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Doom: storia, successo e curiosità del classico di id Software

Il classico FPS di id Software tra adrenalina, mostri, armi devastanti e una colonna sonora metal imbattibile
A cura della Redazione
Articolo pubblicato il:
27 Dicembre 2025

Dietro il successo e la storia di Doom si nascondono numerose curiosità che raccontano molto più di quanto appaia a prima vista.“Contro tutte le forze che l’inferno può inviare, il compito spetta a te. Annienta ogni nemico, sfrutta ogni arma e non fermarti finché la missione non sarà compiuta". Così si presenta il mondo di Doom, l’iconico capolavoro di id Software nato nel ’93 che ha ridefinito il concetto di FPS nei videogiochi. Corridoi infuocati, orde di demoni e armi leggendarie: ogni capitolo è un crescendo di adrenalina, caos e sfide senza tregua.

Non è solo un gioco: è un’icona, un punto di riferimento che ha cambiato per sempre la storia del gaming.

La storia (di successo) di Doom

doom videogioco - storia e curiosità
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La storia di Doom è costellata di aneddoti e curiosità che ne hanno segnato il successo e l’eredità culturale: ma andiamo con ordine. Era il 1992. Dopo il clamoroso successo di Wolfenstein 3D, id Software iniziò a lavorare alla versione commerciale del gioco, chiamata Spear of Destiny. Nel frattempo, John Carmack, giovane genio e cofondatore dello studio, libero dagli impegni legati a quel progetto, cominciò a sperimentare con un nuovo motore grafico e a progettare un gioco completamente nuovo.

All’inizio le idee non mancavano: si pensò a una versione moderna di Commander Keen, un titolo già realizzato dallo stesso team, ma l’idea venne scartata. Poi fu la volta di una trasposizione videoludica di Aliens - Scontro finale, ma l’idea venne abbandonata.

Nascita di una legenda

Ma la svolta arrivò con l'ispirazione che abbracciò ben due (indiscussi) film cult: Alien - Scontro finale e La casa 2 (noto come Evil Dead 2). L’idea era chiara: creare un gioco in cui demoni e tecnologia si scontrassero, con un’ambientazione cupa e claustrofobica, e un tono splatter senza compromessi. Da questa intuizione nacque lo spirito e il concetto definitivo di Doom.

Il 10 dicembre 1993, Doom venne rilasciato al pubblico tramite la rete universitaria del Wisconsin-Madison. La risposta fu immediata: le richieste per il download furono così elevate che il sistema collassò dopo pochi minuti. Nei soli primi cinque mesi, la versione shareware venne scaricata da oltre un milione e mezzo di persone, consacrando id Software e il suo gioco come leggende nell’universo dei videogame.

L’era classica di Doom

doom videogioco
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A differenza di quanto molti credono, Doom non era privo di una trama. Fin dalla sua uscita nel 1993, il gioco proponeva una narrazione essenziale, raccontata più attraverso l’ambientazione e il contesto che tramite dialoghi o sequenze esplicative.

L’azione si svolge su Marte e sulle sue lune, Phobos e Deimos, dove la Union Aerospace Corporation (UAC) conduce esperimenti di teletrasporto. Qualcosa va storto: i portali si aprono e un’invasione demoniaca travolge le basi. Il protagonista, un marine rimasto solo, è costretto a farsi strada tra orde infernali per sopravvivere e fermare la minaccia. È una storia semplice, ma efficace, che mette al centro l’azione e l’atmosfera.

Una versione più articolata della trama era stata ideata da Tom Hall nella cosiddetta Doom Bible, un documento che conteneva background dettagliati e una narrazione più strutturata. Molte di queste idee vennero però scartate durante lo sviluppo, in favore di un approccio più diretto e immediato.

Il successo del gioco portò nel 1994 alla pubblicazione di Doom II: Hell on Earth, che ne ampliava la formula senza stravolgerla. Nuovi nemici, livelli più complessi e l’introduzione della iconica doppietta consolidarono l’identità della serie. A questa fase seguì Doom 64 nel 1997, un capitolo spesso dimenticato a causa della sua lunga esclusività Nintendo, ma che rappresentò l’ultima espressione dell’era classica di Doom prima della svolta intrapresa con Doom 3.

Doom 3: il lato horror del mito

doom 3 videogioco
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Ripercorrere la storia (e le curiosità) di Doom significa entrare nel cuore della nascita degli sparatutto moderni. Nel 2004 id Software decise di dare al franchise una nuova direzione. L’idea era chiara: trasformare il classico “corri e spara” in un’esperienza più cupa e intensa, facendo emergere l’elemento horror. Nasceva così un reboot del gioco, con una storia indipendente dalle versioni precedenti e un ritmo più ragionato, dove ogni passo poteva nascondere un pericolo e la gestione delle risorse diventava cruciale.

