Arte & Cultura
Intervista a Michele Bonelli
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Intervista a Michele Bonelli
Quella che stiamo per raccontarvi è una storia di cambiamenti, di rinascite e, forse, anche d’amore. È la storia di Michele Bonelli, ex pubblicitario milanese che, andato in pensione lo scorso anno, ha deciso di cambiare vita, lasciando tutto per trasferirsi in un posto nuovo. Diverso. Ci troviamo in Val d’Ossola, nella baita a 1300 metri d’altezza che oggi non è solo la sua casa, ma anche la libreria indipendente più alta d’Italia. Ma partiamo dall’inizio. Chi era Michele prima di questo cambiamento?
La sua storia è stata scritta a Milano, dove Michele ha avuto una lunga militanza nel mondo della pubblicità, ma non solo. Qui ha cambiato molti mestieri. “Quando ero molto giovane, facevo il montatore, parlo di quando ancora si usavano la taglierina, lo scotch e le forbici, di quando c’era la pellicola in 35 mm. E sempre in quel settore ho fatto prima il producer, poi il regista e poi il produttore”. Era un freelance, racconta, e lavorava con tante case di produzione diverse. “Alla fine della carriera sono passato dalla produzione della pubblicità, agli eventi per le aziende. È stato un periodo in cui ho fatto cose molto importanti”.
Ma ogni storia, ogni viaggio, si sa, attraversa anche momenti bui. A metà del 2005, infatti, tutto cambia. La crisi spazza via metà delle case di produzione, si porta via gran parte dei clienti e Michele si trova in grande difficoltà. Poi, all’improvviso, come spesso succede dopo i momenti di crisi, accade qualcosa che cambia la sua storia per sempre.“Dopo un periodo un po’ buio ho preso la decisione di iniziare a fare il libraio. Ho sempre avuto tantissimi libri e mi è sempre piaciuto leggere. Però, per il fatto che le case dove frequentemente mi spostavo erano sempre più piccole, avevo – come tantissime altre persone – il problema di dove mettere i libri”. E allora ha fatto un baule con dei volumi da cui non si sarebbe mai separato (che ancora oggi viaggiano con lui) e tutti gli altri, invece, ha iniziato a venderli su E-Bay, per vedere che cosa sarebbe successo. Non è successo altro che questo: i libri si vendevano, e se ne vendevano pure tanti. Ma poi? “Poi mi sono appassionato e ho cominciato ad ingrandirmi un po’. Ho preso un piccolo magazzino, ma anche quello si è riempito in maniera esponenziale, perché ho messo in giro la voce, e tutti quelli che avevano lo stesso problema delle librerie piccole, dei pochi spazi, mi affidavano la seconda vita della loro biblioteca. E allora ho preso un magazzino più grande e poi uno ancora più grande…”.
Tutto ciò accadeva ancora a Milano, prima che Michele decidesse di aprire il suo sito – tomidicarta.com – e di iniziare una nuova avventura: aprire la libreria indipendente più alta d’Italia. Un posto dove poter ricominciare, dove ritrovarsi. Così ha venduto la sua casa a Milano e ha comprato una baita in montagna, dove vive tutt’oggi e dove, finalmente, è felice. “Erano anni che cercavo una via di fuga”, dice, “ed ecco qui la mia storia”.
Ma cambiare è sempre spaventoso. “Io penso semplicemente che il cambiamento sia parte integrante della vita di ognuno. Non si vive se non si cambia”, dice Michele. E continua: “Noi cambiamo sempre. Addirittura le nostre cellule, anche quelle si rigenerano costantemente”. Perché cambiare è fisiologico, certo. Ma, quando si decide di farlo, spesso si devono superare degli ostacoli. Quello più impegnativo, per lui, è stato riuscire ad uscire dalla comfort zone. “La verità è che bisogna lasciarsi andare”, spiega, “bisogna essere coraggiosi, affidarsi alle proprie emozioni e sensazioni. Se uno si affida al cambiamento, il cambiamento avviene, e di solito avviene anche per il meglio. Basta spezzare i legami e le catene che ci tengono fermi”.
