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Ecco il film con Johnny Depp perfetto per Natale, che quest'anno festeggia con 35 candeline.Edward mani di forbice è uno di quei film che tornano puntuali ogni Natale, nonostante non sia un classico natalizio tradizionale. La sua atmosfera fiabesca, il contrasto tra neve artificiale e luci suburbane, la colonna sonora incantata e il tema della diversità lo rendono una visione perfetta per le feste.
Un racconto romantico e malinconico che parla di solitudine, accoglienza e umanità, capace di emozionare spettatori di ogni età e di trasformare il Natale in un momento di autentica magia cinematografica. Inoltre, proprio questo dicembre, Edward mani di forbice diretto da Tim Burton e scritto dallo stesso insieme a Caroline Thompson, compie 35 anni dall’uscita in sala nel 1990. L’occasione perfetta dunque, per omaggiarlo al meglio gustandolo per la prima volta o riassaporandolo in tutta la sua essenza. Lo trovate su Disney+.
Si tratta di una fiaba moderna dal tono malinconico e visionario. La storia viene raccontata da una donna anziana alla nipote e ripercorre la vita di Edward, un ragazzo creato da un eccentrico inventore che muore prima di completarlo, lasciandogli delle forbici al posto delle mani. Solo e isolato in un castello, Edward viene scoperto da Peggy Boggs, una venditrice di cosmetici che decide di accoglierlo nella propria casa, introducendolo nella tranquilla ma conformista periferia americana.
Il talento di Edward nel creare sculture e acconciature lo rende inizialmente popolare, ma la diffidenza e l’ipocrisia del vicinato emergono presto. Edward si innamora di Kim, la figlia di Peggy, ma viene manipolato dal fidanzato di lei, Jim, che lo coinvolge in un furto e lo tradisce. Accusato ingiustamente e temuto per la sua diversità, Edward diventa il capro espiatorio della comunità. Rifugiatosi nel castello, compirà un ultimo gesto d’amore che rivelerà tutta la sua umanità, mettendo a nudo la crudeltà della folla.

Il personaggio di Edward Mani di Forbice affonda le sue radici nei disegni che Tim Burton realizzava da bambino, immagini che riflettevano la sua difficoltà nel relazionarsi e una profonda sensazione di solitudine. Burton concepì il film su misura per i suoi interpreti: l’inventore venne immaginato fin dall’inizio per Vincent Price, mentre il ruolo di Edward fu pensato sin dalle prime fasi per Johnny Depp.
Per interpretare Edward, Johnny Depp affrontò una trasformazione fisica radicale, arrivando a perdere quasi 12 chili. Deciso a calarsi totalmente nel personaggio, rifiutò qualsiasi sistema di refrigerazione, nonostante l’ingombrante costume in pelle che indossava costantemente sul set. Anche l’acconciatura contribuì all’autenticità della performance: i capelli erano quelli naturali dell’attore, modellati su un look ispirato a Robert Smith dei The Cure, senza l’uso di parrucche.
Nella scena in cui Peg osserva per la prima volta il castello di Edward dallo specchietto retrovisore, ciò che appare sullo schermo è in realtà un modellino realizzato dal reparto scenografico, posizionato su un semplice cavalletto.
La collina che ospita la dimora gotica trae invece ispirazione dal California Institute of the Arts, l’università frequentata da Tim Burton: il campus sorge su un’altura a Valencia e domina dall’alto una periferia ordinata e geometricamente definita, proprio come nel film.
Winona Ryder rinunciò a prendere parte a Il padrino – Parte III per accettare il ruolo in questo film, una scelta tutt’altro che scontata considerando il peso del progetto diretto da Francis Ford Coppola. Secondo diverse testimonianze, fu Johnny Depp a spingerla a seguire questa direzione, intuendo il valore artistico e la forza emotiva del personaggio.
Una decisione che si rivelò determinante per la carriera dell’attrice: il ruolo le permise di inserirsi perfettamente nell’universo poetico di Tim Burton e di lasciare un’impronta duratura nell’immaginario collettivo, ben più personale rispetto a una partecipazione in una saga già consolidata.
Johnny Depp ha raccontato di essere rimasto profondamente scosso alla prima lettura della sceneggiatura, al punto da commuoversi fino alle lacrime. Non si trattò di una reazione istintiva, ma del riconoscimento immediato di un personaggio fragile e silenzioso, costruito più sulle emozioni che sulle parole.
Quel coinvolgimento emotivo anticipava il tipo di interpretazione che avrebbe dato al film: intensa, trattenuta e profondamente empatica, capace di trasformare Edward in una figura universale, in cui il dolore dell’esclusione si fa racconto poetico.

Per anni è circolata la voce che Michael Jackson fosse interessato a interpretare Edward, anche se non è mai stato chiarito se abbia realmente contattato Tim Burton per ottenere il ruolo. Ciò che è certo, invece, è la forte fascinazione del cantante per il personaggio: Jackson volle assolutamente entrare in possesso delle iconiche mani di forbice utilizzate nel film, riuscendo ad acquistarle davvero. Dopo la sua scomparsa, quegli oggetti di scena originali sono stati successivamente rimessi all’asta, trasformandosi in autentici cimeli della storia del cinema.
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