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Pitigliano
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Pitigliano
Pitigliano è un delizioso piccolo borgo situato nella maremma toscana interamente costruito sul tufo. Difficile è far capire a chi non vi ha mai messo piede cosa abbia di così speciale. Proverò a spiegarlo con alcuni esempi. Pitigliano è il profumo dello sfratto appena sfornato al ghetto la mattina, il vociare delle nonnine sedute sull’uscio di casa, il giocare dei “cittini” (bambini) in piazza, il profumo dei pici al ragù di lepre e l’odore del mosto a settembre. In questo articolo vi porteremo alla scoperta del delizioso "borgo del tufo", con un bel po' di consigli su cosa vedere a Pitigliano durante una gita o fine settimana fuori porta.
Se avete a disposizione un weekend vi consiglio di optare per una giornata di trekking alla scoperta delle vie cave e una tutta dedicata alla visita del borgo. Ma sono tante le attività che si possono fare in due giorni a Pitigliano.
Il primo giorno inizia con la visita del borgo. Parcheggiata la macchina ai campi sportivi (la zona più moderna) proseguite a piedi verso il centro storico. Giunti al belvedere vi consiglio di scattare qualche foto perché solo lì potrete avere una visuale completa del paese con le sue splendide arcate. Partendo dalla porta del borgo caratterizzata dal simbolo della famiglia Orsini, si giunge in via Cavour. Questa via è costeggiata da tredici archi in pietra (resti dell’acquedotto Mediceo) da lì l’acqua scorreva verso le due fontane di piazza della Repubblica. Tutto il tragitto è ricco di piccole botteghe d’artigianato e ristorantini che propongono l’autentica cucina toscana.
Giunti a Piazza della Repubblica potrete visitare il museo di palazzo Orsini un complesso museale che comprende 21 sale ricavate dalle storiche stanze nobiliari.
Spostandovi alle due estremità della piazza da vedere sono: la fontana delle sette cannelle e nascosta tra le fronde degli alberi la scultura bronzea intitolata: "il villano" dedicata al duro lavoro nei campi. Dietro al "villano" troverete una passerella che vi permetterà di seguire il perimetro del borgo.
Il tour continua nel vicinissimo museo archeologico, vi accorgerete di essere arrivati al suo cospetto quando verrete catturati dalle grandi vetrate che mostrano gli scavi ai quali tutt’oggi lavorano gli archeologi.
Il museo è molto piccolo pensate, vanta solo di quattro stanze, i cui reperti più significativi sono le otri etrusche per la mescita di vino e acqua.
Il viaggio alla scoperta del borgo continua con un alternarsi di botteghe del legno, sculture, oggettistica in pelle e persino una caratteristica libreria indipendente in cui potrete trovare dei libri molto simpatici sulla cucina, politica e narrativa.
Se volete scoprire il volto più antico di Pitigliano dovete però scendere nel ghetto ebraico. Questo è il vero e proprio fulcro del paese, noto come la "Piccola Gerusalemme" per la storica presenza di una comunità ebraica da sempre ben integrata nel contesto sociale. Tra vicoli caratteristici, fiori alle finestre e gatti addormentati troviamo il complesso del museo ebraico il quale, al suo interno, racchiude diversi ambienti tra cui: la sinagoga, il Mikveh, la cantina del vino Kasher, la tintoria, il macello e il forno delle azzime. Mi raccomando non venite il sabato, secondo la tradizione ebraica il sabato non si lavora!
Dopo aver visitato queste attrazioni concedetevi una pausa al forno del ghetto ebraico dove i biscotti della tradizione come: i "brutti ma buoni", i tozzetti, i cavallucci ma soprattutto gli sfratti sono i più richiesti.
Per chi non lo sapesse lo sfratto è un dolce tipico di Pitigliano a base di miele e noci ricoperte da un profumatissimo strato di pasta.
Il nome di questo dolce è legato ad un episodio drammatico della storia ebraica di Pitigliano: si dice che i messi del Granduca per notificare agli ebrei di Pitigliano lo sfratto dalle proprie abitazioni al ghetto utilizzarono un bastone che ricordava per forma questo dolce.
Non potete andare via senza portare con voi un souvenir, se ne cercate uno anticonvenzionale portate a casa le salsicce secche di cinghiale, la mortadella di cinghiale e il salame d’asino di una delle macellerie poste vicino alla cattedrale di San Pietro e Paolo.
A pranzo o a cena un bel piatto di pici accompagnato dal Pitiglio, il vino bianco di Pitigliano. Come dicono i pitiglianesi: "Chi trova il bianco di Pitigliano, trova un amico", vedrete che la penserete così anche voi.
Uno dei luoghi meno conosciuti da chi non conosce Pitigliano (e che rientra tra i punti d'interesse che consiglio assolutamente di vedere) è Poggio Strozzoni, come lo chiamano i locali. Raggiungibile a piedi dal centro storico, questo luogo è legato indissolubilmente ad un macabro evento.
Ma partiamo dalle basi, Poggio Strozzoni conosciuto come Parco Orsini è un parco in cui si fonde arte e natura. Voluto fortemente dalla famiglia Orsini per passare qualche ora di relax, al suo interno conserva numerose sculture di tufo, diverse varietà di piante e affacci panoramici sul fiume Lente. Insomma è il luogo perfetto per passare qualche ora all'aperto. Arriviamo al suo sguardo oscuro: il luogo fu teatro dell'omicidio della bella Isabella degli Atti da parte di suo marito il conte Orso Orsini. Si dice che la donna fu strangolata e gettata nel vuoto, motivo di tale gesto sarebbe stata la presunta relazione della donna con Galeazzo Farnese. La rabbia del conte non terminò qui ma sfociò anche nell'omicidio di Galeazzo Farnese durante una battuta di caccia. Questa serie di uccisioni terminò con l'ultimo omicidio, quello del conte Orso Orsini in circostanze davvero sospette.
Il giorno successivo dedicatelo alla scoperta delle vie cave.
Le vie cave sono opere uniche al mondo a metà tra il fiabesco e l’impressionante. Queste enormi vie scavate dagli etruschi nel tufo sono motivo di studio tutt’oggi. La funzione di queste vie è ancora ignota, alcuni le identificano come opere difensive altri ci intravedono un carattere sacro, cosa certa è che dietro a queste opere vi è stato un grandissimo lavoro manuale. Le vie cave sono una decina ma le più belle sono tre: la via cava di Fratenuti, il Cavone e la via cava di San Sebastiano a Sovana. Oggi è possibile percorrerle effettuando un piacevole trekking immersi nella natura. Seguendo un tragitto all’interno di boschi è consigliato utilizzare scarpe da trekking e optare per una giornata soleggiata.
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