Ma quanto è stato difficile? “Chiaramente c'è tutta una serie di cose da tenere in considerazione, cose che possono essere complicate. Io però sono un organizzatore, se dicessi che è stato complicato mentirei”. E forse è proprio così, che una volta che si è presa la decisione giusta, tutto va avanti, tutto si muove, tutto scorre, come diceva Eraclito. Michele Bonelli ha trovato il posto che più lo affascinava, l’ha cercato all’altezza che più lo affascinava - i 1300 metri che “ad oggi, nel 2024, sono come 900 metri di qualche anno fa”, a causa delle condizioni climatiche diverse - e tutto è venuto da sé, come fosse stato già scritto da qualche parte.
Certe storie sembrano davvero uscite dalle pagine di un romanzo. E in generale Michele crede che proprio la letteratura abbia influito sul suo modo di vivere: “Sicuramente noi siamo anche i libri che leggiamo”, dice. Secondo lui i libri sono dei semini che mettiamo dentro di noi e che piano piano germogliano, a volte anche senza che ce ne accorgiamo. "Però no", sottolinea, non c’è un libro che davvero gli abbia cambiato la vita. "Leggo in maniera settoriale”, ci racconta. Da giovane, infatti, ha letto tutta la letteratura americana degli anni Quaranta, poi c’è stato il periodo dei sudamericani, poi quello dei saggi di psicologia, eccetera. Oggi, ad esempio, legge tantissimi libri sulla natura, sui funghi, sulle foreste. Forse ci sono interessi che variano a seconda dei periodi della vita. “È cambiamento anche questo, no?”.
Parlando di libri, Michele oggi è quindi soprattutto un libraio. Un libraio particolare, perché vive nel bel mezzo del nulla, in un alpeggio. “Quassù non passa tantissima gente, soprattutto d'inverno”, racconta, ma spiega anche che adesso, con tutta questa esposizione mediatica (e che non era ricercata), si vedono più persone di prima. Quasi tutti i giorni ci sono dei curiosi che lo vanno a trovare. “È bello”, dice. Quindi, poche persone e una sola regola: Michele vende solo libri che leggerebbe. “Questo non significa che io li abbia letti tutti”, puntualizza, “non sarebbe possibile; ma il criterio di scelta è questo, sia nell’online che negli scaffali: i volumi che ho devono trattare argomenti che mi interessino e, soprattutto, devono essere di editori indipendenti: niente best seller, né classifiche”. E per quanto riguarda il rapporto con le case editrici, sicuramente ha editori ai quali è molto legato. Spesso, infatti, si rifornisce direttamente da loro. Questo gli consente di accorciare i tempi di consegna, senza passare per il distributore.
“La cosa interessante”, prosegue, “e a tratti incredibile, è che io dal mio alpeggio spedisco libri in tutto il mondo. Questo è il buono della tecnologia, che ci ha insegnato che oggi si può fare praticamente tutto da casa”. E infatti, rispetto a quando si trovava a Milano, Michele non trova differenze tra quando lavorava a Milano e adesso che è lì. “L’unica differenza, forse, è che qui il corriere non può arrivare sotto casa e quindi per spedire devo arrivare al paese, che però dista solo cinque minuti di auto. Ma non mi pesa affatto, anzi, ne approfitto per fare una bella passeggiata. C’è tutta una nuova socialità che è nata dallo stare qui. I miei figli e i miei amici mi vengono a trovare e io una volta a settimana scendo ancora a Milano, perché faccio delle attività di volontariato che non vorrei perdere”.
“Sicuramente da quando sono qui, sostiene Michele, sono molto più felice e molto più sereno di quando vivevo a Milano. Questo perché ho fatto ciò che volevo, ho inseguito un sogno e questo già di per sé rientra in un’idea di serenità, per me”. E, per quanto riguarda i nuovi progetti per il futuro ci racconta che sì, certo, ha degli obiettivi. “Non parlo di obiettivi economici o di fatturato, su quel lato lì vado come viene. Ma di sviluppare molto di più la parte comunicativa del mio lavoro, quella degli eventi come incontri e presentazioni. Sono già venute a trovarmi tutte le maestre della valle, per fare gite con i bambini, questa è una cosa che mi piace e che mi renderà ancora più orgoglioso, perché si creerà un vero e proprio presidio culturale”. Ha anche in programma di aprire un piccolo bed and breakfast, per aumentare ancora di più l’ospitalità e gli incontri.