YouTube inizia a usare l'AI per adattare i contenuti all'età degli utenti
L'obiettivo è tutelare i minori applicando in maniera più mirata le restrizioni
Sono giorni caldi per il mondo del gaming, per le temperature estive ma anche per l'atteso appuntamento agostano della Gamescom 2025, la più importante fiera europea dedicata ai videogiochi. In questo contesto, anche Google ha approfittato per tornare sul tema affrontando una questione altrettanto calda, quella del rapporto tra gaming e intelligenza artificiale, una relazione che risulta essere già particolarmente stretta stando a una sua recente indagine.
Il 90% degli sviluppatori intervistati ha confermato che sta già utilizzando l'AI nel proprio lavoro, per esempio. Ma quanto e per cosa viene usata nel gaming? Cosa possiamo aspettarci in futuro? Ecco qualche risposta basata sui dati dello studio in questione.
Google Cloud e The Harris Poll, rispettivamente il ramo di servizi cloud dell'azienda e una società statunitense di analisi e ricerche di mercato, hanno realizzato uno studio volto a rivelare quanto e in che modo gli sviluppatori di videogiochi utilizzano gli strumenti di AI generativa.
Si tratta in sostanza di una fotografia del rapporto tra gaming e intelligenza artificiale realizzata su un campione di 615 sviluppatori che lavorano nell'industria del gaming negli Stati Uniti, Corea del Sud, Norvegia, Finlandia e Svezia, persone intervistate tra il 20 giugno e il 9 luglio 2025.
È già molo stretto, come anticipato. L'intelligenza artificiale anche nell'industria del gaming è oggi una presenza costante, usata non solo per automatizzare operazioni ripetitive (il 95% degli intervistati conferma che la utilizza per questo) ma funzionale anche per aiutare gli sviluppatori in compiti più creativi di vario tipo.
L'87% degli sviluppatori utilizzano gli agenti AI, ovvero quei programmi fatti per svolgere compiti autonomi. In questo contesto vengono adoperati soprattutto per ottimizzare i contenuti, per realizzare tutorial, per bilanciare e rifinire il gameplay, per generare mondi più realistici e reattivi, per adattare il gameplay ai livelli di difficoltà e alle esigenze dei giocatori, e per altri contesti, compresa la modifica e l'ottimizzazione dell'aspetto grafico dei giochi.
Dall'indagine emerge inoltre come siano molti gli sviluppatori che ritengono l'intelligenza artificiale utile per la velocizzazione dei test e del bilanciamento delle meccaniche di gioco (il 47%), per la traduzione dei contenuti (il 45%) e per la generazione e l'automazione del codice (il 44%).
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Rischi, ma anche opportunità e ottimismo. Secondo il 94% degli intervistati l'intelligenza artificiale permetterà di ridurre i costi, ma i rischi per la privacy dei giocatori sono un tema centrale per molti (35%). Il 63% degli sviluppatori ha anche espresso preoccupazioni relativamente al controllo della proprietà dei dati generati riguardo alla privacy e ai diritti sulla proprietà intellettuale.
Grandi esclusi dallo studio sono i cosiddetti NPC (Non Playable Characters in sigla), ovvero i personaggi virtuali non giocanti controllati dal computer tramite algoritmi con cui, attraverso l'integrazione dell'AI, sarebbe potenzialmente possibile interagire come con ChatGPT pur mantenendo una coerenza narrativa all'interno dei giochi.
Si tratta di una delle novità più attese legate all'intelligenza artificiale generativa, frutto di un tipo di tecnologia che avrà un ruolo sempre più centrale nell'evoluzione dell'industria del gaming, come concordano praticamente tutti (il 97%) gli sviluppatori intervistati per il sondaggio in questione.
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