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Nel cuore dell’Istria croata, nascosta tra colline boscose e lontana dalle rotte del turismo di massa, sorge Hum, la città che da decenni si fregia di un primato singolare: essere la città più piccola del mondo. Con appena una ventina di abitanti, due strade principali, una piazzetta centrale e pochi edifici pubblici, Hum potrebbe sembrare poco più di un borgo rurale. Eppure, nonostante le sue minuscole dimensioni, questo villaggio fortificato ha conservato lo status di città nel senso giuridico e storico del termine, e custodisce una ricchezza culturale, architettonica e simbolica fuori dal comune.
Fondata probabilmente intorno all’XI secolo, Hum è una delle poche città medievali rimaste intatte fino a oggi. Circondata da mura ben conservate, si presenta come un nucleo compatto, con case in pietra, portali scolpiti, strade lastricate e un’atmosfera sospesa nel tempo. Passeggiare a Hum significa immergersi in un’epoca in cui la vita era lenta, comunitaria, scandita dai ritmi della terra e dalla coesione sociale.
Tra i luoghi più significativi da vedere a Hum, spicca la chiesa di San Girolamo, risalente al XII secolo, che conserva affreschi romanici di notevole valore. A pochi passi si trova il vecchio municipio, oggi punto d’incontro per gli abitanti e sede simbolica delle decisioni cittadine. Hum è anche l’ultima tappa della Strada dei Glagoliti, un percorso monumentale che celebra l’antico alfabeto slavo glagolitico, utilizzato in queste terre per secoli.
Questa cittadina è un piccolo scrigno della cultura croata e istriana, custode di una lingua, una scrittura e una memoria profondamente radicate.
Ma a rendere Hum davvero unica non è solo la sua architettura o il suo patrimonio culturale. È la sua organizzazione civica. Ogni due anni, gli abitanti maschi adulti della città si riuniscono per eleggere il sindaco, secondo un rituale che ha attraversato i secoli senza modificarsi: la votazione avviene a mano alzata, in pubblico, senza schede né urne.
Una democrazia primordiale, basata sulla fiducia e sulla conoscenza reciproca, che rafforza il senso di comunità. In un’epoca di politica digitale, algoritmi e campagne mediatiche, Hum ricorda che la gestione della cosa pubblica può ancora essere una faccenda semplice e diretta.
Nonostante le sue dimensioni ridottissime, Hum non è affatto isolata. Durante i mesi estivi, soprattutto tra maggio e settembre, il borgo accoglie un flusso discreto ma costante di visitatori, incuriositi dal titolo di “città più piccola del mondo” e attratti dalla sua atmosfera fuori dal tempo.
I turisti possono esplorare le mura, visitare il piccolo museo etnografico, assaggiare la famosa grappa alle erbe istriana prodotta localmente e acquistare oggetti di artigianato. Non mancano ristorantini e locande che offrono cucina tipica, spesso gestiti dalle stesse famiglie che abitano nel borgo da generazioni.
In un mondo che sembra correre verso l’accelerazione continua, Hum rappresenta l’eccezione: un luogo che ha scelto di non cambiare, che resiste alle pressioni del tempo e del mercato. È una città in miniatura che vive di relazioni umane, memoria storica e senso di appartenenza. Una realtà che dimostra come la grandezza non si misuri necessariamente in metri quadrati o in numero di abitanti, ma nella capacità di conservare la propria identità senza svendersi.
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