Il cambio di approccio divise i fan: molti apprezzarono la tensione crescente e l’atmosfera claustrofobica, mentre altri criticarono alcune scelte di design. Le trappole erano spesso prevedibili - armi e armature isolate segnalavano subito il pericolo - e i nemici seguivano pattern facilmente intuibili.

Nonostante le critiche, Doom 3 riscosse un grande successo. Solo nella prima settimana vendette oltre 300.000 copie, raggiungendo in totale più di 3,5 milioni di copie nel mondo. Il gioco dimostrava che il marchio Doom poteva reinventarsi senza perdere la propria identità, aprendo la strada a un nuovo filone horror all’interno della saga.

Questo portò anche alla nascita di un’espansione, Doom 3: Resurrection of Evil, che aggiungeva nuovi mostri, nuovi boss e la mitica (e amatissima) doppietta, assente nella versione originale. Sia nel gioco base che nell’espansione, elementi come il Cubo delle Anime e l’Artefatto rafforzavano ulteriormente l’atmosfera horror, introducendo meccaniche più lente e strategiche, in netto contrasto con l’azione frenetica dei capitoli classici.

Doom 2016: azione, adrenalina e un sacco di metal!

doom 2016 videogioco
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È il 15 giugno 2015: il pubblico segue la conferenza Bethesda dell’E3 quando, a un tratto, l’enorme schermo si tinge di nero, mostrando delle fiamme e un’enorme scritta bianca: Doom.
Quel giorno venne mostrata la nuova direzione artistica che la serie avrebbe preso: niente più horror e passi lenti e oculati, ma velocità, potenza bruta, un sacco di splatter e musica metal a scandire ogni combattimento, rendendo l’esperienza ancora più adrenalinica e potente.

Con Doom (2016) si decise anche di accantonare le storie precedenti per dare vita a una nuova interpretazione del protagonista. Il Doomguy diventa ufficialmente il Doom Slayer: non più un semplice umano che cerca di sopravvivere, ma un’incarnazione della rabbia, della paura (per i demoni) e della potenza allo stato puro. Questa trasformazione si percepisce costantemente, in ogni passo e in ogni scontro.

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In questo capitolo viene rivoluzionato praticamente tutto. Il gioco introduce una mobilità molto più elevata, potenziamenti sbloccabili tramite sezioni extra (talvolta opzionali, talvolta obbligatorie), collezionabili e un redesign completo dei mostri, pensato per adattarsi al nuovo gameplay frenetico. La trama diventa più presente e profonda, pur restando sempre in secondo piano rispetto all’azione, e prepara il terreno sia per il sequel sia per le espansioni successive.

Ma soprattutto viene introdotto il concetto di Glory Kill: eliminazioni spettacolari che premiano il giocatore con munizioni e salute, spingendolo ad attaccare continuamente invece di restare sulla difensiva. Come da tradizione, le armi non mancano, e le modifiche applicabili a ciascuna di esse ampliano ulteriormente la strategia e le possibilità di approccio agli scontri.
La colonna sonora, composta da Mick Gordon, porta ogni combattimento a livelli quasi epici, fondendo metal puro ed elementi elettronici che si sposano perfettamente con l’atmosfera e il ritmo di gioco.
A nostro avviso, Doom (2016) rappresenta una delle versioni più riuscite e iconiche dell’intera saga, insieme al suo sequel, senza nulla togliere al valore degli altri capitoli.

Doom Eternal: la potenza che sale di livello

doom eternal videogioco
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Il 20 marzo 2020 arriva sulle principali console il sequel dell’acclamatissimo Doom (2016): Doom Eternal. Il gioco continua la storia del predecessore e ci vede ancora una volta nei panni del Doom Slayer, questa volta spostandosi da Marte alla Terra per affrontare nuove orde di demoni. Il gameplay di Eternal sviluppa ulteriormente quello di Doom 2016: nuove armi, nuove modalità di combattimento e una mobilità ancora più fluida rendono l’azione incessante e appagante. Il protagonista può ora arrampicarsi sui muri, usare scatti rapidi e sfruttare gadget come il rampino, che aprono nuovi approcci tattici agli scontri. I nemici sono stati ridisegnati e arricchiti da nuove creature, alcune ispirate ai capitoli precedenti.

Il gioco mantiene lo stile frenetico del predecessore, premiando l’aggressività del giocatore per recuperare salute e munizioni, mentre la colonna sonora incalzante accompagna ogni combattimento. Inoltre, la trama del Doom Slayer viene approfondita e continuerà ad espandersi attraverso i DLC. Tra le aggiunte c’è anche la modalità opzionale online Invasions, che permette ad altri giocatori di controllare mostri nella campagna altrui. Questa funzione, tuttavia, ha ricevuto recensioni contrastanti, e molti fan l’hanno trovata più frustrante che divertente.

