La facciata dell'ex orfanotrofio della Marcigliana

L'ex Manicomio della Marcigliana e i suoi misteri

Un giro in uno dei luoghi più inquietanti di Roma
A cura di Alessia Marzano
Articolo pubblicato il:
24 Gennaio 2024

Siamo a Roma, e più precisamente a Nord-Est, nei pressi della Riserva Naturale della Marcigliana, una distesa di 4.000 ettari di terreno. È proprio qui che sorge uno dei luoghi più inquietanti della città: l’ex Manicomio della Marcigliana. Di questo edificio abbandonato si è parlato molto ma forse comunque non abbastanza, e sul suo conto ci sono ancora oggi tantissime leggende.  

La storia 

Una costruzione dal sapore spettrale ormai in rovina, e i resti di quello che, un tempo, è stato un luogo tremendo che ha vissuto più vite. Costruito probabilmente negli anni Trenta dal Senatore Carlo Scotti, venne poi inaugurato da Benito Mussolini in persona nel 1934. In occasione del Giubileo del Duemila si pensò di rimetterlo a nuovo: l’idea era quello di trasformarlo in un ostello per i giovani, ma il progetto non vide mai la luce. All’inizio lo scopo dell’enorme palazzo era quello di orfanotrofio: aveva infatti il compito di accogliere bambine orfane. Finita la guerra, però, e caduto il Regime Fascista, divenne un ospedale geriatrico, che fu chiuso definitivamente alla fine degli anni Settanta. 

Ma perché è chiamato “manicomio” se, in effetti, non fu mai adibito a ospedale psichiatrico?

Sappiamo che, comunemente, ci si riferisce a questo posto come “ex manicomio”, anche se, in effetti, il luogo non prese mai propriamente questa forma. La storia è molto semplice e ha a che fare in qualche modo con il cinema. Nel 1977, infatti, l’edificio comparve nel film La banda del gobbo: il regista, Umberto Lenzi, lo scelse per ambientarvi alcune scene di internamento, rinominandolo “Ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà”.

L’ex Manicomio della Marcigliana, oggi

Nel tempo, questa credenza ha reso il luogo ancora più spaventoso e inquietante e, forse proprio per questo, con gli anni è diventato teatro di cacciatori di spettri, tossicodipendenti e sette sataniche.

Ma all'inizio era davvero così? Nel 2007, il mensile La voce del Municipio rese pubblica un'intervista a una signora che, da bambina, aveva vissuto nell'orfanotrofio. Laddove tutti ci saremmo aspettati parole angosciose e sconfortanti, dall'intervista venne invece fuori l'esatto contrario: la donna lo descrisse, infatti, come un luogo meraviglioso, con un ampio salone e pieno di luce.

Oggi, però, quel posto così descritto è invece un luogo spettrale e degradato, suddiviso in cinque piani con enormi spazi ridotti in macerie: un labirinto di scritte sui muri, disegni strani e fantasie contorte.

All’ultimo piano, dopo tante macerie, delle scale portano al terrazzo. E finalmente la luce entra e l’incubo sembra finire.

Alessia Marzano
Redattrice

Nata e cresciuta tra il sole e il mare di Napoli, da anni vive a Roma. Laureata in lettere e in editoria e scrittura, lavora come content creator e, se ha tempo, insomma, pubblica anche qualche libro. Su un'isola deserta porterebbe soltanto una valigia piena di libri e un disco di Lucio Dalla, e non si sentirebbe mai  sola!
Ma alle isole deserte preferisce i luoghi tutti da scoprire e pieni di vita, dove incontrare persone nuove e fare esperienze uniche e indimenticabili. La sua più grande passione è la scrittura… ma anche le serate in compagnia degli amici, i cinema all'aperto e i viaggi intorno al mondo non sono per niente male!

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