopia targata Netflix
Tutto sulla serie TV e la graphic novel da cui è tratta
C'è un nuovo crime in circolazione. Per essere più precisi, ogni lunedì in prima serata – fino al prossimo 26 maggio – c'è un nuovo crime su Rai1. Si chiama Gerri, ed è una serie TV tratta dai romanzi di Giorgia Lepore (pubblicati da Edizioni e/o) e diretta da Giuseppe Bonito, già dietro la macchina da presa per L'arminuta e Figli e, in TV, per i recenti Brennero e Mike. L'accento sulla novità rappresentata da Gerri nell'affollato panorama della fiction di area crime è dovuto principalmente a un protagonista – l'ispettore Gregorio Esposito, per tutti Gerri – che, portando in dote più dubbi che certezze, sembra far poco o nulla per ammiccare allo spettatore e a una Puglia livida e, per una volta, anche abbastanza inospitale. In due parole: una Puglia noir. Interamente ambientato a Trani, Gerri rappresenta una coraggiosa quanto felice intuizione – come dimostra un primo episodio forte del 20% di share e 3 milioni e mezzo di spettatori – in un mercato che, troppo spesso, preferisce andare sul sicuro con storie più rassicuranti. Felice anche il cast, che oltre a Giulio Beranek e Valentina Romani, vede la presenza di Roberta Caronia, attrice palermitana da sempre divisa tra teatro e audiovisivo. Di seguito la nostra intervista.
Roberta, come presenteresti al pubblico Gerri, la serie TV in onda dal 5 maggio che ti vede tra i protagonisti insieme a Giulio Beranek e a Valentina Romani?
Gerri è una serie TV crime, un genere a me molto caro, ambientata in una Puglia stupenda e meno assolata del solito. Le vicende ruotano attorno a Gerri Esposito, un poliziotto di origine rom, intuitivo ma impulsivo, che sa orientare molto bene il suo sguardo per restituire la verità che si cela dietro le vittime più emarginate e indifese. Gerri stesso è stato una di loro: è stato un bambino abbandonato, ha vissuto in casa famiglia e, forse proprio per questo, ha sviluppato una particolare sensibilità.
In Gerri interpreti Claudia, la moglie di Marinetti, burbero funzionario di Polizia interpretato da Fabrizio Ferracane. Nella serialità di area poliziesca, non solo italiana, siamo abituati a questi ritratti di mogli di poliziotti perennemente in ansia, quando non in aperto conflitto con i rischi del mestiere dei propri mariti. In cosa la tua Claudia si smarca – se lo fa – da questo paradigma?
È vero! le “mogli accorate” le chiamo io… sono un genere a sé ormai, come le madonne rinascimentali! (ride). Devo dire che, in questo caso, Claudia, essendo frutto della penna della scrittrice Giorgia Lepore e di due sceneggiatrici donne, Sofia Assirelli e Donatella Diamanti, ha un suo equilibrio, un suo mondo interiore. Certo anche lei si preoccupa del marito, ma solo quando accade qualcosa di grave. Quindi sì, direi che si smarca dal paradigma, malgrado il Sud sia sempre in agguato… infatti lava spesso i piatti.
Il tuo personaggio sembra incarnare un idealtipo di femminilità molto rassicurante, sebbene, fin da subito, venga percepita anche come una sorta di oggetto del desiderio – per forza di cose proibito – del protagonista Gerri. Come hai gestito, di volta in volta, l’equilibrio tra queste due componenti – una più accogliente e l’altra seduttiva – e quale ritieni ti appartenga di più?
Ti ringrazio per la domanda perché l’originalità di questo ruolo sta proprio nel binomio che sottolinei. Claudia è per Gerri sia il femminile rassicurante che una donna dotata di una attrattiva sfuggente. Sono due mondi molto distanti da far dialogare e non è stato facile metterli insieme mantenendo il giusto equilibrio. Sono sempre stata a mio agio con la parte seduttiva che è in me – d’altronde recitare è già, in sé, un esperimento di seduzione – ma credo che l’esperienza di vita mi abbia regalato anche delle sfumature più mature di ascolto e di accoglienza, quindi me la sono cavata. Da sempre penso che non si possa recitare quello che non hai dentro.
Gerri ha un cast molto ricco e composito, pieno di volti noti, in tutti i ruoli. Basti pensare a Massimo Wertmuller e Carlotta Natoli, ma anche agli ottimi Cristina Pellegrino e Tony Laudadio. Com’era il clima sul set?
È vero! Io ringrazio Giuseppe Bonito per il livello del cast che ha saputo mettere insieme. Per me sapere di far parte di un gruppo attoriale di alto profilo è forse la cosa più importante. Mi dà gioia, mi fa lavorare più serena, forse perché, per un sano egoismo, sento che valorizza anche me. Quindi clima sul set decisamente mite, poche piogge sparse.
Una delle prime cose che saltano all’occhio guardando la serie TV Gerri è il taglio indiscutibilmente cinematografico della regia, che si discosta non poco dall’estetica classica della serialità di casa nostra. Avendo fatto tu già diverse esperienze nella fiction di casa nostra, come percepivi questo scarto sul set?
Per me è stato evidente da subito che il lavoro di Giuseppe e del direttore della fotografia, Alfredo Bretò, andava in una direzione più cinematografica. Te ne accorgi dalla scelta delle inquadrature, da alcuni dettagli… anche le location rivelano un modo di voler raccontare e la Puglia di Gerri ha una luce bellissima e inedita. Un giorno io e Giulio Beranek abbiamo girato una scena, in una chiesa, in una inquadratura quasi tutta di spalle. Ecco, in quel momento mi sono detta: oggi cinema.
Nel tuo curriculum televisivo hai coperto un range di ruoli che va dalla donna di mafia (Vincenzina Marchese, moglie di Leoluca Bagarella ne Il cacciatore) al commissario di polizia (La strada di casa 2). Come si pone il personaggio di Claudia Marinetti tra questi due estremi?
Vincenzina era un personaggio pieno di chiaroscuri… La commissaria Leonardi era dura, dritta. Direi che mi mancava questa Claudia, moglie “non necessariamente accorata”, oggetto del desiderio inconfessato. Alla fine lo strumento è lo stesso, sei tu. Sono le partiture che cambiano… Vale la pena saper suonare, è un gioco divertente.
Oggi si sente sempre più spesso di gente che molla tutto per intraprendere nuove (e spesso inusuali) carriere. Ecco, se tu dovessi rivoluzionare del tutto la tua vita, cosa ti immagini fare?
Mi piacerebbe possedere un vigneto e un piccolo bistrot. Chissà che non lo faccia alla fine.
Anni fa Danny Boyle ha diretto un film intitolato Yesterday. In pratica è la storia di un giovane musicista che, dopo un incidente, si risveglia in una realtà in cui i Beatles non sono mai esistiti e ottiene il successo spacciando i loro brani immortali per suoi. Se ti trovassi a vivere in una dimensione parallela in cui alcuni grandi film non sono ancora stati girati, di quali vorresti essere la protagonista?
Divertente; allora: C’era una volta in America, Irma la dolce, Io e Annie… Eva contro Eva, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, nel ruolo di Volonté ovviamente.
Grazie per questa intervista, Roberta. Su KuriUland ci occupiamo principalmente di argomenti attinenti allo svago e al tempo libero. Ma come passi il tuo di tempo libero?
Cascate male... sono un’oziosa. Vado spesso in palestra per necessità, ma non sono una iperattiva. Amo il divano, le buone chiacchiere, non fatue ma divertenti, e sempre con il bicchiere di vino in mano.
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