Doom: The Dark Ages - la storia dell’oscuro medioevo di Doom

doom the dark ages
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Uscito il 15 maggio 2025, Doom: The Dark Ages è il prequel di Doom (2016) e ci mette nuovamente nei panni del Doom Slayer, questa volta coinvolto in un conflitto antico orchestrato dagli Dei contro la legione infernale. Il gioco cambia notevolmente il gameplay, trasformando il protagonista in una vera e propria potenza inarrestabile, definita dallo stesso Hugo Martin, direttore del gioco, come un “carro armato”. Di conseguenza, la velocità che aveva caratterizzato Doom 2016 e Eternal viene leggermente sacrificata, a favore di uno stile più pesante e strategico.

L’ambientazione passa a un sci-fi/dark fantasy, con scenari più ampi e variegati rispetto ai titoli precedenti. Il gioco introduce nuove armi e soprattutto un nuovo gadget, lo scudo, che permette al giocatore sia di difendersi sia di attaccare, creando nuove dinamiche durante i combattimenti. Accanto a questo, viene ampliato il combattimento corpo a corpo: diverse armi possono essere potenziate per effetti diversi, mentre il Doom Slayer può applicare gadget all’armatura, aumentando la varietà strategica delle battaglie. Per quanto riguarda l’aspetto sonoro, le musiche non sono state affidate a Mick Gordon, ma al team Finishing Move Inc., che pur mantenendo lo stile Metal dei capitoli precedenti ha avuto un impatto percepito diverso rispetto al compositore originale.

Il gameplay di The Dark Ages risulta quindi rivoluzionato rispetto ai predecessori, con un Doom Slayer più pesante e potente che si percepisce ad ogni passo. Alcune sezioni introducono veicoli o creature particolari che modificano il ritmo del gioco, senza però stravolgerlo. Pur mantenendo la godibilità tipica della serie, questo capitolo si distingue dai due predecessori, offrendo un’esperienza diversa e più “strategica” rispetto al ritmo frenetico di Doom 2016 e Eternal.

Curiosità sulla saga di Doom

Doom videogioco - doom guy cosplay
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Accanto agli elementi più celebri della sua storia di successo, esistono anche delle curiosità che hanno contribuito a rendere Doom un titolo leggendario. Ecco quindi un ultimo approfondimento dedicato a due elementi che hanno contribuito a rendere Doom un’icona senza tempo: un simbolo del suo arsenale e una caratteristica che ne ha alimentato il mito.

BF cosa?

Sarebbe stato assurdo parlarvi di Doom menzionando le curiosità sul titolo e senza però inserire un piccolo trafiletto su quella che è forse l’arma più iconica della saga, e tra le più famose dell’intero mondo dei videogiochi: il BFG!

Il BFG nasce da un’idea molto semplice: un’arma che, quando tutto va male, risolve ogni problema. Il vero “deus ex machina” delle armi, e lo è davvero! Infatti, questa mitica arma ha sempre avuto una particolarità: polverizzare qualsiasi nemico presente nella scena del gioco. Boss a parte, non c’è scampo: usare il BFG significa liberare la schermata da ogni nemico.

Ma cosa significa BFG? Nel tempo il BFG ha preso molti nomi: “Bio Force Gun”, “Big Friggin’ Gun”, “Big Fancy Gun”. Tuttavia, la leggenda vuole che il nome originale fosse “Big F***ing Gun”, data la sua potenza devastante. E, anche se fosse solo una leggenda, è sicuramente la versione più divertente da ricordare.

Il BFG è talmente potente che, in Doom 3, si tentò persino di “nerfarla”: fu introdotto un sistema di caricamento del colpo, tale che se il giocatore lo caricava troppo a lungo, l’arma esplodeva nelle sue mani, causando il game over. In Doom: The Dark Ages, dato il contesto fantasy, il BFG viene sostituito da un’enorme balista chiamata BFC, acronimo di “Ballistic Force Crossbow”, adattando così l’arma all’ambientazione medievale del gioco.

Insomma, il BFG non è solo un’arma: è una leggenda viva, il sogno di ogni giocatore pronto a sparare a tutto ciò che si muove… e se vi siete mai chiesti per cosa stesse realmente la “F”, beh, ora lo sapete!

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Doom, sempre ed ovunque!

Non si può parlare di Doom senza menzionare, tra le più singolari curiosità, la sua incredibile portabilità. Nel corso degli anni, il gioco è stato adattato a quasi ogni piattaforma immaginabile: dai PC originali alle console moderne, fino a dispositivi improbabili come calcolatrici scientifiche, smartwatch e persino frigoriferi!

Se c’è un dispositivo in grado di eseguire codice, qualcuno, da qualche parte, ha già fatto girare Doom su di esso. Questo fenomeno è diventato quasi una leggenda tra i fan, simbolo della portabilità e della popolarità senza limiti del gioco.

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Redazione

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