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Sui passi di Wes Anderson

Un tour nei luoghi che hanno ispirato il cinema del regista texano
A cura di Ilaria Del Bono
Articolo pubblicato il:
5 Giugno 2024

“Vorrei vivere in un film di Wes Anderson”, recita così la canzone de I Cani, e in effetti basta aver visto anche solo uno dei film del regista texano per capirne il motivo. I luoghi e le città dove Wes Anderson ambienta i suoi film sembrano sospesi tra finzione e realtà e seguono tutti lo stesso (rigorosissimo) codice stilistico: colori pastello, linee grafiche e simmetria quasi ossessiva. Questo stile visivo è così definito e riconosciuto da diventare un genere a sé, consolidatosi nel corso della sua carriera iniziata con il cortometraggio Bottle Rocket fino ad arrivare al recentissimo Asteroid City.

Shutterstock - Photo by lev radin

Asteroid City, una città inventata

Anderson ha ambientato il film negli anni Cinquanta in una città immaginaria nel deserto degli Stati Uniti, prendendo spunto dalla realtà, come ha fatto per altri suoi film. Ha trasformato strade, sale cinematografiche e teatri, rive di laghi, atrii di antichi palazzi, binari ferroviari in opere d'arte, grazie a punti di vista unici, palette cromatiche sorprendenti e una qualità estetica inconfondibile diventata sinonimo di wesandersoniano.

Dal social al libro

Wally Koval gestisce un account su Instagram chiamato Accidentally Wes Anderson. Questo account raccoglie immagini di luoghi in tutto il mondo che richiamano l'iconica estetica del regista. È diventato un piccolo fenomeno culturale con oltre 1500 foto condivise. Da questo profilo social, Koval ha tratto un libro intitolato Wes Anderson, quasi per caso, che presenta foto da ogni angolo del mondo, inclusa l'Italia.

Il nostro minitour in stile Wes Anderson

Prendendo spunto dal libro, siamo andati alla ricerca di questi luoghi reali, che, grazie alla loro palette di colori, al loro design e all'atmosfera retrò, sono in grado di trasportarci nel mondo onirico del regista.

Orag-Haus è un edificio amministrativo e commerciale nel centro storico di Monaco di Baviera; la facciata esterna rosa pastello in stile neorinascimentale possiede proprio quell'estetica vintage che ritroviamo in Grand Budapest Hotel.

Il Bar Luce della Fondazione Prada a Milano è stato progettato dal regista americano, prendendo ispirazione dai tipici bar milanesi degli anni '50, con tavoli in formica verde pallido, pavimento rosa maculato, flipper e jukebox.

shutterstock_Todamo

In Vietnam, c'è una stazione ferroviaria che inizialmente doveva collegare la vasta pianura di Phan Rang alle suggestive colline di Dalat, un progetto di Paul Doumer, governatore dell'Indocina francese. Tuttavia, la prematura morte di Paul Doumer, governatore dell'Indocina francese, ha portato all'abbandono della stazione. Oggi, dopo un restauro attento, gli hanno restituito il suo antico splendore, e la stazione ricorda il set di The French Dispatch con la sua palette di colori sgargianti, tra cui spicca il giallo.

shutterstock_Panuwat

Gli appassionati di Wes Anderson ameranno l'atmosfera vintage del Teatro Alessandro Bonci di Cesena, e siamo certi che persino Margot Tenenbaum avrebbe amato questo posto. Infine, nell'immaginario andersoniano, non può mancare un faro, magari proprio quello di Fire Island a New York.

Ilaria Del Bono
Redattrice

Creativa eclettica con una profonda passione per la scrittura, la cultura pop degli anni ’90, il Giappone e il cinema. Copywriter da più di 10 anni, ha sempre lavorato nel mondo delle agenzie pubblicitarie, inventando slogan, naming e campagne pubblicitarie. In un’altra vita avrebbe voluto fare l’illustratrice, ma vista la sua scarsa dote artistica si limita a collezionare libri illustrati.

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