Valle Stura
Valle Stura - foto via Shutterstock/Christopher Moswitzer

Erasmus tra i borghi: così i giovani europei aiutano a salvare le aree rurali

Un nuovo modello di mobilità studentesca, lontano dalle metropoli e dalla movida
A cura di Letizia Rogolino
Articolo pubblicato il:
16 Ottobre 2025

Quando si parla di progetto Erasmus, la mente corre subito a città come Barcellona, Berlino o Parigi. Metropoli vibranti, cariche di studenti, locali e una vita culturale sempre in movimento. Ma oggi, nel cuore dell’Europa, sta crescendo un’altra idea di mobilità studentesca: più silenziosa, autentica e profondamente radicata nei territori. È l’Erasmus rurale, una formula alternativa che porta i giovani fuori dalle grandi città e li accompagna tra i borghi dimenticati, le valli montane, le zone interne minacciate dallo spopolamento.

Un cambiamento che non è solo geografico, ma culturale. A guidare questo movimento in Italia è l’Università di Torino, promotrice del progetto Mobilità Rurale Unita, insieme all’alleanza europea Unita – Universitas Montium, che riunisce 12 atenei di 7 Paesi. L’iniziativa, sostenuta dal programma Erasmus+, nasce da un’idea semplice ma rivoluzionaria: riportare energia, competenze e visione nelle aree marginali, trasformandole in veri e propri laboratori di futuro.

Una rivoluzione lenta (e concreta)

Ispirato al progetto “Desafío” dell’Università di Saragozza, avviato in Spagna nel 2018, il format dell’Erasmus rurale è arrivato in Italia nel 2023, dopo aver attraversato Portogallo, Francia, Romania e altri territori dell’Europa meno centrale. L’obiettivo è chiaro: trasformare lo spopolamento in occasione di rinascita.

Gli studenti provenienti da tutto il continente, trascorrono alcune settimane in piccoli comuni, lavorando a stretto contatto con associazioni, cooperative, musei locali, imprese agricole o enti culturali. Collaborano a progetti di sostenibilità, promozione del territorio, innovazione sociale e turismo responsabile.

Ogni esperienza è diversa, ma tutte condividono un comune denominatore: rimettere al centro le comunità, e farlo attraverso il coinvolgimento diretto di giovani che portano idee nuove, curiosità e competenze digitali.

Lago Laceno
Pascolo sul lago Laceno - foto via Shutterstock/Giambattista Lazazzera

I borghi diventano campus

Nel 2024 la borgata alpina di Paraloup, a 1.400 metri di quota in Valle Stura, ha ospitato giovani provenienti da Italia e Spagna. Tra loro, Jeaneth, 23 anni, ha creato contenuti social per promuovere eventi e produttori locali. «Qui puoi respirare la storia», racconta. Michela, 26 anni, studentessa torinese, confida: «Ho trovato il mio posto, senza dover correre verso la città. Questo è l’Erasmus perfetto».

Nel vicino comune di Ostana, nel Cuneese, sei studenti di cinque nazionalità hanno collaborato con la cooperativa Viso A Viso e il centro di ricerca Alpstream, studiando la biodiversità dei fiumi alpini e le sfide ambientali delle aree montane. Un’esperienza formativa, ma anche profondamente umana.

A Campertogno, in Valsesia, Sara ha contribuito a un progetto di welfare di comunità: corsi digitali per anziani, laboratori artigianali, spazi condivisi per il lavoro. Andreea, dalla Transilvania, ha lavorato con la cooperativa Nemo su attività inclusive per bambini e persone con disabilità, migliorando al contempo le proprie competenze linguistiche e relazionali.

Non si tratta solo di esperienze educative, ma di immersioni nei territori. I partecipanti diventano abitanti temporanei dei borghi, partecipano alle feste locali, riscoprono saperi antichi, accompagnano i pastori, fanno il pane o producono formaggi. Ogni luogo diventa uno spazio educativo, dove si apprende con i sensi e con le mani. Uno dei luoghi simbolo di questo Erasmus alternativo è l’Ogallala Grassland, nel Nebraska europeo: la pianura del nord-ovest italiano, tra Piemonte e Valle d’Aosta. Qui, l’aria sa di erba fresca e silenzio, e il tempo sembra essersi fermato.

Campertogno
Campertogno - foto via Shutterstock/Francesco Bonino

Un’idea che si espande

L’Erasmus rurale è parte di un movimento più ampio, che punta a rivalutare le zone interne come luoghi di innovazione e non di arretratezza. Accanto a “Mobilità Rurale Unita”, ci sono progetti come “Yes I Am”: 50 giovani da tutto il mondo si ritrovano ogni anno nel borgo di Villaggio Laceno, in Campania, per lavorare su turismo sostenibile, agrifood, infrastrutture e servizi sociali.

Tra Alpi, Appennini e colline sarde, si moltiplicano le esperienze che riscrivono il significato stesso dell’abitare e del migrare. Non più solo grandi città, ma piccoli luoghi pieni di futuro. E i giovani lo sanno. Il progetto è rivolto a studenti universitari iscritti agli atenei membri di Unita, ma il modello è replicabile e adattabile anche in altri contesti.

Non è solo uno stage o un tirocinio, ma una vera esperienza trasformativa. Chi partecipa non solo arricchisce il proprio curriculum, ma cambia anche il proprio modo di vedere il mondo. E forse, proprio da un piccolo borgo, può iniziare la prossima grande rivoluzione.

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Letizia Rogolino
Redattrice

Giornalista e copywriter, appassionata di cinema, serie TV e viaggi. Cinefila incallita e anima vagabonda, amo perdermi tra i road movie, il mare e le atmosfere degli anni '80. I dolci sono il mio comfort food, guidare mi rilassa, correre all’aria aperta mi rigenera. E quando posso, suono il banjo. Racconto storie, luoghi ed emozioni con la stessa curiosità con cui esploro il mondo.

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